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Апрель
2024

Nella mente di Elon Musk

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L’intelligenza artificiale e quella naturale (ma «aumentata» da un chip). La conquista dello spazio e gli affari redditizi sulla Terra. I proclami via social e l’appoggio a Trump. Così l’uomo più controverso del momento impone la sua visione.

O lo si ama, oppure lo si odia. Il mondo non usa mezze misure con Elon Musk. Non può essere che così, del resto, per il più controverso degli imprenditori: un uomo tanto geniale quanto scandaloso, che a 52 anni dispone di mezzi economici e di arsenali tecnologici che lo rendono più potente di tanti Stati; un miliardario che opera in campi politicamente rilevanti come le comunicazioni satellitari o le auto elettriche, ed eticamente delicati come la chirurgia neuronale, la robotica, l’intelligenza artificiale, l’esplorazione spaziale... E infatti ha destato entusiasmo, e insieme sconcerto, la recentissima notizia del primo impianto di un microprocessore nel cervello di un paziente, realizzato nei laboratori di Neuralink, la società di neuro-tecnologie che Musk ha fondato nel 2016 a Fremont, in California. Il mondo poi è rimasto turbato alla video-intervista resa da quel primo paziente umano, operato dopo migliaia di test praticati su topi e scimmie: è un americano, Noland Arbaugh, che ha vissuto gli ultimi otto dei suoi 29 anni paralizzato dal collo in giù per colpa di un tuffo sbagliato. Oggi, grazie a un impianto che gli consente di usare il computer con il pensiero, Noland scrive, gioca a scacchi e con il suo videogame preferito, Mario-Kart, e prende lezioni di giapponese e di francese.

Certo, il fine dichiarato da Musk è positivo: connettendo chip e ricettori nervosi, si dice certo di poter restituire il movimento a chi l’ha perduto per malattie o incidenti, e forse perfino la vista in chi è cieco dalla nascita. E Neuralink ha annunciato che la sperimentazione coinvolgerà 22 mila volontari entro il 2030. Ma i rischi connessi all’alterazione neurologica sono tanti, tutti gravi e inesplorati, e l’allarme contro l’imprenditore-Frankenstein suona fortissimo, a livello globale. L’informatica applicata al cervello dell’uomo, sostengono i critici, potrebbe condizionarne la libertà di scelta e trasformarlo nel robot senz’anima dei peggiori romanzi di fantascienza. La stessa paurosa diffidenza iniziano a generare nell’opinione pubblica i robot di Musk. Optimus-Gen-2, l’umanoide prodotto da Tesla, è il più avanzato al mondo. Nei video online già cammina e si muove come noi, e tra pochi mesi infilerà il filo in un ago. E potrebbe costare intorno a 20 mila dollari. Ma in molti incute terrore.

L’incomprensione dei contemporanei, spesso, è il triste destino dei geni. Musk, però, negli ultimi mesi è finito al centro di scandali e polemiche roventi anche per una serie di annunci e di prese di posizione. Lo scorso novembre ha pubblicato un post critico verso la comunità ebraica americana su X, il social network che ha acquistato per oltre 46 miliardi di dollari nel 2022, quando ancora la piattaforma si chiamava Twitter, con la missione di restituirla alla logica libertaria della «freedom-of-speach», la libertà di pensiero. Quel messaggio polemico gli è costato decine di migliaia di milioni in pubblicità, che la Ibm e altri colossi hanno subito ritirato da X. Altre bordate di critiche (e di disinvestimenti pubblicitari e azionari) sono venute a metà marzo, quando Musk in un’intervista ha ammesso di fare uso - sia pure dietro prescrizione medica - di ketamina, una droga potente e pericolosa: «Ci sono momenti in cui nel mio cervello c’è uno stato chimico negativo simile alla depressione» ha spiegato lui, «e la ketamina mi aiuta a uscire dalla negatività. Non penso di averne abusato: lavoro 16 ore al giorno e non posso permettermi di essere fuori gioco».

