Salvini al contrattacco sul viaggio a Mosca: “Biglietto pagato dalla Lega, io non ho rubli”
Il segretario si difende dopo la presa di posizione dell’ambasciata russa. E nel Carroccio cresce il malumore: «Questa storia ci ha penalizzato»
L’ambasciata russa sostiene di aver pagato in rubli i biglietti aerei per il viaggio di Matteo Salvini a Mosca. Salvini, invece, punta i piedi: «Il viaggio è stato pagato dalla Lega. Io non ho dei rubli e non posso fare il biglietto aereo pagando con quella moneta». All’apparenza sembrano realtà contrastanti e invece sono due verità che si tengono insieme e raccontano quel che è successo: i russi hanno pagato la somma in rubli e il Carroccio li ha rimborsati in euro dopo che il viaggio è stato annullato. Ognuno, però, accende il proprio riflettore sul pezzo di storia che più gli è utile raccontare.
La parte di verità raccontata da Salvini arrivando al seggio di Milano, dove ha votato i quesiti referendari sponsorizzati dal suo partito, è soprattutto necessaria a resistere all’assedio. Tutti contro di lui. È questa la percezione che si ha in via Bellerio.
La prima valvola di sfogo è anche la più facile: colpa dei giornalisti. «È curioso che la stampa italiana non metta oggi in prima pagina una riga su referendum importanti e parli invece di potenziali viaggi manco fatti e pagati». Si mostra stizzito e al tempo stesso incline a parlare con i cronisti che lo aspettano fuori dal seggio, nonostante sia una giornata di silenzio elettorale. «Ho lavorato e sto lavorando per la pace a testa alta e a nostre spese, economiche e politiche» sottolinea. Poi lancia una sfida: «Continuerò a farlo ancora nei prossimi giorni». E ancora, torna a minacciare querele se qualcuno «fa insinuazioni strane su questioni economiche. Ne parlerà con gli avvocati, perché io ci metto la faccia e il portafoglio». Si agita, ringhia, minaccia, mentre appare sempre più isolato, dentro e fuori il partito.
L’unico leader del centrodestra rimasto a spalleggiarlo, ormai, è Silvio Berlusconi. Anche lui, fin dalla mattina, ben propenso a violare l’obbligo di silenzio elettorale: «Mi sembra che sia una polemica del tutto inutile e senza senso - dice a margine del voto -. Senza senso come tante cose che fanno contro di noi». Nessuno scandalo, per il Cav, divenuto ormai sempre più legato a Salvini e alla prospettiva di una fusione tra Lega e Forza Italia: «L'ambasciata russa - spiega Berlusconi - era intervenuta perché con l'Aeroflot c'erano delle somme in più da pagare e Salvini, quando l'ha saputo, ha restituito i soldi. Quindi è un caso che non esiste».
Invece, in questi giorni, ai banchetti della Lega disseminati nelle città che tornano al voto per eleggere i propri sindaci, non è mancata da parte dei passanti qualche domanda sul viaggio di Matteo Salvini a Mosca. Interrogativi scaturiti – a quanto racconta un deputato leghista di peso – più dalle perplessità, che non da un semplice istinto di curiosità.
«E sulla storia della trasferta in Russia organizzata da quello strano personaggio, Capuano, che nessuno di noi conosce e dal nulla finisce a fare il consigliere diplomatico di Matteo, ecco, eravamo un po’ in imbarazzo. Di certo non ci ha aiutato», ammette.
Nella Lega hanno compreso tutti l’errore, nessuno escluso. Forse anche Salvini. E questo ha portato il leader a sentirsi ancor più isolato, a vedere complotti contro di lui, ad agitare sospetti. È quello che nelle file di Forza Italia più ostili al salvinismo chiamano, per evocare maliziosamente atmosfere russe, «sindrome da accerchiamento».