Quei castagneti sonori tra passato e futuro a Valchiusa e Chiesanuova
Valchiusa
Il bosco della cresta di Roussì, che divide il Comune di Valchiusa da quello di Rueglio in Valchiusella, e il bosco a nord della Cappella di Belice sul Monte Belice a Chiesanuova, in Valle Sacra, sono accomunati da alcuni fattori: innanzi tutto, entrambi i boschi sono castagneti.
Il bosco sonoro diffuso
In secondo luogo entrambi i boschi hanno peculiarità paesaggistiche di pregio che li hanno resi idonei a essere sede del neonato Bosco sonoro diffuso, il progetto che ha previsto la creazione e l’installazione di due megafoni giganti costruiti in legno a filiera locale nei boschi del Canavese (progetto finanziato dal Gruppo di azione locale Valli del Canavese - piano di sviluppo locale“Terre di economia inclusiva” - Psr 2014-2022 – capofila Consorzio forestale del Canavese).
La strada per i castagneti
Al bosco della cresta di Roussì si arriva da Rueglio, percorrendo la strada panoramica che va verso il rifugio escursionistico Bossola e girando a destra nel piazzale poco prima di Pian del Benecchio.
Al bosco del Belice si arriva invece da Chiesanuova, percorrendo la strada che va verso la Chiesa e girando a destra al bivio per il Santuario stesso, continuando quindi più su, verso le Cascine Belice.
Il bosco della cresta di Roussì e il bosco a nord del Santuario del Belice sono entrambi castagneti, ma hanno delle differenze: in primo luogo, la loro composizione specifica è differente: il bosco di Roussì è costituito da castagno praticamente in purezza (il castagno è quasi l’unica specie presente), nel bosco del Belice i castagni sono invece in associazione co naltre latifoglie, come le betulle e i sorbi degli uccellatori.
Questa differenza, in apparenza piccola, riflette in realtà delle diversità sostanziali nell’essenza stessa di questi boschi: quello che sono stati nel passato e quello che diventeranno, successivamente, nel futuro.
Passato e futuro di un bosco
La betulla e il sorbo degli uccellatori, presenti solo nel bosco del Belice, sono piante pioniere, tra quelle particolari specie che colonizzano cioè per prime le superfici non boscate. Le piante pioniere crescono in fretta, vivono poco e hanno bisogno di tanta luce: con la loro presenza preparano le condizioni per le piante di una fase più matura del bosco. Se troviamo piante pioniere nel castagneto del Belice significa che queste si sono insediate nel bosco recentemente (indicativamente 30-60 anni fa) e che si sono affiancate ai castagni preesistenti (che venivano coltivati per essere utilizzati) dopo l’abbandono di quelle superfici, prima utilizzate per coltivare o pascolare. La presenza delle betulle e dei sorbi ci comunica anche quale sarà il destino di quel castagneto: queste specie verranno rapidamente sostituite da specie di una fase più matura del bosco, come ad esempio il frassino, l’acero, il ciliegio prima, e le querce poi. Il castagno tenderà ad essere dapprima affiancato da specie diverse e poi a rimanere come specie sporadica del bosco. Questa è infatti la condizione nella quale il castagno si troverebbe naturalmente, in assenza degli interventi da parte dell’uomo ,che in passato ne ha ampiamente favorito la presenza nei boschi perché era una pianta tra le più utili. Nel bosco di Roussì si trova solo il castagno e questo indica un suo utilizzo diverso nel passato: questo bosco veniva gestito esclusivamente per utilizzarne la legna.
Il castagneto di Roussì è infatti un bosco ceduo, ovvero un bosco nel quale le piante si rinnovano da pollone e non da seme. In pratica, se tagliato, il castagno emette rapidamente dei fusti (polloni) dalla base (ceppaia) che nel giro di pochi anni formano un nuovo bosco di castagno. Un castagneto gestito a ceduo è una fonte inesauribile di legname e questo è tutt’oggi il metodo con il quale viene gestito il bosco di Roussì. In assenza di interventi da parte dell’uomo, le ceppaie di castagno tenderebbero a crescere troppo, a ribaltarsi e a essere sostituite da specie più idonee alla stazione. Questo può sembrare strano, ma dobbiamo ricordare che i boschi sono in continua evoluzione: non sono sempre stati come li vediamo e nel tempo mutano, anche radicalmente. Tendiamo a dimenticare questo aspetto e a vedere il bosco come un’entità statica perché il tempo del bosco è infinitamente più lento del nostro. E proprio per questa ragione è importante che il bosco venga gestito da esperti qualificati del settore, che conoscono le dinamiche del bosco e sanno come intervenire assecondandole e consentendo a tutte le funzioni dei boschi di realizzarsi.