Brüsadela, la regina di Romagnese che da 30 anni viene celebrata con una sagra
ROMAGNESE. Ogni casa, fino al secolo scorso, aveva un forno a legna. Ogni massaia – nel piccolo borgo di Romagnese, meno di 600 abitanti, arroccato su una collina della val Tidone – cuoceva il pane per tutta la famiglia. Prima di infornare la pagnotta lievitata doveva però testare la temperatura: staccava una pallina dall’impasto (farina, acqua, levito e un pizzico di sale), la spianava con il mattarello a formare un dischetto, lo infarinava e lo infilava con la paletta nella bocca del forno. Dopo un paio di minuti usciva bruciacchiato in superficie. Buon segno.
Teresa la veterana
Per decenni Teresa Rocchi, 79 primavere, ha impastato e servito a tavola le fragranti focaccette, guarnendole con qualche fetta di salame o di formaggio. «Mia mamma ha imparato da mia nonna – racconta la figlia Eleonora – . E’ una tradizione del paese, difficile risalire alle origini. Un tempo il pane si impastava al mattino presto ma all’ora di pranzo era ancora umido e richiedeva almeno un’ora di cottura. La brüsadela, oltre a servire da test per verificare che il forno fosse pronto, era anche un ottimo sostituto del pane, in tavola dopo pochi minuti».
Domenica un centinaio di volontari, arruolati dalla pro loco dalle 9.30 del mattino alle 14.30, prepareranno migliaia di brüsadele per i visitatori che saliranno al borgo.
«Quest’anno la sagra compie trent’anni – fa notare il sindaco di Romagnese Manuel Achille – . Nel tempo si è rinnovata. Ogni estate, per questo evento, registriamo circa diecimila presenze. Il record è stato raggiunto nel 2023 con ottomila brüsadele sfornate». I trenta volontari iniziali della pro loco, presieduta da Fabrizio Davìa, sono negli anni triplicati. Chi è addetto alla cottura e chi al servizio di sicurezza. Tutti hanno un ruolo.
«In passato, in occasione della sagra che si tiene ogni ultima domenica di agosto, le brüsadele venivano preparate nei forni che i privati mettevano a disposizione, anche nelle frazioni – racconta Manuel Micunco, ex presidente della pro loco e ora attivissimo volontario –. Ma le foccacce arrivavano fredde. Negli anni scorsi sono stati costruiti cinque forni nel cortile del castello, in piazza, che ci consentono di prepararle al momento e servirle calde».
Focacce e schite
Più o meno ogni borgo, sulle colline dell’Oltrepo pavese, ha una sua focaccia, ingredienti poveri e grande gusto.
In diverse località si prepara la schita: farina, acqua e un pizzico di sale. Strutto o olio d’oliva per dorare la pastella fatta scivolare dal mestolo nella padella (meglio se di rame o di ferro, oggi va bene anche antiaderente).
La brüsadela però si mangia solo a Romagnese. La sagra si terrà nella piazza del castello Dal Verme. Per tutta la giornata è previsto anche un intrattenimento musicale e uno spettacolo con Massimo Macho Gallinati. Nell’area accanto alla piscina sarà inoltre allestita Pompieropoli per i bambini. —
