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2024

Professionisti della montagna: la riforma delle polemiche

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Professionisti della montagna: la riforma delle polemiche

foto da Quotidiani locali

Non appena, tra oggi e domani, il pericolo valanghe scenderà da 3 a 2, riprenderanno il fuoripista, le ciaspolate, lo scialpinismo. Chi saranno gli accompagnatori? Le guide alpine o quelle escursionistiche? Ritornerà, insomma, la competizione tra professionisti e no. «Fino a prima delle recenti nevicate, abusivi hanno continuato a svolgere mansioni che non competono a loro», punta il dito accusatore Enrico Geremia, a capo delle Guide Alpine del Veneto. Ma il tema è molto più vasto.

Diecimila in Italia

Sono circa 10 mila le persone in Italia, tra guide ed accompagnatori, che provvedono alle uscite in sicurezza in alta quota. Più di un migliaio operano in provincia, circa il triplo nel resto del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige. C’è grande dibattito, ormai da anni, su chi fa che cosa. Il parlamentare Enrico Borghi, di Italia Viva, ha presentato una proposta di legge che punta al riordino del settore, istituendo quattro figure: la guida escursionistica di montagna (che va a sostituire l’accompagnatore di media montagna), il maestro di arrampicata, la guida Fas e la guida canyoning.

Le reazioni sono state pesantissime. Il Club Alpino Italiano, al quale fanno riferimento per storia e tradizione, le Guide Alpine, nell’intendo di promuovere la massima sicurezza in montagna, sta tentando una mediazione, cioè di portare a sintesi le diverse posizioni garantendo il riconoscimento professionale alle diverse figure, ma pretendendo la condivisione, anzi l’unitarietà formativa.

In campo il Cai

Ecco perché in settimana si terrà a Roma un vertice in sede Cai che comincerà a trovare il modo di portare intorno allo stesso tavolo le diverse componenti che si stanno di fatto contrastando. E, in particolare, per preparare l’audizione sul disegno di legge Borghi che si terrà in Senato il 15 marzo.

«Non nascondiamo la preoccupazione – ammette Renato Frigo, presidente regionale del Cai – sul fiorire in particolare di nuove figure di istruttori di arrampicata e di accompagnatori senza un percorso formativo comune. Ogni realtà si arrangia in proprio, magari facendo riferimento sempre al Cai. I tempi, invece, sono maturi affinché tra tutte le figure professionali che operano in quota si trovino delle basi culturali e formative comuni. Tenendo sempre in giusta considerazione – rimarca il presidente del Cai regionale – le esperienze formative e professionali delle guide alpine e di altre associazioni che si occupano professionalmente di accompagnamento».

Frigo ovviamente conferma che proprio il Cai dovrebbe essere il punto di riferimento istituzionale: «Da sempre opera nella formazione e nell’accompagnamento, dell’alpinista come dell’escursionista».

Istruttori professionalizzati

Con 1.350 istruttori di alpinismo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia e oltre 200 titolati di escursionismo, secondo Frigo il Cai ha l’autorevolezza, le competenze e l’esperienza per poter svolgere questo importante ruolo. E, tra l’altro, per poter avanzare una proposta di legge che recepisca puntualmente le esigenze di quella che alla fin fine è la sicurezza in montagna.

Nei giorni scorsi è intervenuto anche il Collegio Nazionale Guide alpine italiane, per precisare – a fronte delle polemiche in atto – che «le Guide alpine Italiane non sono state coinvolte nella stesura di questo disegno di legge e non ne sono promotrici». Precisa, inoltre, che il primo articolo dello stesso disegno di legge non va a creare una nuova figura professionale ma a modificarne una già esistente, quella di Accompagnatore di media montagna, istituita dalla legge nazionale n. 6 del 1989, art. 21.

Le Guide alpine

«C’è o no un tema di sicurezza in montagna, tanto più pressante considerato il numero esponenziale di frequentatori? Si pone, quindi – si chiede ancora Geremia – un problema di professionalizzare l’accompagnamento per meglio garantire la sicurezza? Ecco, dunque, che quell’articolo in oggetto, semplicemente modifica il nome di questa figura professionale da “Accompagnatore di media Montagna” in “Guida escursionistica di montagna”, inquadrandone l’attività come già faceva la legge 6/89, con alcune specifiche aggiuntive».

Questo articolo, oggetto della polemica sollevata da Associazioni di Guide ambientali, di fatto dà la possibilità, ma non l’obbligo – precisa il Collegio Nazionale delle Guide Alpine – alle Guide ambientali di vedersi riconosciuta la propria competenza professionale, facendo richiesta di rientrare negli elenchi ordinistici degli Accompagnatori di media montagna, a patto di adeguare la propria formazione e di superare l’esame di abilitazione finale.

Per la verità da parte delle varie associazioni di accompagnatori, si è contestata soprattutto l’eventuale istituzione degli elenchi speciali per le nuove professioni «la cui tenuta e affidata ai collegi regionali delle guide alpine».

Abilitazione all'esercizio

Presidente del Collegio Veneto è appunto Geremia. «E’ vero, l’abilitazione all’esercizio delle professioni la ottiene chi è iscritto all’elenco. E che ha l’abilitazione tecnica, conseguita attraverso la frequenza di appositi corsi sia teorici e pratici, con il superamento di specifici esami». Guide ambientali, escursionistiche e di canyoning, nonché i maestri di arrampicata sportiva temono, con questo, di perdere i titoli acquisiti e non desiderano affatto di passare sotto le forche caudine delle guide alpine.

Protesta delle associazioni

«E’ evidente che se ci poniamo intorno ad un tavolo per riflette potremo trovare una sintesi, altrimenti no» interviene il presidente regionale del Cai. Aigae, Lagap, Assoguide e Agae, le associazioni delle guide ambientali ed escursionistiche, insieme a quelle canyoning, hanno costituito un tavolo di consultazione permanente ed hanno promosso una raccolta di firme, in ambito nazionale, peraltro ferma a quota mille, per dire che la proposta di legge non va bene e sollecitare l’intervento sia del ministro dello sport, Andrea Abodi, che del presidente del Coni, Giovanni Malagò.

Esplicita anche la sollecitazione al parlamentare Borghi ad essere più coinvolgente. Il timore è che la riforma di fatto stoppi anche gli istruttori affiliati alla Federazione Arrampicata Sportiva Italiana (Fasi), all’Unione Italiana Sport Per Tutti, Us Acli (Unione Sportiva Acli), Opes (Organizzazione Per l'Educazione allo Sport) e Csen (Centro Sportivo Educativo Nazionale).

Liberalizzazione delle professioni

L’Associazione delle Guide Ambientali Escursionistiche (Gae) è dal canto sua intervenuta per lanciare un pesante allarme: «la nuova figura di Guida Escursionistica di Montagna prevista dal disegno di legge metterebbe ingiustificatamente a rischio le qualità professionali e l’accesso all’attività di oltre 7.500 Guide Ambientali Escursionistiche, che da ormai 30 anni operano su tutto il territorio nazionale». Il 28 febbraio le associazioni si sono incontrate ed hanno concluso che il riordino proposto da Borghi è di fatto in contrasto con le tendenze europee orientate alla liberalizzazione di queste professioni.





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