Via da Mosca 24 diplomatici italiani: “Risposta alle azioni ostili”
Rappresaglia russa dopo la cacciata dei suoi funzionari. Draghi: «Non interrompere i rapporti diplomatici»
Diplomatici europei espulsi in massa dalla Russia: 24 italiani, 34 francesi e 27 spagnoli. La giornata della ritorsione si è aperta a Mosca con la convocazione degli ambasciatori di Italia, Francia e Spagna – Giorgio Starace, Pierre Levy e Marcos Gomez Martinez – a cui è stata comunicata la decisione del Cremlino di dichiarare «persone non grate» i diplomatici contenuti nelle rispettive liste. Entro due settimane da ieri, data della consegna ufficiale della comunicazione, i diplomatici saranno costretti a lasciare la Russia. La decisione è stata definita dal ministero degli esteri russo «una risposta» alle espulsioni «ostili» di diplomatici russi avvenuta dopo le prime notizie sui massacri di Bucha, ma le rappresentanze europee contestano che abbia basi legali.
A rigore infatti, le espulsioni di russi dall’Europa, oltre a essere state concepite all’interno di una cornice comunitaria (non cioè per iniziative dei singoli Paesi), hanno colpito personale che aveva sì passaporto diplomatico, ma che non risultava svolgere funzione diplomatica, bensì di agenti e informatori. In pratica, sono state espulse persone che erano considerate delle spie e questo – in base alla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche – è perfettamente legale. Diverso il caso del personale diplomatico europeo, espulso in quanto diplomatico. E questo, invece, la Convenzione di Vienna non lo prevede.
Al netto delle technicalities, comunque, la decisione è chiaramente politica, come si deduce anche dalle scadenze: i russi hanno cominciato seguendo la lista dei loro espulsi e, Paese dopo Paese, rispondono a ciascuno. Ricordiamo che ad aprile la Francia aveva espulso 35 rappresentanti russi, l’Italia 30 e la Germania 40. Altrettanti tedeschi sono già stati mandati via da Mosca, martedì scorso è stata la volta della Finlandia, con due espulsioni, e nelle settimane precedenti Belgio e Paesi Bassi hanno perso rispettivamente 12 e 15 membri delle loro missioni diplomatiche in Russia. Dopo quelle di ieri, sarà il turno di Polonia, Repubblica Ceca, e repubbliche baltiche.
Il risultato operativo, in sostanza, stando ai nomi contenuti nella lista italiana – non ancora resi pubblici – lascia pensare più a un’operazione di facciata che a una reale decapitazione delle rappresentanze. Ma i francesi hanno denunciato problemi sul fronte consolare, con conseguenti problemi di rilascio visti ai russi che volessero venire in area Schengen, e gli spagnoli lamentano una «non-simmetria» delle espulsioni (in proporzione, cioè, il numero dei diplomatici spagnoli sarebbe superiore a quello dei russi espulsi). Esiste dunque il rischio che l’Europa diplomatica risulti gravemente depotenziata in Russia.
Il presidente francese Macron, che due giorni fa ha rinnovato il suo sostegno al presidente Zelensky e l’impegno a continuare i rifornimenti di armi, ha lasciato parlare una nota ufficiale del Quai d’Orsay: «La Francia contesta fermamente la decisione russa, che non riposa sulle basi legali stabilite dalla Convenzione di Vienna». «È un atto ostile – ha detto il premier Draghi commentando la decisione delle autorità russe – ma non bisogna assolutamente interrompere i rapporti diplomatici, perché se si arriverà alla pace ci si arriverà attraverso quei canali diplomatici».
Di nuovo, l’Europa è chiamata alla sfida del dialogo, che si fa di giorno in giorno più difficile e che fatica ad aprirsi nuovi spiragli. «È urgente un cessate il fuoco – hanno tuttavia detto ieri in una dichiarazione congiunta i presidenti delle commissioni Esteri delle Camere di Italia, Francia, Germania e Spagna – Chiediamo alle autorità della Federazione russa di sospendere le ostilità e di impegnarsi finalmente in un negoziato per mettere fine a una guerra dannosa per entrambe le parti, di concludere un accordo la cui premessa deve essere il rispetto della sovranità dell'Ucraina, dell'integrità del suo territorio e della sua salvaguardia come Stato libero e indipendente». Se la risposta arrivata da Mosca sono le espulsioni di ieri, la strada da fare è ancora lunga.