F1, Kubica si racconta: “Correre a Zandvoort come una medicina. La Sprint Qualifying non mi piace”

Il pilota polacco dell’Alfa Romeo, intervenuto in diretta su Twitch, ha parlato di diversi aspetti della sua carriera da pilota.

Robert Kubica, pilota polacco dell’Alfa Romeo, ha parlato in diretta su Twitch , ospite di About Motorsport in compagnia di Matteo Bobbi, Roberto Chinchero e Mario Miyakawa. Questi i passaggi più importanti.

Quando hai cominciato a correre? Qual è l’età giusta per farlo? “Non c’è un’età giusta per iniziare a correre, chiaramente prima si comincia e meglio è, più tempo hai per migliorare”.

Come ti hanno avvisato che avresti corso a Zandvoort? “Era sabato mattina, stavo dormendo, e mi squilla il telefono. Era un periodo in cui usavo i tappi per dormire per abituarmi alla gara di Le Mans, pensavo fosse un telefono della camera accanto. Ho visto il cellulare e avevo due chiamate perse di Frederic (Vasseur, ndr). Ero arrivato tardi a Zandvoort, dopo un evento in Polonia, e ho pensato subito ‘mi avranno chiamato per dirmi che sono positivo’. Senza richiamare controllo il risultato del tampone, e vedo che è negativo. In quel momento capisco che avrei dovuto correre, su una pista che non conoscevo, con una macchina su cui non salivo da un paio di mesi e con cui non avevo un gran feeling. Ma è stata una bella esperienza, quasi come una medicina”.

Sulla Sprint Qualifying: “Se devo essere onesto, da tifoso dico che ci può stare, perché tanta gente vuole vedere azione, soprattutto alla partenza. Ma la F1 va oltre a un sorpasso finto con DRS: tante volte neanche si tenta più il sorpasso, tanto in rettilineo con il DRS si supera facile. Per questo da pilota, invece, dico che non mi piace, perché toglie una parte di F1 che va oltre la guida: lavorare alla ricerca della perfezione del setup, del bilanciamento, anche con possibilità di azzardare”.

L'articolo F1, Kubica si racconta: “Correre a Zandvoort come una medicina. La Sprint Qualifying non mi piace” proviene da .