Deniz Durukan: corpo, musica e potere (Traduzione di Nicola Verderame)
Nell’ultimo quarto di secolo la poesia turca ha visto il moltiplicarsi di voci che rappresentano le molteplici identità e istanze della Turchia contemporanea: dalla componente curda alle rivendicazioni queer e femministe, fino alla poesia di stampo religioso e conservatore, in un vero e proprio caleidoscopio letterario. Deniz Durukan (1966) è una delle autrici più attente alla riflessione tra corpo e potere. Nei suoi versi si innestano elementi pulp e ironici su un substrato lirico, in una trasgressione straniante che punta a minare il senso del pudore di stampo patriarcale, proprio partendo dalla corporeità.
N. V.
***
ognuno ha un’ombra che si allunga su di sé
tante donne sono entrate nella mia vita
le ho ammazzate tutte con un amore fascista
nei capelli rossi di una diciassettenne
sono avvenute esplosioni
nelle sue vene hanno trovato frecce miste a sangue
bisogna camminare, anzi correre
nelle vie miste alle fogne
come strumenti ad arco
allungarsi avanti e indietro
non ti ho dimenticato, dici
con voce ostinata nascondi il tuo respiro
traversiamo strade lastricate di pietra
– di verde non ce n’è –
le ragazze che hanno superato i trenta
lasciano penzolare le gambe nel vuoto
è tutto qui.
***
come
come le persiane delle case dagli alti soffitti
sbatti sul mio muro ed esplode il mio ultimo pudore
sul sedile posteriore di un’auto
faccio sogni in frammenti
ad esempio parliamo di rose e candelieri d’argento
di una donna che si piega a sistemarsi le calze…
moriamo dalla paura della solitudine
passo con vergogna, con timore la strada
svolto per una vita nera e irsuta
un uomo cinese dalla pelle nuda
si stende in me, e altipiani dritti, cervi scarlatti
un piombo bagnato che esce dalla canna…
abbiamo una paura folle di essere dimenticati
parliamo di gerani
non ci interessano il profumo delle violette
la biancheria intima appesa al filo…
ieri è ormai un faro spento; ai piani bassi
di case strette tra loro, ci stringiamo come boccioli
più si invecchia, più ci si concede una chance
***
morso
in te c’è l’odore dell’alga
un ramo capovolto
la fitta profonda che cela le incrinature
eppure la primavera è colma di fiori
sono venuta a te con una cesta
avevo tagliato il ramo su cui ero salita
infranto la monotonia delle strade
corri, vieni a me
dalle vie dove si allineano solenni dimore
spiccano il volo tendaggi a due ali
nemmeno i barattoli resistono all’ozio
rotolano nella loro ristrettezza
la tua carne non entra nell’alveare del buco nero
come una schiuma bianchissima
agli angoli di marciapiede si allineano uomini piccoli e ordinari
spalla a spalla, come per un ballo
accogliamo lo squallido odore dell’aria
ecco, io amo le ragazze, le donne venditrici
il raccoglitore di carta che cammina di lato
io amo quel morso sulle tue labbra carnose
***
fantasia epica
ho la possibilità di germogliare
conservate i miei semi
o gettateli via dal mio gambo
non appartengo più al bouquet
cammino su me stessa con la miseria
di questo quartiere, di questi pavimenti lucidi
mi espando esaurendomi
forse provo interesse per me stessa,
ti bacio persino in quella parte di me
come un drago di komodo
ho indossato la tunica romana
lunga sei metri esatti
avvolgendola dalla vita alle spalle
su questo letto povero
il parlamento pagherà forse
o farà pagare il suo tesoro
con un pugnale di rame?
di’ un po’, chi ci ha infilato in testa questa grammatica
chi ha scritto questo testo sullo specchio di bronzo?
guarda, tocco me stessa
ormai non sono più una sola
sono molte cose
che dicano quel che vogliono
non c’è una lista di cose da fare
cioè possiamo cadere nel buco nero
con un suono che viene dall’ignoto
possiamo perdere l’equilibrio
la vita non è acciaio inox
è arte di carte
ciò che scrivi è ciò che rimane
***
Deniz Durukan è nata nel 1966 a Istanbul, dove vive. Ha pubblicato il suo primo libro di poesie, Şakağına Daya Beni (Appoggiami sulla tua tempia) nel 2005 e il suo secondo libro, Rugan (Cuoio), nel 2009. La sua terza silloge, Dokuz Katlı Sıdıka (I nove piani di Sıdıka) è uscita nel 2016. Deniz Durukan è anche saggista e critica musicale: nei primi anni Duemila ha pubblicato due volumi sul rock turco, oltre a scrivere numerosi articoli sulla scena punk. Nel 2012 ha curato per la casa editrice Everest un’ampia raccolta di saggi sull’immagine della donna nella poesia turca contemporanea. Tra il 2015 e il 2016 ha diretto la rivista di cultura femminista Pulbiber. Nel 2021 è stata pubblicata la raccolta di poesie complete dal titolo Yakın Temas (Contatto ravvicinato) dalla prestigiosa casa editrice Kırmızı Kedi. Deniz Durukan continua la sua attività giornalistica per numerosi quotidiani e portali culturali.
L'articolo Deniz Durukan: corpo, musica e potere (Traduzione di Nicola Verderame) proviene da Il Fatto Quotidiano.
