Chiara Poggi uccisa 18 anni fa, l’avvocato Tizzoni: «I miei diciotto anni con la famiglia. Persone esemplari, ho sofferto con loro»
GARLASCO. La memoria torna indietro di 18 anni, a quel 13 agosto 2007. Una tragedia, un dramma per la famiglia Poggi. Con la figlia Chiara, soli 26 anni, ammazzata barbaramente in casa sua mentre era sola. I genitori e il fratello minore erano in vacanza in Trentino-Alto Adige. Fin dai primi giorni al fianco dei genitori di Chiara Poggi, Giuseppe, operaio in pensione, e Rita Preda, impiegata in pensione del Comune di Gropello, c’è stato sempre l’avvocato Gian Luigi Tizzoni.
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Garlaschese d’origine, con studi a Milano e Vigevano e processi in mezza Italia. «Rifarei tutto, questa vicenda mi ha arricchito come uomo, ho sofferto con loro - dice Tizzoni - I Poggi sono persone esemplari, non meritano certe illazioni che abbiamo letto e sentito in questi mesi».
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Avvocato Tizzoni, torniamo all’inizio: conosceva già i coniugi Poggi prima di questa vicenda?
«Sì, sono originario di Garlasco come loro, mio padre era veterinario a Garlasco. Conosco tante persone a Garlasco e dintorni. Ero stato anche nel negozio del papà di Stasi. Professionalmente avevo conosciuto i Poggi un anno prima. La mamma della signora Rita era stata investita da un’auto a Gropello, aveva riportato delle ferite. E li avevo seguiti per il risarcimento con l’assicurazione ed eventuali aspetti penali. Mi avevano subito fatto l’impressione di gente per bene».
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Arriviamo al 13 agosto del 2007, ormai 18 anni fa.
«Ero in vacanza con mia moglie in dolce attesa ed un’altra coppia della zona, eravamo nel Levante ligure. Avevo letto la notizia sul Televideo, dopo poco ho collegato che era la figlia dei signori Poggi. Chiara non l’avevo mai conosciuta di persona durante la causa per l’incidente della nonna. Quella per me era un’estate importante oltre che in famiglia anche sul lavoro, avevo ottenuto una difesa da una grande società su un caso di rifiuti a Napoli. Anche quel procedimento si è concluso da poco».
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E cosa succede dopo quella tragedia?
«Che i Poggi mi contattano, non mi ricordo se prima o dopo il funerale di Chiara. Di certo alle esequie avevo partecipato, sono garlaschese».
Così inizia una vicenda giudiziaria lunga e dolorosa, tra indagini prima e processi poi. Come l’ha vissuta umanamente?
«Ero già un avvocato abbastanza conosciuto, avevo difeso Ligresti ad esempio. Ho sentito subito di accettare e rappresentare i Poggi. Umanamente mi ha dato molto, mi ha arricchito. Ho sofferto con loro e li ho sempre apprezzati per la loro compostezza e fiducia nelle istituzioni».
Ad esempio quando?
«Nei primi anni quando non si arrivava ad una verità processuale, non hanno mai mancato di fiducia nel mio operato professionale. Questo mi ha fatto piacere come persona, prima ancora che come avvocato di parte civile».
Cosa ha apprezzato dei Poggi?
«Che hanno sempre avuto fiducia nell’operato delle istituzioni, non si sono mai sottratti ad accertamenti. Anche quando Stasi era stato assolto non hanno puntato il dito contro nessuno».
Poi sono arrivate le condanne di Alberto Stasi, dopo che la Cassazione ha riaperto il processo d’appello. Per i Poggi, è lui il colpevole?
«Non lo dicono i Poggi e non lo dico io, lo dicono sentenze vagliate da decine di giudici in più gradi di giudizio. Attenzione, la Cassazione poi aveva riaperto il processo d’appello per errori procedurali nei primi due gradi».
Ora c’è la nuova indagine su Sempio, che vista da fuori potrebbe mettere dei dubbi sulla colpevolezza di Stasi?
«Non è una revisione del processo, che Stasi ha chiesto e mai ottenuto. La procura è libera di indagare, ci mancherebbe altro. Ma è solo una parte dell’eventuale processo. Ai Poggi ha solo dato fastidio il prelievo di nascosto della loro spazzatura: non si sono mai sottratti all’autorità».
Rifarebbe tutto?
«Sì, non l’ho fatto per denaro dato che ho chiesto solo le liquidazioni disposte nei vari gradi di giudizio dai tribunali, ma per stare vicino ad una famiglia per bene. Ho scritto anche un libro, in poche copie, da lasciare soprattutto a mio figlio per ricordare questa vicenda, dolorosa per della brava gente. Ora però basta con le tante cattiverie contro i genitori di Chiara che leggiamo ogni giorno on line. Una società civile dovrebbe rispettare le sentenze e il dolore di chi ha perso una figlia così».
