Airbnb, boom di prenotazioni in Ucraina: nessun turista ma donazioni per chi resta sotto le bombe

A pochi oggi verrebbe in mente di fare i turisti in Ucraina. Eppure migliaia di persone stanno prenotando soggiorni su Airbnb nelle città bombardate dai russi. Non è una missione suicida, ma l’idea nobile e contagiosa di un certo @quentin.quarantino, lanciata il 2 marzo su Twitter e poi dilagata sulla nota piattaforma di stanze e appartamenti in affitto. Nessuno in realtà vuole andare nel paese dove infuria la guerra. È semplicemente un modo pratico e veloce per donare soldi ai cittadini ucraini. E funziona: nel giro di un paio di notti, racconta un portavoce di Airbnb, sono stati versati nei conti correnti degli host locali più di due milioni di dollari. Le risposte di chi riceve il denaro sono toccanti – oltre ad essere un’iniezione di fiducia sulle possibilità di internet e dei social media. Iryna, una ragazza di Kiev, il cui appartamento è stato prenotato l’8 e il 9 marzo, scrive: “Cara Dana (una signora inglese) ti ringrazio moltissimo per contribuire alla libertà dell’Ucraina. Usiamo le donazioni per chi ha bisogno di aiuto in questi tempi difficili – gli anziani, le donne, i bambini, le persone rimaste a Kiev, a cui occorrono cibo, vestiti, medicine, e così via”. Volodymyr Bodarenko, un altro ragazzo di Kiev, si è commosso quando dall’altra parte del mondo decine di persone gli hanno prenotato la casa. “Dieci in un giorno: una sorpresa e un grande aiuto. Metterò a disposizione quei soldi per la nostra gente”. Ekaterina Mariusheva si dice davvero grata alla comunità Airbnb: “E’ un sostegno enorme perché non abbiamo più reddito e non possiamo chiedere soldi al governo. Tutte le risorse sono per la guerra e per la vittoria”.

Airbnb fa sapere che nelle 48 ore tra il 2 e il 3 marzo più della metà delle prenotazioni sono arrivate dagli Stati Uniti, ottomila dall’Inghilterra e 3mila dal Canada. La società dice anche di aver allestito una rete per aiutare direttamente i rifugiati, sarebbero pronti già centomila alloggi per chi fugge dall’Ucraina nei paesi confinanti. In una serie di tweet, Brian Chesky, ceo di Airbnb, ha spronato chi lo segue a partecipare all’iniziativa: “Vogliamo che più persone offrano la loro casa in paesi vicini, come Polonia, Germania, Ungheria e Romania. Se puoi ospitare un rifugiato, vai su questo link: airbnb.org/get-involved”. Detto questo, Chesky tiene poi a sottolineare che l’idea delle donazioni in Ucraina è partita in modo autonomo dagli utenti di Airbnb.

Senza dubbio una bella prova di partecipazione e generosità. Ma c’è anche chi mette in guardia da possibili truffe. È soprattutto nell’impeto del gesto altruista che bisogna tenere gli occhi aperti, avverte Simon Calder, esperto di accoglienza e blogger di viaggi con un largo seguito. Attenzione, scrive su Twitter, “se fossi un truffatore, creerei profili di case falsi su Airbnb a Kiev e Odessa il più velocemente possibile per incassare dalle vostre nobili intenzioni”.

Anche se per ora è tutto un fiorire di messaggi di trasporto emozionato. Ecco l’ultimo, di una famiglia che ha messo su Airbnb il proprio appartamento di Kharkiv, forse la città più bombardata dalla guerra: “Siamo nel nostro seminterrato e internet non funziona bene, ma siamo riconoscenti per le vostre parole e il vostro sostegno. Quando tutto sarà finito, scrivetemi e vi accoglieremo nel miglior modo possibile a Kharkiv!”.