Crolla un’ala dell’ex monastero a Trieste: cumuli di macerie e strade chiuse
foto da Quotidiani locali
TRIESTE. Il tetto di un’ala dell’ex monastero delle benedettine tra via delle Monache e via del Castello, in disuso da anni, è crollato ieri mattina. Il materiale edilizio, compresi tubi e travi di legno, è in parte franato sul selciato di via delle Monache, ma fortunatamente nessun passante è rimasto coinvolto, solo danni materiali.
Il monastero di San Cipriano rappresenta un pezzo di storia, non solo religiosa, di Trieste ed è uno dei più antichi complessi architettonici della città. Il primo insediamento delle monache benedettine nell’area sul colle di San Giusto risale addirittura a otto secoli fa. Nel 1278 un provvedimento del vescovo dichiarò la casa di via Caboro che ospitava le monache “cella serrata”, consentendo l’istituzione della badessa e l’indipendenza dalla giurisdizione del vescovado. Nel 1368 per sfuggire all’assedio dei veneziani le monache si trasferirono nella chiesa di San Cipriano costruita una settantina di anni prima e in seguito consacrata da Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II. Il monastero venne poi rifondato e ricostruito nel 1400 e si sviluppò ulteriormente nel corso dei secoli successivi.
L’ala interessata dal crollo del tetto aveva ospitato fino ad alcuni decenni fa attività educative, scuola e asilo. Intatta l’adiacente chiesa di San Cipriano, che è comunque chiusa da anni. Una parte del comprensorio è ancora utilizzata e negli scorsi anni è stata sottoposta a un radicale restauro: nell’edificio che ospitava i parlatori è stato ricavato un asilo nido privato convenzionato.
I Vigili del fuoco sono intervenuti con l’autoscala per mettere in sicurezza l’area, smassare il materiale crollato e abbattere una parte ancora pericolante. Per lo smaltimento dei detriti è stato utilizzato un escavatore. Sul posto anche la Polizia locale per la viabilità e i tecnici di Acegas per intervenire sulle linee dell’elettricità e del gas.
La Polizia locale ha interdetto l’accesso in via Donota, transennandola, per consentire le operazioni dei Vigili del fuoco. Poi, al termine dell’intervento di messa in sicurezza, il perimetro dell’edificio è rimasto interdetto al transito: in particolare, non si può passare per via delle Monache.
Il complesso architettonico è tuttora di proprietà dell’Ordine, anche se da ormai dieci anni le benedettine si sono trasferite nel nuovo monastero a Prosecco, nell’ex sede dell’Ersa. All’inizio dello scorso decennio era naufragato il progetto di trasformare il monastero in un complesso residenziale con alloggi di pregio. La parte che un tempo era destinata a parlatorio, badia e cantine, era stata comunque venduta a un privato con l’accordo che la struttura venisse ristrutturata per accogliere un asilo o comunque una struttura destinata all’infanzia e il progetto è andato a buon fine.
Buona parte dell’ex comprensorio monastico, però, è chiuso ormai da anni: «Anche alla luce di questo crollo sarebbe opportuno che la città si facesse carico di intervenire per mettere a posto la struttura e possibilmente recuperarla, visto il suo valore storico e architettonico» riflette monsignor Ettore Malnati, vicario della Curia
Una curiosità: nella notte fra l’1 e il 2 di maggio del 1992 nel monastero dormì papa Giovanni Paolo II, ma al mattino si svegliò con il raffreddore. Il riscaldamento, infatti, era rimasto spento. —
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