La forza di Barbara, paziente speciale
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Sindrome di down, cardiopatica e dializzata: è riuscita a sconfiggere il Covid dopo quasi un mese di ospedale
MANTOVA. «Un miracolo i cui artefici sono medici e infermieri del Poma». In settimane segnate da tragici conteggi di nuovi contagi e decessi, le storie positive sono una preziosa boccata d'ossigeno. Per questo motivo Stefania Vighi, autista Apam di Cimbriolo, frazione divisa tra Marcaria e Castellucchio, ha voluto raccontare la storia della sorella Barbara, 52 anni a gennaio, dimessa il 2 dicembre dal Poma dopo tre settimane di lotta contro il Covid.
Barbara, nata con la sindrome di Down, è cardiopatica e da anni viene sottoposta a dialisi per problemi ai reni. «Nella vita è stata protagonista di tre miracoli, come li chiamo io – racconta Stefania – il primo è stato quando da ragazza venne sottoposta a Bergamo ad un intervento al cuore. Nel 2013, poche settimane dopo la scomparsa di nostra madre, fu colpita da nefropatia. I suoi reni non funzionavano più, ma i dottori della Nefrologia del Poma furono fantastici. Il terzo lo abbiamo vissuto in queste settimane».
Il 9 novembre Barbara si sveglia con la febbre alta. Ricovero immediato al Poma. Il tampone è positivo. Il giorno dopo le viene diagnosticata la polmonite bilaterale. Iniziano le terapie di cortisone ed eparina, con il ricovero in terapia sub intensiva. Barbara non deve essere intubata, ma ha bisogno di ossigeno. Dopo alcuni giorni il via alla somministrazione del plasma iperimmune. Il quadro migliora giorno dopo giorno, fino al tampone negativo e all'uscita dall'ospedale il 2 dicembre.
«I medici sono stati bravissimi e tempestivi. Non hanno sottovalutato la situazione. Non posso che togliermi il cappello di fronte alla sanità pubblica. Tutta la mia gratitudine va all'equipe di medici, infermieri e operatori che hanno mostrato grande professionalità e umanità». Anche quest'ultimo è un aspetto che Stefania vuole sottolineare. «Mia sorella non è in grado di gestire uno smartphone. Così il personale l'ha aiutata nelle videochiamate, ed è grazie a queste che ci tenevamo in contatto. Le hanno dato fogli da colorare, hanno fatto selfie insieme a lei, le hanno portato qualche cioccolatino. Sono stati davvero carini, l'hanno coccolata. Un sostegno umano davvero importante per mia sorella. All'uscita le infermiere erano in lacrime, si sono commosse». Le settimane di Barbara al Poma, però, sono state tutt'altro che facili.
«Viste le patologie di mia sorella, i medici sono sempre stati cauti, sottolineando che la situazione era critica, anche se stabile. Sono stati giorni tosti. Nessuno, però, a partire da Barbara, ha mai mollato. Con il passare dei giorni hanno iniziato a diminuire la somministrazione di cortisone e ossigeno. Poi finalmente è uscita, anche se adesso è ovviamente un po' debilitata». La forza d'animo di Barbara è stato un altro fattore chiave nella guarigione. «È il nostro angelo senza ali sulla terra. Sempre ottimista, positiva, una forza della natura. Quando era ricoverata era lei a chiedere nelle videochiamate come stavamo noi. Sa farsi amare da tutti. Non si è mai lamentata ed è uscita dall'ospedale con il sorriso».
Barbara, che non ha più i genitori, è ospite in una struttura protetta di San Giorgio. E ha un sogno che vorrebbe realizzare. «Adora Gerry Scotti, è il suo personaggio tv preferito. Avevo pensato di provare a contattarlo, poi ho saputo che anche lui è stato colpito dal Covid. In futuro chissà. Ho voluto raccontare questa storia per ricordare che deve esserci sempre speranza...».