L’omaggio a Gianpaolo Calvi, geometra diventato ingegnere top
Pavia. È stato ricordato con una cerimonia che si è svolta al collegio Borromeo Gianpaolo Calvi, scomparso dieci anni fa. Ingegnere, docente universitario e direttore del Dipartimento di Ingegneria del Territorio, fu anche presidente della Fabbriceria del Duomo ed esponente della Democrazia Cristiana. Ricoprì il ruolo di assessore alla Pubblica istruzione nella stessa giunta che vedeva Virginio Rognoni a guidare l’Urbanistica e sindaco il socialista Giovanni Vaccari. Gianpaolo Calvi, pavese, ha lasciato un segno profondo nella sua città. Fu uno degli artefici della realizzazione del Polo Cravino e della riqualificazione della cattedrale, seguì gli interventi al Borromeo e alla chiesa del Carmine. Abitava in via Alboino, civico 34, a Porta Nuova, e crebbe nell’oratorio di San Michele, con don Domenico Zucca. Un “self-made man” lo definisce il figlio Gian Michele, ingegnere, professore allo Iuss e presidente emerito di Eucentre. «Mio nonno Michele mi raccontava della drogheria di Strada Nuova 1, della pompa per la benzina e delle loro vacanze in sidecar a Monterosso. Poi, nel ’34, con la morte del nonno, tutto cambiò in un momento storico in cui non c’erano ammortizzatori sociali – racconta Calvi -. Alla fine della guerra ottenne il diploma da geometra ed iniziò a lavorare nello studio di Emilio Carlo Aschieri, l’eclettico, coltissimo architetto e artista che restaurò i monumenti della città nella prima metà del secolo scorso, mimetizzando la propria mano tra Pollack e Piermarini».
Aschieri convinse Gianpaolo Calvi a studiare. «Dopo un anno di intensi studi notturni, mentre lavorava da Aschieri, si presentò da privatista alla maturità scientifica. Per il latino, aveva avuto un insegnante di eccezione, il suo amico e vicino di casa Domenico Magnino». Poi il biennio di Ingegneria a Pavia e tre anni di Politecnico a Milano, vivendo alla Casa dello Studente con sussidi per merito scolastico istituiti dall’Opera Universitaria del Politecnico. Si laureò in Ingegneria civile nel 1952 e fu l’inizio della svolta. «Papà aprì uno studio di progettazione in casa, in via Alboino, con due fedeli collaboratori che resteranno con lui per tutta la loro vita, i pavesissimi Cino Garrone e Giansiro Nidasio. Intanto insegnava alle scuole serali per aspiranti geometri e lavorava alle Acli». Nel ’56 trasferì casa e bottega in viale Necchi 4, sopra al cinema Castello, poi lo studio si spostò in piazza della stazione. Siamo agli inizi degli anni Settanta, quando l’imprenditore pavese, Ausano Febbroni voleva realizzare una “città satellite” ad ovest di Pavia che chiese di progettare ad Alvar Aalto, il celebre architetto e designer finlandese, e Calvi fu scelto come tecnico di fiducia. Sono anche gli anni dell’impegno politico. «Fu eletto sindaco (allora espressione del consiglio comunale) ma rifiutò perché non riteneva adeguatamente ampio il fronte che lo sosteneva». Intanto progettava. Si occupò della realizzazione del Polo del Cravino insieme a Giancarlo De Carlo che aveva concepito il piano di sviluppo dell’Università di Pavia, elemento fondamentale per il Prg di Astengo - Campos Venuti, approvato dalla giunta Veltri nel 1976. Quando crollò la Torre Civica era presidente della Fabbriceria della Cattedrale. —
