De Paoli, la futura prof che salta in alto.  «Sogno il tricolore e voglio gli Europei»

Salti tricolori. Salti verso il tricolore. Salti verso il futuro. Si è conclusa a Modena, lo scorso fine settimana, la stagione 2024 di Camilla De Paoli: 19 anni il prossimo 12 novembre, due maglie azzurre in carriera (una agli Europei under 18 di Gerusalemme 2002), quattro argenti in carriera ai campionati italiani, studentessa al liceo classico (si è diplomata lo scorso giugno), la ragazza feltrina è una delle ragazze di maggior interesse del salto in alto italiano.

[[ge:gnn:corrierealpi:14662723]]

È andata in archivio, la stagione 2024, con un titolo italiano, quello per club: Camilla, infatti, ha conquistato il campionato italiano di società assoluto con l’Atletica Brescia 1950, la società nella quale milita dall’inizio dell’anno, dopo essere cresciuta nell’Ana Atletica Feltre, sotto la guida di Valerio Stach. Per le “Leonesse” bresciane, che hanno vinto il titolo per la sesta volta consecutiva, lo scudetto 2024 ha un significato molto particolare: è il primo, infatti, senza lo storico direttore tecnico Stefano Martinelli, anima del club, scomparso nei mesi scorsi. Camilla chiude così in bellezza un’annata che non era cominciata bene. Ed è pure un ottimo viatico per il 2025, anno di grandi cambiamenti.

Camilla, cominciamo dal Tricolore di società.

«È stato veramente bellissimo: bellissimo aver contribuito il titolo, bellissimo rendersi conto di essere all’interno della società più forte d’Italia. Meno splendida la mia gara: ho saltato 1.74, facendo tanti errori. Con meno sbagli e la stessa misura avrei potuto arrivare terza. Diciamo che è stata una gara non brillantissima, come del resto un po’ tutta la stagione».

Un 2024 partito con un infortunio.

«La prima gara indoor mi sono infortunata durante la rincorsa e ho dovuto saltare i campionati italiani. Quando è iniziata la stagione outdoor ho fatto fatica, soprattutto dal punto di vista mentale: avevo paura di farmi male, avevo anche paura di saltare. Per questo, ho iniziato un percorso con una mental coach, un sostegno che si è rivelato e si sta rivelando fondamentale, per diversi aspetti. L’obiettivo della stagione era realizzare il minimo per i Mondiali Juniores, obiettivo che però ho solo sfiorato. A Pordenone, il 21 luglio ho realizzato il personal best, superando l’asticella a 1.78, ma la misura minima per andare a Lima era 1,82. In quell’occasione, però, mi sono resa conto di stare bene e avevo grandi aspettative per il campionato italiano di Rieti di fine mese: peccato però che un virus intestinale mi abbia messo ko».

A Rieti sei salita comunque sul podio, conquistando l’argento con 1,74. Un argento che si somma all’argento outdoor Allieve del 2022 e ad altri due argenti indoor, quello da Allieva nel 2022 e quella da Junior nel 2023.

«Il mio grande sogno è diventare campionessa italiana».

È l’obiettivo del 2025?

«L’auspicio per il prossimo anno è quello di migliorare i risultati perché ho lavorato e sto lavorando tanto sia dal punto di vista tecnico che da quello mentale. Tra gli obiettivi che si potrebbero mettere nel mirino c’è anche la maglia azzurra per gli Europei. Di sicuro, il 2025 sarà un anno di cambiamenti: mi trasferirò a Padova per l’università, avrò un nuovo tecnico (anche se Stach darà sempre il proprio contributo, ndr), cambierò categoria, passando da Junior a Promesse».

Libri e pedane, convivenza possibile?

«Sì, anche se portare avanti in parallelo i due ambiti non è semplicissimo: costa fatica, ci vuole organizzazione. Io ho sempre dato priorità alla scuola. E ho sempre voluto fare l’insegnante: per questo ora ho scelto Lettere Moderne».

Guardando in prospettiva, il tuo futuro professionale lo vedi in pista o … in cattedra?

«Come ho detto, ho sempre voluto fare l’insegnante. Però, al fatto che l’atletica possa diventare un lavoro ci penso. Per il futuro immediato, credo che combinare sport e studio sia una cosa fattibile, ma anche utile per trovare equilibrio».

Ultima domanda. Perché hai scelto il salto in alto?

«Non lo so. So solo che quando ho iniziato, ho detto: “Vengo ad atletica solo se mi fate fare salto in alto”. Il salto in alto mi piace perché è una disciplina molto tecnica e per la quale è imprescindibile l’aspetto mentale. Ci vuole determinazione, concentrazione, preparazione. Come nello studio. Come nella vita».