Lega, Romeo: “Siamo leali, ma non fessi: Draghi adesso deve dare un segnale”
Il capogruppo del Carroccio al Senato: «Non pretendiamo di dettare l’agenda ma chiediamo interventi su pensioni, salari, pace fiscale e tutela delle famiglie»
Sostenendo il governo Draghi la Lega sta «pagando un prezzo» in termini di consensi, adesso il premier deve dare «delle risposte» alle questioni poste perché «siamo leali, ma non siamo fessi».Massimiliano Romeo risponde al telefono subito dopo la riunione con i senatori del partito e con Matteo Salvini.
Com’è andata la riunione con i senatori? Cosa avete chiesto a Salvini?
«Abbiamo aperto un confronto. Salvini ha ascoltato il gruppo che ha ribadito le nostre proposte. Chiediamo al governo cose concrete: interventi per garantire salari e pensioni rispetto all’inflazione, la pace fiscale, l’autonomia per le regioni, la tutela delle famiglie che rischiano di essere penalizzate dall’assegno unico se non cambia l’Isee. Soprattutto, molti hanno sottolineato un punto: noi siamo stati sempre leali rispetto al governo, al di là delle dichiarazioni. Abbiamo sempre votato tutti i provvedimenti. E io ho anche detto che questa responsabilità ci è costata un sacrificio in termini di consenso».
Lo dicono in molti nella Lega.
«Esatto. Non pretendiamo di dettare l’agenda di un governo di unità nazionale, però vorremmo maggiore equilibrio. Su alcuni temi l’asse è sembrato un po’ troppo spostato sui giallorossi. Tanto più che poi buttano tematiche divisive come il Ddl Zan al Senato, lo Ius scholae e la cannabis alla Camera. In un governo di unità nazionale devono rimanere fuori. E oggi M5s ha pure bloccato alla Camera il dl Aiuti perché se non si fa come dicono loro…».
Chiedete che il governo blindi il dl Aiuti con la fiducia?
«I litigi tutti interni alla sinistra di Pd e M5s mettono a rischio 15 miliardi fondamentali per famiglie e imprese. Poi siamo noi quelli poco affidabili? Io dico: responsabili sì, fessi no. Il governo sblocchi i lavori e vada avanti».
Cioè la pazienza della Lega è finita? Ci sarà un nuovo Papeete a settembre?
«Decideremo in base alle risposte che il governo darà. E visto che siamo una squadra, decideremo tutti insieme. Non solo parlamentari, ministri, governatori, dirigenti. Ascolteremo anche i nostri militanti. Andremo nelle sezioni, nelle feste della Lega. Nella situazione in cui siamo, qualsiasi scelta sarà ponderata, all’insegna della cautela. E nessuna scelta sarà calata dall’alto. Sarà condivisa con tutti».
Veramente Giorgetti ha detto che il mandato dei ministri è nelle mani dei capigruppo, cioè nelle sue mani e in quelle di Molinari.
«È chiaro che la fiducia la dà il Parlamento al governo. Ma il concetto di squadra è che decidiamo tutti insieme, la responsabilità la prendiamo tutti insieme. Tutti dobbiamo metterci attorno al nostro segretario, fare quadrato e decidere la strada migliore. Sappiamo che il governo non ha la bacchetta magica. Però la nostra gente ci ha detto: rappresentateci al governo. Ora vogliono vedere risultati concreti. Gli elettori alle amministrative ci hanno mandato un messaggio preciso, inutile nascondersi».
Decidere insieme vuol dire che la scelta di rompere o di restare al governo non sarà solo responsabilità del segretario?
«Assolutamente sì. Ribadisco, il senso di responsabilità nazionale deve esserci in primis da Pd e M5s. Non si possono mettere sul tavolo bandierine personali in un governo di larghe intese come questo. Poi è chiaro che quando le cose non vanno bene è giusto che tutti ragionino insieme e facciano la propria parte. Ci deve essere un coinvolgimento collettivo, la cosa più importante è la compattezza dell’intero partito. Il giochino, o il tentativo di dividere la Lega in buoni e cattivi non funzionerà. Ci hanno provato in altre occasioni».
In realtà qualcuno dei vostri, per esempio in Veneto, dopo il voto aveva cominciato a criticare proprio Salvini.
«All’interno di un partito è normale che ci siano diverse sensibilità. Ma la grande forza della Lega è stata sempre la sua grande compattezza, anche nei momenti più difficili. Le discussioni vanno fatte tra le mura di casa, non portate all’attenzione mediatica. Sennò si rischia di fare il gioco dei nostri avversari. Un buon leghista non fa il gioco degli avversari».