Italia, è friulano il terzo esordiente più giovane: ecco chi è Pafundi, il talento dell’Udinese che piace ai grandi club
Gino Pozzo ha in mano un contratto fino al 2025 e vorrebbe fare di lui il nuovo Sanchez: serve pazienza
La notte albanese si porta via l’Italia, la sua vittoria nell’amichevole con la nazionale guidata da Edy Reja e i sogni di un ragazzino di 16 anni, 6 mesi e 3 giorni che la sera prima è diventato il terzo italiano più giovane ad esordire in azzurro con i “grandi”: Simone Pafundi.
Sono passate poco più di 24 ore da quando il ct Roberto Mancini rispose alla curiosità di chi dal Friuli gli chiedeva: «Mister, perché ha convocato Pafundi? Anche a Udine l’abbiamo visto pochissimo...».
Lì il “Mancio” ha recitato una parte del copione che gli piace, quella del talent scout, anzi, del “lanciatore” di talenti. «Penso che possa diventare un grande giocatore», disse prima di accostarlo a Zaniolo, anche lui pescato nella Primavera dell’Inter prima che passasse alla Roma ed esordisse in A.
Prima di Pafundi, invece, l’operazione lancio ha riguardato l’atalantino Scalvini e Willy Gnonto, un altro giovanotto scartato un po’ in fretta dal club nerazzurro. Sono tutti giocatori a disposizione per l’ultima amichevole azzurra dell’anno solare, domenica a Vienna contro l’Austria.
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Chissà se ci sarà ancora spazio per il “talentino” dell’Udinese che, in definitiva, ha giocato solo i minuti di recupero a Tirana, tra l’altro arrivando anche a un soffio dal gol su un traversone teso di un altro esordiente, Pinamonti, di testa, lui che è alto 164 centimetri.
D’altra parte non sono le cifre che interessano al ct e, più in generale gli addetti ai lavori, quando si parla di Simone Pafundi. Perché non è un gigante, ma ha un piede sinistro “che canta”. Perché ha disputato in campionato, quello di serie A, soltanto 22 minuti, nell’ultima giornata della scorsa stagione, a Salerno, ma è considerato ugualmente un predestinato.
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E proprio per cercare di accaparrarsi un potenziale fenomeno molti club hanno cercato di inserirsi alle spalle dell’Udinese prima della firma sotto il primo contratto da professionista, lo scorso marzo, una volta compiuti i 16 anni.
Gino Pozzo, lo stratega bianconero (e del Watford in Inghilterra), quando si parla di acquisti, cessioni e scelte tecniche, ha dovuto proporre alla famiglia Pafundi un progetto articolato per far tacere le sirene di club di prima fascia, visto che – si dice – abbiano ronzato attorno al ragazzino anche Real Madrid, Barcellona e Chelsea.
Sono voci che si sono attenuate davanti alla firma con l’Udinese fino al 30 giugno 2025, a 19 anni compiuti, limite massimo per il primo accordo professionistico, una delle tante norme della Fifa per non “tarpare” i sogni dei giovani talenti e permettere loro di spiccare il volo verso i grandi club. È questo il destino di Pafundi?
L’idea di Pozzo è di plasmare un altro Alexis Sanchez. Il cileno fu acquistato pure lui minorenne, prestato a Colo Colo e River Plate e poi lanciato dall’Udinese che a 22 anni lo passò al Barça in cambio di 40 milioni tra parte fissa e bonus.
Pafundi saprà aspettare con serenità e fiducia il proprio turno adesso che ha esordito in Nazionale? E l’Udinese vorrà completare quest’opera di “lancio” oppure passerà la mano subito a un altro club “venditore”?
Nelle ultime ore si è parlato di un’offerta consistente degli inglesi del Brighton, allenati da Roberto De Zerbi, proprio per Pafundi. Ecco, la notte albanese che si è portata via la Nazionale da Tirana non ha sciolto tutti questi punti di domanda. —
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