Un secolo di storia dell’arte a Pavia: la scuola di Arslan e gli allievi illustri in mostra
foto da Quotidiani locali
Fotografie, lettere, prime edizioni, fogli dattiloscritti e appunti sparsi raccontano Un secolo di Storia dell’arte . L’istituto, i maestri, gli allievi, in un mostra che si sdoppia tra la biblioteca di Storia dell’Arte (palazzo centrale dell’Università di Pavia) e il foyer dell’Auditorium San Tommaso (piazza del Lino 1).
Gli storici dell’arte del dipartimento di Studi Umanistici di Pavia hanno riavvolto il nastro di una scuola fondata in ateneo negli anni Quaranta quando arriva in città Wart (Edoardo) Arslan, studioso poliedrico e primo docente ordinario di Storia dell’arte dell’ateneo pavese. Rimane in cattedra dal 1942 al 1968 e forgia una classe di allievi, tra i quali Rossana Bossaglia, Maria Grazia Albertini Ottolenghi, Franco Renzo Pesenti, Antonio Cadei e Adriano Peroni.
Sono ora i “nipoti” degli allievi a rendere omaggio a quel periodo fertile in cui fiorirono gli studi di storia dell’arte, dalla miniatura medievale al Settecento, dall’arte lombarda tra Visconti e Sforza e il Liberty.
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La narrazione comincia in biblioteca di Arte con gli ex libris che, nel 1927, Arslan aveva commissionato all’amico Renato Mazzacurati, pittore e scultore, “scopritore” di Ligabue. Gli ex libris ritraggono un uomo al lavoro, un contadino che scava e uno che raccoglie i frutti, metafore del lavoro dello storico che, nel primo caso, “ approfindisce” e, nel secondo, dà importanza ai risultati.
Il percorso della mostra - che sarà visitabile fino al 14 aprile - prosegue nel foyer dell’Auditorium di palazzo San Tommaso. Nelle teche, tra i documenti di e su Arslan, c’è posto per i suoi allievi, che nel tempo, ne hanno raccolto l’eredità. Una foto di Rossana Bossaglia giovanissima, estrapolata dal fascicolo personale di studentessa universitaria di Pavia (dove si è laureata in storia dell’arte medievale), alcuni calendari delle lezioni con i temi trattati; immagini e lavori di Adriano Peroni che ha insegnato storia dell’arte medievale a Pavia fino al 1968, per poi trasferirsi a Firenze. A lui si devono le indagini pionieristiche di archeologia mediavale urbana a Pavia e a Lomello negli anni Settanta. E poi volumi, pietre miliari per lo studio dell’arte, come quello del 1968 sulla Certosa di Pavia, con la presentazioni di Cesare Angelini e la dedica al maestro Arslan, scomparso da pochi mesi.