Mantova, ristoranti e alberghi chiusi abbattono le vendite di vino
Il settore è andato bene d’estate e a Natale: decisivi delivery ed e-commerce. Il rifugio della grande distribuzione ha funzionato, ma i prezzi sono stati bassi
MANTOVA. Perdite di fatturato, con punte fino al 30%, per chi ha giocato gran parte delle proprie carte nella ristorazione. Buona la tenuta per chi ha puntato su online e consegne a domicilio. Pochi gli stravolgimenti sul fronte prezzi, se non per le aziende che riforniscono la grande distribuzione. Anche per il vino, il 2020 non è stato un anno normale. Graziato in campagna, con un’annata che, nel Mantovano, non ha visto soffrire le vigne, è stato bastonato dal mercato.
La chiusura del canale Horeca (alberghi, ristoranti, bar, catering) è stata la causa principale della flessione della domanda. «È innegabile: il calo c’è stato - racconta Corrado Cattani, presidente del Consorzio vini mantovani, in quota Coldiretti - e chi, nel corso degli ultimi anni, ha lavorato soprattutto con l'horeca ha subito una diminuzione dei fatturati. Le enoteche, per esempio, hanno avuto un calo su base annua del 20%».
Ha tenuto la vendita ai privati, ed è andata bene a chi ha colto la sfida dell’online: «Chi ha investito in maniera pesante e ha saputo mettere in piedi una macchina organizzativa adeguata, ha fatto ottimi risultati». Ha retto anche il canale Gdo, ma molte cantine, per non chiudere l’anno con troppe giacenze, hanno accettato anche prezzi troppo bassi. Una nota positiva riguarda il Natale: «Questo dicembre è andato meglio di quello passato - prosegue Cattani - Chi ha continuato a prendere uno stipendio, si è concesso il lusso di qualche bottiglia in più di buon vino». Confermano le difficoltà alla cantina Gozzi di Monzambano, che, per salvare la fetta di mercato dei privati nei momenti di lockdown più severo, hanno attivato le consegne a domicilio.
Risicati gli ordini della ristorazione, che rappresenta il 50/60% della clientela, lenta la ripresa dell’export: «Olanda e Belgio si sono fermati, così come la Germania. Stiamo cercando di tornare negli Usa - spiega Elisabeth Gozzi - ma tutto sta ripartendo molto lentamente». Ordini in calo, ma meno del previsto, per la cantina Ricchi, sempre a Monzambano: «Siamo un’azienda storica e negli anni siamo riusciti a fidelizzare un grande pacchetto di privati che ci stanno aiutando a superare il periodo negativo - racconta Chiara Tuliozi - Dopo la riapertura di maggio, il periodo estivo è andato abbastanza bene, così come il Natale. Con l’ulteriore chiusura, abbiamo ripreso le consegne a domicilio. Pur mancando una grossa fetta di mercato, le perdite sono state contenute».
Dall’altra parte della provincia, nelle terre del lambrusco, valgono le stesse regole. E la spunta chi si rivolge al consumatore finale. «Per le vendite - dice Luciano Bulgarelli, presidente della Cantina sociale di Quistello - c’è stata una tenuta. Le vendite dirette, in aumento, hanno compensato la mancanza della ristorazione». Tra i punti di forza l’e-commerce: «Avevamo già un sito funzionante, che in questi mesi ha dato ottimi risultati».
Le consegne a domicilio hanno salvato una parte del fatturato di molte cantine anche per Marco Formigoni, produttore di Revere e presidente della sezione vino di Confagricoltura: «Le consegne aiutano, e consentono di fidelizzare i clienti, ma i grossi numeri si fanno con la ristorazione». A pesare, ora, è l’incertezza: «La vite continua a produrre, ma chi comprerà il nostro vino?». —
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