Anche Opicina si mobilita contro il progetto della cabinovia a Trieste
I cittadini che vivono nella frazione: «Ipotesi calata dall’alto, che impatterebbe sulla zona con cemento e acciaio». «È un problema che interessa tutti quanti»
TRIESTE. Anche Opicina si mobilita per dire “no” all’ovovia. E lo fa a una settimana esatta dalla richiesta delle opposizioni di un Consiglio comunale ad hoc. Sulla data del quale, come anticipato dal consigliere opicinese Giorgio Sclip (Punto Franco), non c’è ancora ufficialità, nonostante il termine perentorio di 20 giorni per la sua convocazione.
Nel frattempo sabato 19 novembre si sono ritrovati nel giardino del bar Tabor di via Nazionale i cittadini contrari alla realizzazione dell’opera. Le argomentazioni sono quelle ormai note, con l’aggravante di aver scoperto in via quasi accidentale del nuovo arrivo della struttura nei pressi del quadrivio. «Siamo venuti a conoscenza soltanto un mese fa, grazie a un video postato su YouTube, del fatto che l’arrivo dell’ovovia sarà costruito sull’attuale parcheggio di fronte al distributore della Esso – spiega Alessandro Silva –: da qui sono montate la nostra preoccupazione e paura per un progetto calato dall’alto, mai condiviso con chi abita qui, che non tiene conto delle necessità dei nostri giovani, anziani e di chi lavora. È un progetto alieno, che prevede il versamento di tonnellate di cemento e acciaio alla periferia di un borgo carsico geloso del proprio verde e della propria specificità».
Alla mobilitazione, alla quale erano presenti anche rappresentanti dell’opposizione in Consiglio comunale come Valentina Repini e Francesco Russo del Pd, ha preso parte almeno un’ottantina di persone, a dimostrazione di quanto l’argomento stia a cuore alla cittadinanza della frazione carsica. «Questo è un problema di interesse comune – ricorda allarmato Roberto Jory –, motivo per il quale è necessario sensibilizzare chiunque, dai parenti agli amici, tutti uniti contro quest’opera folle che non s’ha da fare».
Dario Vremec dell’associazione difesa di Opicina, invece, teme che «questo progetto nasconda al suo interno l’idea di inurbazione di Opicina, come già avvenuto negli ultimi decenni con altri rioni periferici della città».
Presenti anche i componenti “storici” del Comitato No Ovovia: «Il nostro timore – spiega William Starc – è che se qualcuno dovesse fare ricorso a lavori già iniziati, l’impresa aggiudicataria dell’appalto potrebbe chiedere i danni all’amministrazione comunale, che si andrebbe a rivalere sulle tasche di tutti noi cittadini».
Così infine Nives Košuta, presidente della Seconda circoscrizione, sotto la quale ricade la frazione carsica: «Fa specie che i parlamentini vengano interpellati per pareri, seppur non vincolanti, inerenti ogni singola concessione da rilasciare nel proprio territorio mentre per la realizzazione di un’opera impattante come l’ovovia non siamo stati minimamente coinvolti».