Mesi d’inciampi e di polemiche, e un’esposizione mediatica comunque eccessiva, hanno prodotto inevitabili turbolenze non solo sull’immagine ma anche sulla capitalizzazione di Borsa delle società di Musk e sui suoi asset finanziari, tanto che Forbes il 21 marzo gli ha tolto il titolo di uomo più ricco del mondo: i suoi 193,7 miliardi di dollari di patrimonio sono stati superati dai 196,3 attribuiti a Jeff Bezos, il fondatore di Amazon. E il 5 aprile, quando Musk ha annunciato che la sua Tesla ha messo da parte i piani per la vettura elettrica a basso costo, facendone crollare il titolo, è stato sorpassato anche da Mark Zuckerberg, il creatore di Facebook. L’ottovolante di gran lunga più pericoloso per Musk, però, è quello politico. Il suo graduale spostamento a destra, ormai, è oggetto quasi di vivisezioni comportamentali. Ogni mossa di Musk viene scrutata nemmeno fosse il sangue di San Gennaro. E ogni volta produce scandalo. Lo scorso dicembre aveva fatto scalpore partecipando ad Atreju, la festa romana di Fratelli d’Italia, soprattutto per una dichiarazione favorevole all’incremento delle nascite, impropriamente letta come adesione alla «grande teoria della sostituzione», il moloch del deteriore sovranismo razzista. Ma il 23 marzo Musk è precipitato ancor più giù, in fondo al cunicolo dei reprobi della sinistra nostrana, perché ha osato difendere Matteo Salvini e le sue politiche contro l’immigrazione indiscriminata: «È scandaloso che il ministro sia sotto processo per aver fatto rispettare le leggi», ha scritto il tycoon su X. Forse a sinistra si sono un po’ consolati a inizio aprile, quando ha presentato un esposto contro Tim (e contro il governo Meloni) perché la società ostacolerebbe l’introduzione di internet veloce e quindi causa un danno a Starlink. Salvini, però, è divenuto un suo fan: l’ha ringraziato per il suo appoggio e ha detto di «condividere tutto quel che dice». Nuovo scandalo.

Lo scandaloso, comunque, è proprio lui: Elon Musk. A scorrere gli ultimi mesi di messaggi che ha inciso su X (dove conta 180 milioni di follower), si scopre che il miliardario s’è messo quasi ossessivamente a gridare la sua contrarietà «all’immigrazione illegale» anche in America. L’espressione che usa più di frequente è «illegal immigrant»: un’accoppiata sostantivo-aggettivo che il politicamente corretto imperante negli Stati Uniti ha bandito dal consesso civile. Desta scandalo, Musk, ma nei suoi proclami online sembra non volersi fermare più. Un giorno definisce «folle» la politica delle porte aperte decisa da Joe Biden, il giorno dopo accusa i democratici di aver permesso l’ingresso di cinque milioni di «illegal aliens» all’anno con l’obiettivo di trasformarli nei loro elettori del futuro. E non è tutto. Come un qualsiasi benpensante di destra, Musk scrive di volere città pulite e sicure, contesta la violenza degli squatter che requisiscono le case sfitte, critica gli eccessi della spesa pubblica. E si scaglia contro l’antirazzismo dei gruppi fanatici alla «Black lives matter», che degenera in razzismo. E sfotte i tic delle teorie gender, le manie lessicali dell’ideologia woke e tutto quello che è «politically correct». Musk è arrivato a scrivere che «la sinistra estrema s’è data l’obiettivo di porre fine all’America».

La sinistra, a sua volta, ha preso a detestarlo. In Italia l’ex premier dell’Ulivo Romano Prodi l’ha relegato tra gli «impresentabili» della destra estrema, accanto allo spagnolo Santiago Abascal, leader di Vox. Ma ora anche i media americani iniziano a mostrare avversione: Oliver Darcy, importante analista della rete progressista Cnn, ha delicatamente descritto Musk come «a right-wing shit-poster», cioè «un tipo di destra che pubblica merda online». The Atlantic, iconica rivista culturale di Washington, l’ha definito «un attivista dell’estrema destra». E il New York Times ha scritto che «se Donald Trump è il campione del “Make America Great Again”, Musk ne è il guardiano». L’attacco dei media benpensanti è appena iniziato e nei mesi prossimi di sicuro si concentrerà proprio su quello che per la sinistra è il nervo scoperto dei suoi rapporti con Trump. Sul punto, finora, Musk è stato ambiguo: a fine marzo, nella stessa intervista con cui ha ammesso la ketamina, ha riconosciuto di aver incontrato l’ex presidente a Palm Beach, in Florida, ma non ha rivelato di che cosa abbiano parlato e - soprattutto - ha negato di sostenerlo con finanziamenti nella sua nuova corsa alla Casa Bianca. In passato, come fanno molti grandi imprenditori americani, Musk versava una cifra identica ai due partiti in lizza. Ma va detto che, sempre su X, s’è anche messo ad attaccare Google per le sue «indebite interferenze sulle elezioni americane», denunciandone «i 41 aiuti offerti ai democratici».

Se nei mesi prossimi Musk si legherà a Trump, la vita per lui diventerà molto difficile. Già oggi Gemini, la piattaforma d’intelligenza artificiale di Google, alla domanda su chi tra Elon Musk e Adolf Hitler abbia «un impatto peggiore sulla società contemporanea», dà un giudizio sconcertante: «Una valutazione definitiva non è possibile». Come se avesse in mente nuovi genocidi e nutrisse l’idea di scatenare una guerra mondiale. Non va dimenticato, del resto, che i sospetti contro di lui sono consolidati. Nel numero del dicembre 2021 che lo proclamava «Uomo dell’anno», Time si diceva incerto se classificare Musk come «genio o pagliaccio, provocatore o visionario, industriale o uomo di spettacolo». E concludeva che «è un miliardario, ma forse un mascalzone». Di certo, tre anni dopo, è l’uomo-scandalo.





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