Omicidio Tulissi, si cerca ancora la pistola nel canale: sequestrato il pc del fratello del rapinatore
MANZANO. Gli inquirenti sono tornati nella villa di Paolo Calligaris, a Manzano, dove la sua allora compagna Tatiana Tulissi fu uccisa da tre colpi di pistola la sera dell’11 novembre 2008.
Lo hanno fatto e continueranno a farlo, seguendo un calendario condizionato dalle bizze del tempo, per riprendere le ricerche dell’arma del delitto. E cioè del revolver calibro 38 che l’assassino scaricò contro la trentaseienne, dopo i suoi vani tentativi di difesa, e della quale non si è mai trovata traccia.
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Una nuova inchiesta
L’attività è stata disposta dal procuratore di Udine, Massimo Lia, e dal sostituto Marco Panzeri, nell’ambito della nuova inchiesta che hanno avviato e che coordinano a carico di Luigi Carta, il 65enne sardo residente in Friuli, rapinatore di professione e già condannato per il colpo messo a segno il 9 dicembre 2008 alla banca di Manzano, nei confronti del quale, nei mesi scorsi, i difensori di Calligaris - che dopo l’annullamento con rinvio in Cassazione della sentenza che lo aveva assolto, ribaltando la condanna a 16 anni inflittagli dal gup di Udine nel 2019, ora attende di tornare in assise d’appello, a Venezia – avevano sollecitato ogni accertamento utile a confermare o escludere il suo eventuale coinvolgimento nell’omicidio.
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L’ispezione e il maltempo
L’ispezione, cominciata qualche giorno fa e poi interrotta a causa del maltempo, interessa il solo corso d’acqua, noto come rio Manganizza, che attraversa una parte della proprietà di Calligaris e quella del suo vicino di casa. Lo strumento adoperato dai carabinieri per scandagliarlo è uno speciale metal detector.
Agli atti, non risulterebbe che le ricerche, all’epoca, seppure estese a tutta l’area verde e al laghetto presente nella zona, si fossero spinte fin qui. Erano stati gli avvocati Rino Battocletti, Cristina Salon e Alessandro Gamberini, nell’esposto con cui riproponevano alla Procura la pista della rapina finita nel sangue, a suggerire una ricognizione anche nel corso d’acqua che, per come è posizionato - praticamente all’ingresso della tenuta e, quindi, a due passi dalla strada -, avrebbe ben potuto trovarsi lungo la via di fuga dell’omicida.
Al momento, Carta è indagato non soltanto per le ipotesi di rapina e omicidio in relazione al delitto Tulissi, ma anche per le due rapine che, quello stesso anno, avevano tolto il sonno all’imprenditore Carletto Tonutti, con l’assalto alla sua villa, a Tricesimo il 30 gennaio, e a un’insegnante dell’Ipsia di Cividale, Gabriella De Puppi, sorpresa in casa da un uomo incappucciato il successivo 23 ottobre. «Il mio assistito si dichiara estraneo da tutto», si è limitato ad affermare l’avvocato Marco Zampini, che difende Carta e che, nei prossimi giorni, si dedicherà all’impugnazione della sentenza che, martedì, ha condannato il suo cliente a 10 anni e 8 mesi di reclusione per la tentata rapina con sparatoria nel centro commerciale ex Auchan di Mestre dello scorso settembre. Carta è stato riconosciuto colpevole anche di tentato omicidio ai danni di una guardia giurata.
Intanto, nei giorni scorsi a essere convocato dai carabinieri era stato suo fratello Pietro, che vive a Monfalcone e che, per quanto estraneo ai fatti contestati, si è visto porre sotto sequestro un computer. Sulle ragioni dell’attività - di cui il pm, trattandosi di accertamento tecnico irripetibile, ha notificato relativo avviso non soltanto all’indagato, ma anche alle persone offese, ossia allo stesso Calligaris e ai familiari di Tatiana Tulissi - nulla è trapelato. Nel sollecitare approfondimenti su Carta, i difensori di Calligaris avevano indicato come significativo il fatto che la Fiat 500 usata per la rapina alla banca di Manzano fosse stata rubata a Udine la notte antecedente l’omicidio di Tatiana. Auto nella quale – scrisse all’epoca “La Nuova Sardegna” – fu trovata una traccia di sangue.
«Prendo atto dell’attività e nulla aggiungo», ha detto l’avvocato Laura Luzzatto Guerrini, che assiste la famiglia Tulissi. «Attendiamo la fissazione dell’udienza in sede di assise d’appello», ha aggiunto. —