Pordenone consegna i premi San Marco: dall’omaggio a Battiston alla dedica di Fanzetti per i colleghi ristoratori
Emozionato anche Eugenio Sartori, direttore dei Vivai cooperativi Rauscedo. «Cittadini che fanno grande il territorio»
PORDENONE. Nel 50º anno dalla sua istituzione (1972) il premio San Marco è diventato un tributo agli uomini che incarnano i valori di una comunità, uomini che con il loro lavoro, il sacrificio e la caparbietà, hanno fatto crescere il territorio. Così è stato per il compianto Renato Battiston, mancato a gennaio, fondatore degli Amici del cuore, così per il ristoratore Ermenegildo Fanzetti, meglio noto come Gildo, a Porcia, così per Eugenio Sartori che, pur essendo di Preganziol, è diventato l’anima dei Vivai cooperativi di Rauscedo, portando le barbatelle di San Giorgio della Richinvelda nel mondo.
La sala consigliare del municipio, lunedì 25 aprile, era quanto mai gremita, al punto che i consiglieri regionali si sono accontentati di stare in piedi, sulla porta. Tante persone e una sincera commozione hanno accompagnato la cerimonia. «Siamo onorati di tornare in un luogo simbolo dell’unità cittadina. Quest’anno la consegna coincide con una situazione internazionale difficile», ha aperto il presidente della ProPordenone, Giuseppe Pedicini, che ha espresso solidarietà al popolo ucraino.
Il primo a essere premiato è stato Renato Battiston «uno degli uomini più generosi e silenziosi che ci siano stati, che ha sempre lavorato perché le persone non andassero in ospedale», ha detto il sindaco Alessandro Ciriani. I figli Livio e Stefania Battiston, visibilmente commossi, hanno condiviso il premio con i volontari e i medici (Daniela Pavan e Gian Luigi Nicolosi) che hanno accompagnato il sodalizio nel tempo. «Manterremo viva l’associazione con l’impegno di tutti», ha garantito Stefania, mentre Livio ha ringraziato la Pro, che ha concesso un premio alla memoria, «per aver saputo andare oltre gli schemi. Nostro padre era un pordenonese doc, avrebbe gradito molto questo riconoscimento».
Poi è stata la volta di Gildo «che è stato ambasciatore della pordenonesità attraverso la cucina, in tempi in cui non c’era l’attenzione che c’è oggi per quest’ambito» ha detto Ciriani. L’ex ristoratore ha voluto condividere il San Marco «con i colleghi che in questi due anni hanno sofferto a causa della pandemia: spero possano risollevarsi» e con la moglie Anna Maria, mancata anni fa ma sempre presente. Emozionato anche Eugenio Sartori, direttore dei Vivai cooperativi di Rauscedo da 35 anni. «Un premio inaspettato – ha detto – che mi onora. Ho portato la barbatella nel mondo e questo credo riempia orgoglio tutta la comunità. Ho fatto del mio meglio, trascurando anche la famiglia, ma mi è parso giusto così».
Tre uomini scelti anche come esempio per le nuove generazioni da un premio nato mezzo secolo fa, e che affonda i suoi valori nella comunità, in un tempo dove pure l’individualismo tende ad avere il sopravvento. «La mia fiducia nella comunità è totale – ha aggiunto Pedicini –, siamo parte di un’Italia diversa e migliore. Quando è nato il San Marco la provincia aveva solo quattro anni, ma furono lungimiranti gli amministratori di allora – ha aggiunto ringraziando Alvaro Cardin, in sala – a creare un premio che con visione inclusiva guardasse alla Destra Tagliamento e che oggi conferma il ruolo di Pordenone capoluogo».
Il sindaco è tornato sul tema della comunità e sulla sua ricchezza più grande, il capitale umano. «Quali sono gli elementi distintivi della nostra comunità? Sono i cittadini che fanno grande un territorio – ha sottolineato – e sono stati i grandi imprenditori e uomini a trasformare questo territorio in uno dei migliori in Italia. I risultati di oggi non nascono dal fato o dal destino, ma da qualcuno che ha voluto tutto questo e da chi continua, in ciascun campo, a far crescere quell’eredità. Questo è un territorio che, se consideriamo le imprese insediate in un raggio di 50 chilometri, ha costruito il mondo».