ATP Roma, Napolitano: “Questi giorni non sono la normalità per me, ma lavoro perché lo diventino”-
Da Roma, il nostro inviato
Stefano Napolitano eroe per un giorno, o quasi. Sicuramente è andato molto vicino a diventare il protagonista più atteso, per quanto il più inaspettato, degli Internazionali d’Italia. Ha giocato, lottato e poi perso 6-2 4-6 6-4 solo al terzo set contro un top 25 come Nicolas Jarry. E uscendo dal campo quasi sembrava arrabbiato, consapevole dell’occasione e di quanto fosse stato vicino a strappare la vittoria e il risultato più prestigiosi della carriera.
“Alla fine sono venuto per competere“, spiega il biellese, “ero un po’ deluso, perché la partita era vicina, ho avuto occasioni nel terzo. Alla fine ho pagato pochi punti al servizio, sono stato un po’ conservativo con la seconda. Sono cose che succedono, però percepire il match così vicino per poi perderlo, specie per com’è andata alla fine, le fa girare un po’. Però in questi tre giorni secondo me ho espresso un livello abbastanza buono pur non giocando sempre al mio massimo, e questo dà comunque un’indicazione sul fatto che possa essere competitivo anche quando non sono al 100%. Ovviamente che c’è stata una parte del match in cui il livello non c’era e ho dovuto lottare per trovarlo, ma sono stato bravo a trovare delle soluzioni. C’è un po’ di delusione guardando la partita da più vicino, ma guardando il contesto da più lontano rimane una buona settimana“.
Sulle nuove esperienze provate a Roma e i prestigiosi campi calcati
Affermazioni di fiducia e molto convinte, che vengono dal fatto che Napolitano abbia avuto tre palle break consecutive per rientrare nel terzo set. Una consapevolezza di mezzi, ma che fa anche venire dei rimpianti: “Pesano i punti dove avrei potuto giocare meglio, mentre su quello 0-40 ha giocato 3 volte la prima, sempre sui 220. E sono anche riuscito a rispondere, ma se uno tira così sulla palla break c’è solo da dirgli ‘bravo’. Peccato davvero per quel secondo dritto in corsa uscito di poco, sulla prima palla break. L’affetto che ho ricevuto in questi giorni è qualcosa che per me non è la normalità, come non lo è neanche giocare sul Pietrangeli pieno. Quindi ovviamente c’è una spesa emotiva grande, ho cercato di rimettermi bene a posto per essere preparato a giocare una partita piena, di tre set, contro un ottimo giocatore come Jarry.
“E sapevo che avrei potuto qualche difficoltà ad abituarmi sul Grandstand, all’inizio sembrava che la palla mi arrivasse più veloce rispetto al Pietrangeli, ma nell’arco di un torneo ci sono questi adattamenti che devi trovare nel gioco. Quindi oggi è andata così dal punto di vista del gioco, devo analizzare cosa fare meglio per riuscire ad arrivare più pronto“. Pronto per il prossimo grande appuntamento, un obiettivo di partecipazione concreta: il Roland Garros. “Da oggi dovrò continuare il lavoro”, riflette Napolitano, “e questa settimana è un piccolo segmento di tanti altri che si sono uniti a questo per arrivare e poter vivere delle esperienze. Ma tutto quello che arriva viene dal quotidiano, dallo sforzo. Per essere competitivo con giocatori di questo livello bisogna continuare a migliorare, ci sono tanti aspetti. Per quanto riguarda il tabellone aperto da Muller, io sono venuto qui a Roma per arrivare in fondo. C’era un’apertura, anche nei primi turni, e sono stato bravo a cogliere le opportunità”.
Sguardo al futuro: Roland Garros e non solo
“Quello su cui mi sto focalizzando già ora è quanto arriverò preparato a sostenere un ambiente come quello del Roland Garros, che è un torneo comunque molto grosso e che non gioco da tanto. Il focus è su quello che creerò nei prossimi giorni per arrivare pronto e affrontare qualsiasi cosa. Ovviamente quando vai in uno Slam speri sempre che sia lungo, spero di rimanere a Parigi un bel po’ di tempo, e richiede avere forza mentale, fisica, e una qualità tecnica che permetta di vincere le partite“. E dopo tutti gli infortuni e i problemi fisici avuti nel corso degli anni anche il solo poter pronunciare queste parole nella sala conferenze del Foro Italico potrebbe definirsi un traguardo.
E questo Stefano lo sa bene: “C’è tanto entusiasmo, io amo questo sport. Mi piace fare quello che faccio, altrimenti senza questo tipo di passione, che è un po’ ossessione verso il miglioramento, sarebbe difficile portare avanti il percorso nel modo in cui voglio, cercando di arrivare ai massimi livelli. Non è però una seconda carriera, è un continuo, e tutto quello che è successo è parte integrante di quello che sto vivendo adesso. Tutto è stato necessario, ci sono stati periodi molto belli prima degli infortuni, poi il periodo degli infortuni è stato molto difficile, ma è tutto unico. E ovviamente non esiste stop o ripartenza, o inizio e fine, tutto fa parte del percorso. Questo fa parte del mio percorso, che mi sta portando qua. Sono un giocatore di tennis, ho deciso di andare avanti, e se voglio fare il giocatore di tennis a questo livello devo trovare il modo di migliorarmi, ed è stare sul lavoro“. Proprio vero che i sogni degli uomini non finiranno mai.