La Russia verso il default, cadono le Borse mondiali
Il Cremlino ripaga i bond in rubli dopo il nuovo giro di vite di Washington pesanti i mercati. La Casa Bianca: “Putin ha buttato decenni di sviluppo”
WASHINGTON -TORINO. Lo spettro del default russo si abbatte sui mercati finanziari. E il cortocircuito è servito. Borsa Italiana ha ceduto sul terreno oltre il 2%, sull’onda negativa che ha influenzato tutte le piazze di contrattazione a livello globale. A preoccupare sono i pagamenti delle cedole dei bond russi in circolazione denominati in dollari. Alcuni sono stati già ripagati in rubli, elemento che porterà le società di rating a dichiarare il fallimento selettivo una volta terminato il periodo di grazia, che vale trenta giorni. Poi, il destino dell’economia russa sarà solo nelle mani di Vladimir Putin.
Due sono i fattori che stanno deprimendo l’umore dei mercati. Da un lato, perché non sono chiare le tempistiche. Dall’altro, perché elevate possono essere le esternalità negative del nuovo giro di vite finanziario contro Mosca da parte del Tesoro statunitense. Che ha vietato l’utilizzo dei conti correnti in valuta estera che la Banca di Russia e le altre entità della Federazione hanno presso le banche statunitensi. Nessuno tipo di transazione può essere dunque trasmessa a una controparte in una valuta differente dal rublo. Non in dollari, non in euro. Ne deriva che le prossime cedole relative ai bond sovrani della Federazione, specie quelli denominati in valuta estera, saranno oggetto di una violazione del contratto iniziale.
Il fallimento selettivo non è quindi più uno scenario così remoto. Specie a fronte di un’inflazione che cresce del 2% di settimana in settimana, come spiegato da Brian Deese, capo del National economic council statunitense. Il portavoce del governo di Mosca, Dmitry Peskov, ha tentato – invano – di rassicurare i mercati sostenendo che la Russia dispone di «tutte le risorse necessarie per ripagare il proprio debito». Il quale ribadisce la linea tracciata da giorni dal Cremlino: «Come è noto una gran parte delle riserve sono state bloccate all’estero, quindi, se il blocco continua e le operazioni effettuate con valuta congelata vengono bloccate, le cedole potrebbero essere pagate in rubli». Una cedola da 594,82 milioni di euro di un eurobond in scadenza questo mese (e una seconda con maturità nel 2024) è infatti stata pagata da Mosca nella divisa nazionale. Secondo Ice Data Services, la probabilità di default della Russia entro un anno è schizzata al 99 per cento. I Credit default swap (Cds), ovvero i derivati che fungono da assicurazione contro il fallimento di un soggetto su base annua, costano 7,3 milioni di dollari di commissione iniziale, a cui si aggiungono 100 mila dollari all’anno. Tradotto: il crac è sempre più prossimo.
Sul versante statunitense, la risposta continua a essere netta e decisa. Come spiegano alti funzionari dell’amministrazione di Joe Biden, «il Pil russo potrebbe contrarsi con percentuali a doppia cifra». Nello specifico, spiegano i funzionari della Casa Bianca, è possibile che Mosca «torni ai livelli del 1998», quando la Federazione Russa dovette dichiarare default. «Saranno cancellati 15 anni di sviluppo economico», ha poi aggiunto Biden. Ne deriva che Mosca uscirà dal G20. Ancora più significativa è l’attitudine che circola a Washington: «Putin sta rendendo impossibile ai russi di viaggiare». In altre parole, la corsa verso un ritorno – almeno a livello economico – all’Unione Sovietica sta procedendo con grande lena. Infine, l’attacco non meno marginale sotto il fronte della dialettica diplomatica. «Non è possibile revocare la partecipazione della Russia nel Fondo monetario internazionale (Fmi)», ha detto Janet Yellen, segretario del Tesoro statunitense. Ma potrà esserci un’estromissione de facto attraverso l’interruzione dei rapporti tra Washington e Mosca.
La prossima girandola sanzionatoria potrebbe essere decisiva. E gli analisti ne sono consapevoli. «È difficile per la Russia evitare un default sovrano», osserva Timothy Ash, analista di Blue Bay. Sebbene Washington, e Bruxelles, stiano ricordando che l’esposizione è limitata, un impatto di rilievo potrebbe esserci, specie per Mosca. «Gli investitori non sono stati pagati. E lo ricorderanno», spiega Ash. «Avrà conseguenze devastanti a lungo termine», dice. Non si possono escludere ripercussioni anche per i due lati dell’Atlantico. Per ora non si parla di recessione, data la caratura del rimbalzo economico del 2021, ma molto dipenderà dalle tempistiche delle ostilità in Ucraina.