Udine, dal Castello al parco Moretti: ecco la mappa dello spaccio
UDINE. È fitta la rete di spaccio in città, come dimostrano gli ultimi sequestri delle forze dell’ordine e le continue segnalazioni che giungono dai cittadini. Parchi, zona stazione, edifici periferici abbandonati, villette, androni e garage di condomini, stradine fuori mano, sottopassaggi e aree di parcheggio.
I posti e i riferimenti cambiano a seconda del tipo e della quantità di stupefacente ricercato.
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Sabato 18 marzo, solo per fare gli esempi più recenti, la polizia ha sequestrato quasi due chili di cocaina e anfetamine a un dominicano residente in città poi finito in carcere, mentre i carabinieri, nella stessa giornata, hanno recuperato alcuni chili di hascisc in pieno centro, nella zona del Castello e arrestato uno straniero.
E ancora: pochi giorni prima, nel quartiere di San Rocco, gli agenti della Questura hanno bloccato un migrante afghano con oltre 60 grammi di cocaina.
Ma l’elenco potrebbe essere molto più lungo e, comunque, sarebbe solo la punta dell’iceberg rispetto ai quantitativi che quotidianamente circolano a Udine e in provincia.
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Sì, perché, richiamando l’azzeccata metafora utilizzata più volte dall’ex procuratore capo di Udine Antonio De Nicolo (ora alla guida dei magistrati triestini), quando si parla di lotta ai traffici di droga, la sensazione di chi indaga è la stessa di chi «cerca di vuotare il mare con un cucchiaino», in quanto ogni volta che si stronca un canale, una certa fonte di rifornimento, subito se ne apre uno nuovo.
E questo perché, a monte, c’è la legge economica (anche se in questo caso si parla di economia illegale) della domanda e dell’offerta. In altre parole, se il traffico è fiorente, significa anche che, purtroppo, la domanda è alta.
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I luoghi della droga a Udine, in buona parte, sono quelli di sempre, ma, allo stesso tempo, fornitori e acquirenti cercano sempre di sfuggire ai controlli delle pattuglie e, per questo, non solo cercano punti d’incontro “puliti”, mai utilizzati prima, ma per arrivarci senza essere notati – nemmeno dalle telecamere – adottano gli escamotage più fantasiosi, ovviamente camuffandosi con cappucci, ma anche usando mezzi più difficilmente individuabili rispetto a un’auto (subito rintracciabile per via della targa) come monopattini, bus o altri mezzi.
Premesso che gli scambi avvengono un po’ ovunque, ecco alcuni posti di spaccio desunti dalle ultime note ufficiali degli investigatori e da precise, e spesso ripetute, segnalazioni della popolazione. Si va dal sottopassaggio della stazione, quello che porta verso via della Cernaia, all’area che c’è tra il Terminal studenti e il retro del cimitero, dalle palazzine abbandonate di via Sabbadini ai parchi di via Bertaldia e di San Domenico.
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Ma se si parla di aree verdi, nessuna sembra essere del tutto esente da «strani andirivieni» e «scambi sospetti».
Uno di parchi più utilizzati dagli spacciatori è il Moretti dove ci sono stati anche numerosi arresti. Qui la droga, che viene nascosta dappertutto, anche negli alberi, in più occasioni è stata trovata in quantitativi più rilevanti rispetto alle singole dosi.
Segnalazioni arrivano anche dal parco Brun, in Chiavris, dal colle del Castello, dalla collinetta che c’è al centro di piazza Primo Maggio, dal parco Alpi di via Melegnano e dall’area verde tra il parcheggio del Panorama di viale Venezia e via Cormôr Basso.
Rimanendo in viale Venezia, i residenti in grandi condomini segnalano movimenti continui attorno a garage o a determinati appartamenti. Ed è sempre la gente, già verso la fine dell’anno scorso, ad aver segnalato la situazione di poca sicurezza e le presenze sospette nell’area abbandonata, in buona parte di proprietà delle ex Ferrovie dello Stato e ora in vendita, tra via Buttrio e via Giulia. Infine, non mancano gli angoli – sempre nuovi – nel centro storico. Tra questi l’area della galleria Antivari (ex Astra).
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Ma chi gestisce questi giri? E dove sono i “magazzini”? Difficile dire chi tiri le fila ad alto livello: per risalire ai “pesci grossi” ci vogliono mesi di indagini, a volte anni. Ma, stando agli ultimi arresti delle forze dell’ordine, la vendita al dettaglio è gestita per la maggior parte da cittadini afghani e pakistani.
Alcuni di loro sono ospiti del centro di accoglienza allestito all’interno dell’ex caserma Cavarzerani. Non si può escludere che le scorte di stupefacente siano depositate nelle vicinanze, magari nelle campagne, o comunque in periferia.
Tempo fa, solo per fare un esempio, la Squadra mobile aveva sequestrato oltre 10 chili di hascisc lungo il greto del Cormôr, a Basaldella, alle porte di Udine. —
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