Ex ciminiera di Ponti sul Mincio: il progetto resta ma è rimandato a tempi migliori
Il progetto di belvedere a 150 metri d’altezza non è naufragato. Semmai rimandato a tempi migliori. Non è ancora detta l’ultima parola per la torre con vista (da record) sulle colline moreniche, un progetto di polo turistico e museale frutto del recupero della ciminiera dismessa della centrale termoelettrica di Ponti sul Mincio.
Dopo l’uscita di scena del Parco del Mincio, costretto a sfilarsi a causa di un nuovo crono-programma non più compatibile con i tempi dei finanziamenti del Gal Garda e Colli mantovani (il parco avrebbe dovuto lavorare sugli allestimenti interni), rilancia l’idea il Comune, che alla demolizione di un simbolo di questi luoghi non vuole proprio arrendersi. Nell’ultimo consiglio, ha dato il via libera a realizzare la sua parte di progetto, inserita nel piano delle opere pubbliche: l’ente costruirà il chiosco previsto sin dal principio, in parte finanziato da fondi del Gal. Giovedì scorso il sopralluogo con i tecnici per poter avviare il cantiere, a breve l’intervento con cui la proprietà (l’azienda A2A Gencogas) recinterà l’area, entro un paio di mesi il via ai lavori ed entro la primavera del 2024, se tutto procederà spedito, l’apertura del punto accoglienza per i turisti.
Il Comune non si ferma perché il chiosco avrà una gestione indipendente, che potrà contare sul passaggio dei 240/250mila ciclisti l’anno della Mantova-Peschiera. E perché è convinto che sulla torre ci si possa ancora giocare qualche carta. Il primo passo è ottenere la proroga dell’autorizzazione ministeriale che consente di tenere in piedi la vecchia ciminiera. «Prima ancora di parlare di un aumento dei prezzi del 250% - dice il sindaco, Massimiliano Rossi - è necessario affrontare il tema della proroga, che la proprietà sta cercando di ottenere. Il ministero dei beni culturali ha trasmesso il proprio parere favorevole al ministero dell’ambiente, che dovrebbe concedere la proroga di cinque anni. Noi, come Comune, abbiamo affiancato l’azienda in questi passaggi e siamo molto fiduciosi».
La proroga consentirebbe di prendere tempo e di valutare il mercato negli anni a venire. La speranza è che l’investimento a carico dell’azienda, alla quale è arrivata soltanto un’offerta giudicata insostenibile perché caratterizzata da costi lievitati dagli 1,8 milioni iniziali ai 4,5 di oggi, torni a essere accettabile. «Del resto, anche se si trovassero immediatamente nuovi finanziamenti - aggiunge Rossi - non sarebbe plausibile spendere tre milioni in più rispetto a quanto previsto all’inizio. Non stiamo costruendo un’opera urgente, una scuola o un ospedale. Il decreto di demolizione è del 2006, non è quindi un problema aspettare ancora». Vale la pena farlo, per il Comune, anche per salvare un simbolo. La centrale di Ponti, costruita negli anni Sessanta con un’architettura all’avanguardia, ha rappresentato, per il paese, e non solo, un volano di sviluppo economico. Uno dei fattori, che insieme con lo stabilimento della distilleria Buton che produceva il vermouth Rosso Antico e con l’arrivo dell’irrigazione sulle colline, ha fatto svoltare questi luoghi. Poco dopo la sua costruzione, era persino raffigurata nelle cartoline illustrate del paese. Tuttora è «un punto di riferimento, ma chi non è di Ponti forse non può capire».