A Monfalcone la protesta dei residenti di Aris contro l’antenna alta trenta metri
MONFALCONE Non si può dire sia spuntato, come un fungo, d’emblée. Pezzo dopo pezzo, c’è infatti voluto un mese perché il nuovo antennone di 30 metri facesse capolino su un fondo privato ad Aris, in via Boccaccio, a circa 120 metri dal centro diurno del Cisi, Consorzio Isontino servizi integrati che accudisce persone disabili, e a un chilometro dall’altro impianto installato da ultimo nell’area cimiteriale. Peraltro non distante, trattandosi di zona periferica a confine con Staranzano, da un altro grande ripetitore in via Trieste.
Residenti preoccupati
Così è montata la preoccupazione nei residenti, all’oscuro della predisposizione, che hanno servito una petizione corredata da una trentina di firme, per chiedere di non attivare l’impianto di Wind Tre e anzi di smantellarlo. I timori riguardano due aspetti in particolare, come si apprende: possibili impatti negativi sul valore degli immobili lì situati, quattro palazzine su altrettanti piani (il complesso più alto, ma la punta dell’antennone svetta da pari) e una serie di villette e bifamiliari più basse; e l’allerta per eventuali riverberi sulla salute.
Il fondo
Il fondo appartiene alla società agricola Kohisce: Marko Pahor (Ferro Julia e Minimax) lo acquistò diversi anni fa in pacchetto con un altro terreno sul Monte Hermada: il precedente titolare, poi mancato, li alienò assieme. Il terreno agricolo di Aris si estende per 1.500 m² e solo una piccolissima parte, 50-60 m², è stata affittata, per 9 anni, a una società di telefonia mobile, dopo richiesta che affonda nel 2021.
La pratica autorizzativa, frattanto, s’è esplicata. «Capisco i cittadini – commenta Pahor –, ma ormai le antenne sono un po’ dappertutto: vogliamo essere connessi e non distante ce n’è un’altra di ben maggiore impatto. In ogni caso sono state le autorità preposte a dare il via libera, non ho avuto ruolo nell’iter».
Le parole di Garritani
Si apprende dal vicesindaco Antonio Garritani che due cittadine si sono fatte vive con l’ente, prima confrontandosi con gli uffici e poi chiedendo un incontro alla sindaca (o assessore competente), in agenda il 26 aprile. Personale dell’ufficio Urbanistica ha già illustrato loro il procedimento in questione, «provvedendo anche a consegnare alle due copia del parere favorevole di Arpa», sempre il vice, per l’emissione di onde elettromagnetiche sotto soglia: «Non si tratta di una pratica che passa in giunta, ma è competenza solo dei tecnici. Inoltre è soggetta unicamente a Scia: non c’è modo di vietare il via libera, se l’antenna rientra nelle zone del relativo Piano, oltretutto non stilato da noi». A ogni modo Wind «ha dismesso un altro impianto», seppur in diverso quartiere, cioè in via Cima. «Sono a disposizione delle cittadine, che con altre persone hanno promosso la petizione – conclude –, per spiegare cosa è, o non è, possibile fare. D’altro canto a tutti piace parlare con il telefonino e che questo riceva segnale: se il sito ricade nel Piano, l’esito è tale».
Le accuse dell’opposizione
Non la pensa così La Sinistra che parla di «mancato coinvolgimento dei residenti», di qui la «sottoscrizione, molto partecipata»: «Non si dubita che l’installazione dell’antenna abbia avuto tutti i permessi, ma ciò non toglie che non sia stato previsto un percorso di condivisione». E lamenta «scarsa manutenzione di verde e tombini, sosta insufficiente» nel rione.
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