L’accusa della cugina di una delle ragazze morte a Gorgo: «Ce l’hanno ammazzata, in macchina non si deve correre»
foto da Quotidiani locali
«Ce l’hanno ammazzata. Non bisogna correre in macchina. Chi guida deve sentirsi responsabile anche per tutti quelli che sono con lui in auto. Barbara sarebbe ancora qui se avessero avuto un po’ di testa. Non so cosa direi se potessi vedere quello che guidava...».
La cugina di Barbara Brotto è la familiare che sin da subito ha portato conforto a mamma Gabriella Stoccato. La madre continua a piangere, la figlia Barbara era la sua vita. A continuare a darle conforto è la cugina, che da Padova in questi giorni si è trasferita a Rustigné di Oderzo.
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«A quelli che guidano così direi: so che siete adolescenti, magari volete farvi vedere con una bella macchina e le ragazze. Tutti ci siamo passati, ma una cosa del genere...», prende fiato la cugina.
Per lei è come se vi fosse una responsabilità collettiva, anche degli amici che erano con Barbara. «Quelli dell’altra auto non sappiamo nemmeno chi siano», spiega.
Il suo vuole essere un appello a tutti i giovani. Nulla potrà riportare in vita Barbara, ma perché la sua perdita possa servire almeno a far riflettere e salvare altre vite.
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«Bisogna fare prevenzione, bisogna far capire ai ragazzi che devono andare piano, serve educazione stradale. Non si possono fare degli scherzi con la macchina», è l’appello che vuole sia diffuso.
«È come avere in mano una pistola», aggiunge la cugina. «Quando si hanno in macchina altre persone bisogna avere ancora più senso di responsabilità, bisogna pensare anche agli altri che sono con te».
Doveva ancora compiere 18 anni Barbara. La famiglia, di origini siciliane, viveva con la mamma in un appartamento in via Anzanel a Rustignè. Aveva frequentato l’istituto Obici di Oderzo, indirizzo socio sanitario.
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Ma da qualche tempo aveva lasciato gli studi e aveva iniziato a lavorare, per essere di sostegno alla mamma Gabriella. Anche sabato sera aveva appena terminato il suo turno lavorativo, come cameriera in una pizzeria.
«Mia cugina aveva appena finito di lavorare», racconta. «Era in quella macchina perché c’era il suo ragazzo, gli altri erano principalmente amici del suo ragazzo».
Un destino crudele, Barbara non era mai salita prima in quella Bmw, doveva essere un sabato sera in compagnia del suo fidanzato. Poi la scelta di andare con la compagnia e salire su quella vettura.
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«C’è una mamma che piange, un dolore che non si può descrivere», spiega la cugina, che vuole proteggere Gabriella dall’assalto dei cronisti.
Non possono accettare la perdita avvenuta così tragicamente, non possono esserci delle risposte. «Anch’io ho una figlia, non potrei mai sopportare una cosa del genere», è il suo pensiero.
Anche la cugina è accorsa nella nottata della tragedia, arrivata da Padova per portare conforto a mamma Gabriella. «Barbara aiutava sua mamma, era una ragazzina buonissima, era piena di sogni. Una ragazzina di 17 anni, progetti ne aveva tanti. Non ci sentiamo di dire altro...».
Due donne che si aiutavano l’una con l’altra, mamma Gabriella e la figlia Barbara. «17 anni in cui mi hai cresciuta da sola», attraverso i social la ragazza aveva lanciato così un messaggio d’affetto alla madre. Gabriella lavora alla cooperativa sociale Ai Tigli a Gorgo al Monticano.
Barbara, che studiava nell’ambito socio sanitario, per una stagione aveva collaborato nella stessa cooperativa. Tutti i suoi progetti si sono spezzati in un sabato notte, che doveva passare in spensieratezza con il suo ragazzo. Finché è salita su quella Bmw.