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Март
2024

«Cortina funziona quando sa rinnovarsi», Manaigo cambierebbe anche i nomi alle vie

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Tutta vita nel cuore di Cortina, fra la rievocazione del film Vacanze di Natale (quaranta anni dopo) e la musica degli anni’80 che riecheggia nel solenne Salon Dolomieu.

Il Posta ha riconquistato la sua centralità nella conca, e non solo grazie alla posizione, alla tradizione ed alla (momentanea) assenza di altri storici hotel, oggi in ristrutturazione. Ma soprattutto grazie alle idee e alla vivacità del suo titolare Gherardo (Gheo per gli amici) Manaigo.

Ma da cosa nasce questa sorta di operazione nostalgia?

«È un mix: si parte dall’idea che chi viene in montagna cerca il divertimento, la convivialità, il ritrovo con gli amici; poi dalla constatazione che alcuni miti della nostra gioventù rimangono icone anche per i ragazzi di oggi, penso a Claudio Cecchetto o ai fratelli Vanzina, a Jerry Calà e Alan Sorrenti, solo per fare qualche nome; infine una chiacchierata fra amici e scatta la scintilla».

Ma, da Hemingway a Sandy Marton, qualcuno potrebbe storcere il naso.

«E perché? Quest’anno è vero, abbiamo festeggiato i 40 anni del film Vacanze di Natale, con il regista Carlo Vanzina, il produttore Aurelio De Laurentis, gli attori, ma poi abbiamo anche presentato molti libri; sabato faremo questa sorta di discoteca anni Ottanta, ma abbiamo anche tenuto un convegno sulla sostenibilità con il patron di Technogym, Nerio Alessandri, Banca Generali e la campionessa Federica Brignone. Insomma, non ci tiriamo indietro, mettiamo a disposizione il nostro palcoscenico, che è unico e centralissimo a Cortina e vogliamo essere contemporanei. Le cose più interessanti nascono dalla contaminazione fra idee e generazioni».

Discendente dei fondatori dell’Hotel de la Poste, Gherardo Manaigo, classe 1968, lo dirige dal 2010 con la cugina Michela. È stato presidente degli albergatori di Cortina, numero due della Dmo Dolomiti, attualmente presiede il Distretto turistico Dolomiti e l’associazione Cortina olimpica, ed è stato tra i fondatori di Cortinairport. Ad indicare che il suo impegno è sempre andato ben oltre gli storici muri del Posta, che pure lo impegnano parecchio. Ma Cortina si porta dietro anche qualche acciacco: viabilità, infrastrutture, mille polemiche interne su tutto. Sembra una signora fragile e disillusa. «E noi vogliamo infonderle una buona dose di gerovital, lanciando proposte, valorizzando le esclusività».

Proposte concrete?

«Io inizierei a dare una bella rinnovata alla toponomastica. È mai possibile che ci siano ancora, nel 2024, indicazioni come Ex Palazzo delle Poste (dove le poste non ci sono più)? Ex piazzale Esso? Ex mercato? Ma cambiamo, una buona volta, rendendo più agevole l’accesso a chi usa Google Maps».

Ad esempio?

«Via Ernest Hemingway, Via Giorgio De Chirico, Via Indro Montanelli: valorizziamo chi ha dato lustro a Cortina nel Novecento».

E poi?

«Il Museo delle Olimpiadi e dello sport. Vedo che il Comune ha iniziato ad assegnare gli spazi comunali per le Olimpiadi e mi chiedo perché non partire con questo nostro progetto. Una città che ospita due volte le Olimpiadi invernali non può non avere un suo spazio museale dove conservare i cimeli vinti, le immagini della storia, e dove vivere esperienze. Come Associazione Cortina Olimpica abbiamo il patrocinio del Coni, un’interessante analisi di marketing dell’Università di Venezia, materiale pronto e disponibile fra cimeli, medaglie, ma è chiaro che le famiglie degli atleti lo daranno quando avremo uno spazio comunale a disposizione».

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A cosa pensate?

