David Dei, cinque anni con l’Unione: «Fermo per stare vicino alla mia Luna malata, una scelta che rifarei»
foto da Quotidiani locali
TRIESTE. La sua è una di quelle storie rare, tanto rare quanto commoventi da raccontare, forti e capaci di unire lacrime e malinconia, gioia e coscienza. Ricordi eterni di una amicizia che va, e andrà, oltre alla separazione terrena.
Sono passati più di 15 anni da quando David Dei, portiere aretino classe ’74, iniziò a difendere i pali della Triestina in B. O meglio lo fece per una ventina di partite nella stagione 2007-08, prima e dopo fu uno di quei secondi portieri che si faticano a qualificare tali, per bravura e lo spessore umano che infatti ne facevano quasi un preparatore aggiunto, perfetto esempio per un giovane come Agazzi o fedele alternativa a Gegè Rossi. Cinque anni a Trieste, dal 2006 al 2010, molto amato dalla tifoseria, Dei ha poi proseguito come preparatore dei portieri iniziando da Portogruaro e ha poi proseguito con esperienze di prim’ordine, due trienni ad Avellino e Cagliari (dove svezza Cragno), poi Cremona, Spal, Pordenone. Fino a quella scelta che equivale alla vita. Vita nell’essere in pace con se stessi. Vita per chi ha avuto la fortuna di avere a fianco un amico come lui.
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La protagonista assieme a David di questo legame così forte, tanto forte da far rinunciare Dei al contratto ad Avellino nella stagione 22/23 è Luna, una splendida cagnetta meticcia che ha accompagnato per 17 anni l’ex portiere dell’Unione. Nell'ultimo anno e mezzo, con Luna malata, Dei l'ha assistita fino all'ultimo.
Dei, che ricordo ha di Trieste?
Mi resta tantissimo, sono stato veramente bene. Venivo da Crotone che era abbastanza oppressiva dal punto di vista calcistico, a Trieste andavo a fare la spesa e le persone ti chiedevano il permesso per salutarti. Ricordi sportivi importanti nel rapporto con la piazza, peccato per quella sfortunata retrocessione. Il dispiacere è quello, aver chiuso così anche se poi la Triestina era stata ripescata. L’allora proprietà, che mi stimava, mi aveva prospettato di rimanere come preparatore dei portieri ma quella retrocessione ruppe qualcosa e le promesse non furono rispettate. Sarei rimasto anche a fare il terzo portiere».
Poi però iniziò la carriera di preparatore.
Agostinelli mi diede l’opportunità a Portogruaro, incrociammo la Triestina in B e in Prima Divisione.
Luna era già nella sua vita?
Ci è entrata l’anno che sono venuto a Trieste, 2006. Finita la stagione a Crotone portai il mio pastore tedesco a fare il vaccino, andai con un cane e tornai con due, adottai Luna che era appena stata abbandonata davanti al veterinario, aveva circa un mese.
Luna fu protagonista di quel primo viaggio a Trieste.
All’epoca mi muovevo con la famiglia, con il pastore tedesco e con Luna, ricordo la difficoltà nel trovare a Trieste una casa col giardino, alla fine andai ad abitare a 50 metri dal Rocco, in via Cesca. Una soluzione “uscio e bottega” come diciamo noi in Toscana.
Erano gli anni in cui la Triestina, ora come allora in difficoltà con i campi, si allenava ad Opicina ma anche a Staranzano o Visco. Come è proseguito il vostro rapporto?
I primi quattro anni li ho vissuti sempre con Luna, poi da allenatore sono stato 10 anni consecutivi via da casa e lei stava con mia moglie e mio figlio, la vedevo una volta ogni 15 giorni. Negli ultimi quattro anni abbiamo aperto un ristorante di famiglia, e ho potuto starle più vicino fino al momento in cui, l’ultimo anno e mezzo, non era più autosufficiente. Ho scelto di fare un passo indietro per stare 24 ore su 24 con Luna. Quando vivi con un cane non autosufficiente non basta il tempo, devi esserci con tutte le attenzioni. Pur a distanza davo una mano all’Avellino, un po’ di match-analyst al computer, ma il pc lo aprivo solo quando si addormentava.
Non ci ha pensato un attimo nel sacrificare tutto per stare con lei.
Se mi guardo indietro, e mi dicessero di farlo per un altro anno, lo rifarei volentieri, con lei si è creata una simbiosi incredibile.
Anche perché Luna sarebbe stata accanto in un eventuale suo momento difficile.
Certamente, sono stato fortunato perché a livello economico ho potuto permettermi di aspettare con il lavoro, altre persone in quella situazione non avrebbero avuto alternative. Questa storia ha avuto molto risalto, ma finché passa il messaggio che ho fatto qualcosa di incredibile - e non sento di averlo fatto - significa che abbiamo ancora tanto da fare in termini di cultura nei confronti degli amici a quattro zampe.
C'è stato un club, che l'attende dall'1 luglio, capace di comprendere il suo dolore e la sua scelta.
L’Avellino ha rispettato la parola data e mi sento un po’ in debito di riconoscenza.
Ha un ristorante nell'Aretino.
Mio figlio lavorava con contratti a termine, abbiamo investito vicino casa, per avere un’alternativa al calcio. Siamo partiti con calma ma le cose vanno bene, da un dipendente siamo passati a cinque.
Ha fatto una promessa a se stesso o a Luna?
Le promesse fatte sono quelle che ho rispettato fin quando è stata in vita. Ora tra ristorante e la partenza per Avellino non sarei nelle condizioni di prendere un altro cane, ma mai dire mai.
Un saluto ai triestini.
Seguo sempre l’Unione, ho sofferto negli anni post fallimento quando si faceva fatica a tornare nel professionismo. Con tanti amici sono rimasto in contatto sui social, vi auguro di tornare in B, la categoria minima che la Triestina merita.