Carrello della spesa a Trieste e Fiume: in Croazia scontrino più salato del 12%
Prodotti uguali in due punti vendita della stessa catena di supermercati. Il reportage della televisione N1 e la conferma dei rincari in Croazia
TRIESTE. Fare la spesa a Trieste ai croati conviene ancora. Saranno anche passati decenni da quando il capoluogo giuliano era una mecca per i cittadini della Jugoslavia, che affollavano piazza Ponterosso alla ricerca di jeans e altri prodotti “rari” nella Federazione socialista, ma nel nuovo contesto inflazionistico del 2024 la gita a Trieste per ragioni di shopping non è una ipotesi da escludere. La conferma l’ha pubblicata in questi giorni la televisione croata N1 che, dopo aver raccolto i tanti commenti dei consumatori – soprattutto nelle città croate più vicine all’Italia, come Fiume – secondo i quali «dall’altra parte si spende di meno», ha deciso di indagare. Scoprendo che a parità di prodotti a Trieste si risparmia circa il 12%.
La troupe televisiva ha allestito un minuzioso esperimento, decidendo di testare i prezzi - ha precisato - «nella stessa catena di vendita al dettaglio a Fiume e a Trieste». Senza menzionare il supermercato prescelto («negozio di categoria medio-bassa senza marchi famosi»), i giornalisti raccontano di essersi presentati con la stessa lista della spesa in entrambe le città. Tra i prodotti acquistati figurano carta igienica, uova, pane, latte, caffè, olio, pasta, farina, zucchero, formaggio, carne. Prodotti insomma di prima necessità. A Fiume la spesa complessiva è costata 51,71 euro. A Trieste lo stesso carrello si è riempito con 45,36 euro. La differenza è di 6,35 euro, ovvero circa il 12%.
«Se diamo un'occhiata al listino e confrontiamo i prezzi, arriviamo alla conclusione che in Italia la carne fresca è più cara e lo stesso vale per il pane, ma tutti gli altri alimenti sono più economici», tira le somme il portale N1, secondo cui «le maggiori differenze di prezzo si riferiscono ai prodotti di marca». Considerando anche le spese di viaggio, la tv consiglia ai croati: «Se intendete spendere meno di 120 euro non vale la pena andare a Trieste solo per lo shopping. Ma se puntate ad acquistare marchi noti e a spendere più di questa cifra, allora andare a Trieste potrebbe non essere una cattiva idea».
Il reportage di N1 conferma quanto negli ultimi anni tanti turisti italiani dicono al rientro dalle vacanze in Istria o Dalmazia, ovvero che «la Croazia è diventata cara». Ma perché? Da un lato c’è l’inflazione, che nel 2023 ha colpito più duramente la giovane Repubblica rispetto al nostro Paese. Stando ai dati della Commissione europea, l’aumento dei prezzi in Croazia è stato dell’8,4%, contro il 5,9% registrato in Italia. L’aumento dei prezzi è causato da molti fattori, alcuni dei quali globali. In Croazia ha pesato sicuramente il passaggio all’euro nel 2023 (ma l’inflazione c’era già nel 2022 e di oltre il 10%); conta tanto anche il turismo, che ogni estate porta nel Paese milioni di persone con potere d’acquisto più alto. E i prezzi salati che vengono introdotti a inizio estate spesso non si sgonfiano arrivato l’autunno. C’è poi la differenza di Iva, che in Croazia è al 25% (e al 5% su pane, latte, e altri prodotti di prima necessità), mentre è del 22% e del 4% per beni e servizi primari.
Per quanto riguarda i prodotti alimentari, poi, in Croazia esiste un problema strutturale che dipende molto dalle importazioni. La produzione alimentare è frammentata fra tanti piccoli produttori, che non possono sfruttare l’economia di scala per abbassare i costi e immettere sul mercato prodotti a prezzi più competitivi. Questo è particolarmente vero per vino e olio d’oliva, ma anche per i formaggi. Discorso diverso invece per i carburanti. Il governo croato continua infatti a calmierare i prezzi di benzina e diesel, che al momento non superano 1,49 euro al litro. In Italia si viaggia ormai attorno a 1,9 euro al litro. Insomma, salvo poche eccezioni e considerando anche una differenza di quasi il 30% tra salari (il salario medio in Croazia si aggira attorno ai 1.240 euro al mese, contro i circa 1.600 in Italia), non deve sorprendere che lo shopping a Trieste torni presto di moda tra i croati.