Emergenza prezzi, inflazione all’8%, non accadeva dal 1986
La spinta da bollette e cibo. I sindacati: «Così il Paese non regge, sostegni subito per i lavoratori»
A giugno l’inflazione vola all’8%. È il nuovo record dal 1986 a questa parte. Si stringe la forbice col resto d’Europa (che pure a sua volta fa segnare un identico record, +8,6%) e si allarga la perdita del potere d’acquisto dei lavoratori. Il carrello della spesa, complice la siccità, rincara ancora di più (8, 3%) mentre l’insieme di alimentari e bevande arriva addirittura +9,1. Il caro energia (luce, gas e carburanti) si sta infatti trasferendo progressivamente sui servizi e sulle altre voci di pesa rendendo ancora più pesante la situazione.
La stangata sulle famiglie
Per i consumatori per le famiglie si profila un aumento dei costi che oscilla, a seconda dei campioni presi in esame tra i 2.300 ed i 3.200 euro in più all’anno. Gli allarmi e gli aggettivi si sprecano: per il Codacons è «una mazzata», «una calamità, un disastro» per l’Unc, «una sciagura per le tasche dei consumatori» secondo Assoutenti, «un macigno sui consumi delle famiglie» per Confesercenti. I sindacati, da Landini a Sbarra, a Bombardieri, rilanciano l’allarme e chiedono intervento strutturali al governo per difendere salari e pensioni. «L’autunno è già caldo, e non solo perché ci sono 40 gradi, già adesso la gente non ce la fa» avverte il segretario generale della Cgil.
Anche per il governo del resto, con la prospettiva di un repentino aumento dei tassi da parte della Bce, la situazione si complica. Da più parti si dà atto a Draghi di essere riuscito ad arginare la corsa delle bollette di luce e gas, in pratica congelate nel terzo trimestre dell’anno grazie all’ultimo decreto energia, ma anche quest’ultimo intervento è giudicato non sufficiente. Cosa di cui il premier è perfettamente cosciente, tant’è che venerdì aveva già anticipato sia la possibilità di adottare a luglio altri provvedimenti sia di affrontare a beve la questione dei salari e del taglio del cuneo fiscale con le parti sociali.
Secondo le stime preliminari, ha fatto sapere ieri l’Istat, nel mese appena concluso l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, ha registrato un aumento dell’1,2% su base mensile e dell’8% su base annua (da +6, 8% del mese precedente). In un quadro di diffuse tensioni inflazionistiche, l’ulteriore accelerazione della crescita dei prezzi si deve prevalentemente da una parte ai prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +42,6% di maggio a +48,7%) e in particolare degli energetici non regolamentati (da +32, 9% a +39, 9%). I prezzi dei beni energetici regolamentati (i contratti di tutela per luce e gas) continuano a registrare una crescita molto elevata ma stabile a +64,3%), e dall’altra a quelli dei beni alimentari, sia lavorati (da +6,6% a +8, 2%) sia non lavorati (da +7,9% a +9,6%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4, 4% a +5%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6% a +7, 2%). L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +6,4% (+5,7 a maggio) avvicinandosi a passo veloce al +6,8% di media annua previsto dal governo.
Anche a livello europeo la corsa dei prezzi continua passando dal +8% di maggio a +8,6% trainata sempre dai prezzi dell’energia che subiscono la perturbazione dei mercati legata alla guerra in Ucraina. A livello di stati solo la Germania e l’Olanda rallentano il passo, passando rispettivamente da +8,7 a +8,2 e da +10,2 a +9,9. La Francia resiste al 6,5%, la Spagna vola a +10, la Grecia a +12%. Pesantissima la situazione dei paesi baltici: Lettonia +19%, Lituania +20,5%, Estonia +22%.
Rischio nuovi rialzi
Secondo gli esperti la corsa dei prezzi è destinata a proseguire. «L’inflazione complessiva raggiungerà il suo picco nei mesi estivi e scenderà gradualmente a partire dal quarto trimestre, con un dato medio di circa il 7% per il 2022. Inutile dire che ulteriori pressioni sul fronte energetico con l’arrivo della stagione fredda aggiungerebbero ulteriori rischi di rialzo» prevede Paolo Pizzoli, senior economist di Ing.
La corsa dei prezzi al consumo «rappresenta un ulteriore salto indietro nel tempo» osserva invece l’ufficio studi di Confcommercio, secondo cui «diventa sempre più complicato ipotizzare un rientro delle tensioni inflazionistiche nel breve periodo» e di conseguenza è sempre più concreta «la possibilità di un’inflazione superiore al 7% nel 2022 e di un rientro molto graduale nel 2023, con inevitabili pesanti effetti sul reddito disponibile e sul potere d’acquisto delle famiglie, con conseguenti riverberi negativi sui comportamenti di spesa» e in prospettiva anche sulla crescita del Pil.