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Ноябрь
2022

Giustizia, il viceministro Sisto: “Il Paese vive nel timore di essere indagato, il governo combatterà il processo mediatico”

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L’attacco alla legge anticorruzione Severino e un probabile nuovo bavaglio per combattere quello che definisce il “processo mediatico“. Un bel problema per Francesco Paolo Sisto, visto che per il viceministro il “Paese vive nel timore di essere indagato“. Dichiarazioni, quelle di Sisto, che spiegano che strada voglia battere il governo di Giorgia Meloni sulla Giustizia. Il viceministro ha scelto il palco dell’assemblea nazionale dell’Anci in corso a Bergamo per illustrare quelli che sono provvedimenti ben accetti da parte degli amministratori locali. A cominciare dalla legge Severino, prima vera legge anticorruzione italiana, approvata esattamente dieci anni fa. “La Legge Severino ingiustamente penalizza pubblici amministratori condannati con sentenza di primo grado e che devono subire conseguenze prima che la sentenza diventi definitiva e questo vale anche per l’abuso d’ufficio, un reato scivoloso non per come è scritto, ma per come è giudicato”, ha detto il viceministro della Giustizia all’evento dell’Anci.

Il dibattito sulla Severino – Il riferimento è per quella parte della Severino che impone la sospensione dalla carica per sindaci e governatori condannati in primo grado. Una modifica nella norma era prevista dai sei referendum sulla giustizia promossi dalla Lega di Matteo Salvini e dai Radicali, che proponevano di abrogare il divieto di ricandidatura per i politici condannati in via definitiva. Quel quesito, però, non fu appoggiato da Giorgia Meloni, che decise di sostenerne soltanto quattro su sei. I referendum di Salvini e i Radicali, in ogni caso, vennero bocciati dal voto. All’epoca Meloni disse che abrogare la legge che sancisce l’incandidabilità per i condannati definitivi sarebbe stato “un passo indietro nella lotta alla corruzione e rischierebbe di dare il potere ad alcuni magistrati di scegliere quali politici condannati far ricandidare e quali interdire dai pubblici uffici”.

Meloni e la paura della firma – Oggi Meloni ha usato toni diversi. Parlando dallo stesso palco di Sisto ha spiegato che è “arrivato il momento di affrontare il tema della responsabilità dei sindaci: bisogna definire meglio a partire dall’abuso d’ufficio le norme penali per i pubblici amministratori che oggi hanno un perimetro così elastico che” lasciano spazio a “interpretazioni troppo discrezionali“. La premier ha rispolverato il concetto di “paura della firma” che “inchioda la nazione”. E a proposito della Severino, Meloni ha aggiunto: “Dobbiamo mettere i sindaci e gli amministratori in condizione di firmare serenamente, di sapere se la firma costituisce o meno un reato: non si reclamano impunità ma regole certe sul perimetro della legalità: non si tratta di salvaguardare i furbi ma di tutelare gli onesti che vogliono fare bene il proprio dovere. Il governo si metterà al lavoro per modificare alcuni reati contro la Pubblica amministrazione, a partire dall’abuso di ufficio”.

“Il Paese teme di essere indagato” – Ma all’evento dell’Anci si è parlato anche d’altro. Il viceministro Sisto, infatti, ha annunciato che intervenire sul “processo mediatico sarà uno degli scopi di questa fare del governo per evitare che ci sia un processo parallelo a quello nelle aule giudiziarie da parte dei mass media da cui non c’è difesa”. Secondo Sisto “il Paese vive nel timore di essere indagato in contrasto con l’articolo 27 della Costituzione, la presunzione di non colpevolezza fa sì che in questo Paese possa essere considerato colpevole soltanto chi è stato condannato con sentenza definitiva, ma così non è: per i pubblici amministratori una informazione di garanzia costituisce un elemento di condanna e questo è un dato che va registrato con molta chiarezza e molta franchezza da cui dobbiamo prendere le mosse, il processo è già pena. Questa presunzione di colpevolezza è una inversione senza difesa perché non c’é possibilità di difendersi da un marchio unilaterale di un pubblico ministero“.

Oltre il bavaglio Cartabia – Resta da capire come si tradurranno in termini di legge le parole del viceministro della Giustizia. Un bavaglio per limitare il cosiddetto “processo mediatico” è stato già approvato dal governo di Mario Draghi e dalla guardasigilli Marta Cartabia, recependo al direttiva europea sulla presunzione d’innocenza. Una norma che dà una stretta alla comunicazione di investigatori e pm e che vedeva in Sisto – sottosegretario in via Arenula durante il precedente esecutivo – uno dei primi sostenitori. Evidentemente, però, il berlusconiano pensa di poter fare ancora meglio, o peggio, dipende dai punti di vista. E se quello di Sisto è stato solo un antipasto per le portate principali bisognerà aspettare il primo dicembre, quando il guardasigilli Carlo Nordio presenterà in Parlamento le sue linee programmatiche del governo sulle giustizia.

L'articolo Giustizia, il viceministro Sisto: “Il Paese vive nel timore di essere indagato, il governo combatterà il processo mediatico” proviene da Il Fatto Quotidiano.





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