Infortuni sul lavoro, è allarme a Belluno: in otto mesi cresciuti del 34 per cento

Risale pericolosamente la curva degli incidenti sul lavoro. Anche nel Bellunese, dove nei primi otto mesi del 2022 ci sono già stati 2.304 infortuni denunciati. Nello stesso periodo dell’anno scorso erano stati 1.711, con un aumento dunque del 34,7%. Sono aumentati anche gli incidenti mortali, da 3 a 5. E le malattie professionali denunciate, passate dalle 72 del 2021 (sempre periodo gennaio - agosto) alle 82 del 2022 (+13,9%).

Numeri freddi, statistiche, dietro cui si celano però storie dolorose e, spesso, famiglie devastate. «Si sta aggravando quella che era già un’emergenza», racconta Aldo Tollot, presidente dell’associazione nazionale Lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil).

LA GIORNATA NAZIONALE

Ieri in tutta Italia si celebrava la 72esima Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. A Belluno c’è stata una messa al Duomo, seguita dalla deposizione di una corona di alloro al monumento in piazzale Cesare Battisti, alla presenza di alcune autorità civili e rappresentanti di Ulss e Inail.

«Già lo scorso anno guardavamo con preoccupazione la risalita della curva dopo la pandemia, ma mai avremmo pensato di trovarci a contare così tante vittime», continua Tollot. «A livello nazionale nei primi otto mesi del 2022 le denunce di infortuni sul lavoro sono aumentate del 41,1% rispetto allo stesso periodo del 2021. Anche nel Bellunese la situazione desta preoccupazione».

I NUMERI

Guardando ai dati Veneti, è Treviso la provincia dove si registrano più infortuni sul lavoro: sono stati 11.286 nei primi otto mesi dell’anno, l’anno scorso erano stati 8.160 (+38,3%). Seguono Vicenza (11.144 infortuni, +34,9% sul 2021), Verona (10.782, +20,3%), Venezia (10.715, +47,8%), Padova (9.614, +21,7%), Belluno e Rovigo (2.012, +28,6%). A livello regionale gli infortuni finora denunciati sono 57.857, quasi un terzo in più rispetto al 2021.

Crescono anche gli incidenti mortali: 65 quelli registrati nel 2022, due in più dell’anno scorso. 15 a Verona, 13 a Vicenza, 12 a Venezia, 9 a Padova, 6 a Rovigo, 5 a Treviso e Belluno.

L’ASSOCIAZIONE

L’Anmil da oltre 70 anni è al fianco delle vittime del lavoro e delle loro famiglie, e ribadisce l’urgenza di interventi decisivi per non dover piangere ogni anno centinaia di morti sul lavoro. «Ci rivolgiamo al Parlamento che sta per insediarsi e al nuovo governo; la sicurezza dei nostri lavoratori deve tornare ad essere una priorità per il Paese», continua Tollot.

Si deve partire dalla prevenzione, dall’utilizzo dei dispositivi di protezione sempre, ma anche su questo c’è da lavorare: «Bisognerebbe migliorare i Dpi, che a volte sono poco funzionali, pesanti, ingombranti. Perché non sfruttiamo le nuove tecnologie per rendere i lavoratori sicuri, ma permettere al contempo loro di muoversi agilmente?», si chiede Tollot. «Le aziende bellunesi, va detto, sono tra le più accorte per quanto riguarda la sicurezza. Ma credo che il problema sia legislativo. In questo Paese abbiamo leggi che, troppe volte, puniscono solo con una multa il datore di lavoro che non rispetta le norme sulla sicurezza. Invece bisognerebbe entrare più nel penale. Chi sbaglia, deve pagare».

Accanto al tema della prevenzione c’è quello del supporto alle famiglie delle vittime, che vano aiutate in maniera più efficace prevedendo forme di supporto e assistenza.

Numerosi sono i servizi che l’Anmil mette a disposizione dei suoi soci (300 mila in tutta Italia), tutti tesi ad aiutare le vittime del lavoro e le loro famiglie dopo un incidente.