«Al terzo piano del palaghiaccio, che ha spazi disponibili ma è rimasto al grezzo dal 1956; poi alle sedi del trampolino storico e della nuova pista da bob. Abbiamo una collaborazione con l’Università di Padova per realizzare simulatori attraverso i quali il visitatore potrà provare l’ebrezza di uno slalom con gli sci e di una discesa in bob come se fosse un campione di quegli sport. Insomma, un museo interattivo, niente di polveroso o nostalgico; uno spazio dinamico che appartenga a chi ama lo sport»

C’è poi la questione annosa dell’aeroporto.

«Certo. Un piccolo aiuto al problema della viabilità potrebbe darlo l’aeroporto, di cui propongo la riattivazione. E la nostra idea nasce da studi ben precisi su dove va il turismo e che ci dicono che per portare un certo tipo di clientela devi essere veloce nei collegamenti; che la riduzione della popolazione in Europa ci obbligherà, se vogliamo essere competitivi, ad avere sempre più turisti da altri continenti; che per farli arrivare qui bisogna essere collegati con gli aeroporti di Venezia, Treviso, Verona, Milano, ma anche di Monaco di Baviera ed Innsbruck».

Quindi cosa proponete?

«Dei Commuter regionali, aerei turbo elica fino a 19 posti, che facciano la spola fra questi hub aeroportuali e il nostro piccolo scalo di Fiames, che esiste già per fortuna sulle carte aeronautiche. Basterebbe una delibera della giunta comunale per essere operativi e vincere sul tempo la concorrenza di altre stazioni turistiche invernali, che sono già venute a studiare il nostro progetto. La tecnologia avanza, perché non sfruttarla quando abbiamo aeromobili che necessitano di piste non più lunghe di 400/500 metri per decollo e atterraggio. Così riusciremo a collegare con facilità e piccoli aeroporti le sedi del territorio olimpico, da Bormio alla val Gardena».

Ma dove va il turismo?

«Il turismo è cambiato, sta ancora cambiando, molto rapidamente. Anzi, è sbagliato parlare di turismo, meglio concentrarci sui turismi. E la tradizione non basta più a competere a livello internazionale se non si coniuga con l’innovazione e con le tendenze del mercato.Cortina deve essere promossa anche per la qualità della vita che può garantire, per favorire il ritorno dei cittadini, stanchi della vita caotica dei centri urbani e desiderosi di staccare. Oggi con le nuove tecnologie si può vivere qui e fare anche attività professionali impegnative. Ma Cortina bisogna promuoverla tutti insieme, facendo sinergie, capendo che i competitor oggi sono altrove non in casa: si tratta di Gstaad, Sankt Moritz, Garmisch».

E come si fa a promuovere Cortina?

«Dall’interno, lavorando per evitare l’ulteriore spopolamento e garantendo i servizi. Io ero ragazzo quando qui avevamo la prefettura e l’Agenzia delle entrate, che oggi non ci sono più. Come non abbiamo ancora un nuovo ospedale, ma nemmeno un calzolaio: servizi diversi, certo, ma tutti utili al residente come al turista. Ma Cortina ha il suo appeal ancora intatto e dobbiamo lavorare sui vari pubblici e poi sui grandi appuntamenti, avendo la fortuna di esserci conquistati Mondiali del 2021 e le Olimpiadi 2026».

Un esempio?

«Penso al curling e al polo, a chi cammina in montagna e ai biker, con bici da strada da 20mila euro, che chiedono di essere ricoverate in garage sicuri e vigilati, cosicché per loro sia possibile verificare dal cellulare, via Wi-Fi, lo stato della loro preziosa bici; ai motociclisti e amanti delle auto storiche; ai golfisti che arrivano fin dalla lontana Thailandia; ai gastronauti in cerca di una degustazioni particolari. E poi i tradizionali appassionati di montagna: i climber, che ora possiamo ospitare anche nella palestra di roccia coperta, e i camminatori delle Alte vie. Tutto serve a destagionalizzare gli arrivi, ad arricchire la nostra proposta».

Resta il problema di come si arriva a Cortina.

«E soprattutto l’angoscia della ripartenza la domenica. Ormai è questo il tema delle cene del sabato sera: tu domani a che ora riparti? »





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