Montagne con la neve, ma strade sicure Santo Stefano tranquillo in Canavese
CERESOLE REALE. Il Canavese si è svegliato sotto un cielo limpido e tagliente, con l’aria che profuma di legna e silenzio, e con le montagne vestite di bianco come in una cartolina d’altri tempi. Non una nevicata invadente, non il caos che spesso accompagna l’inverno, ma una coltre elegante e misurata, caduta dove doveva cadere: in alto, sulle cime e sui versanti, a disegnare un paesaggio che riconcilia con la stagione e con il Natale appena trascorso.
A valle la quotidianità ha continuato a scorrere senza strappi. La macchina della pulizia strade ha lavorato con puntualità e precisione, dimostrando ancora una volta che quando la montagna viene rispettata e conosciuta, l’inverno non fa paura. Nessun disagio, nessun incidente, nessuna corsa contro il tempo. Solo strade pulite, traffico regolare e quella sensazione rara di equilibrio tra uomo e natura, che troppo spesso si rompe al primo fiocco di neve. Lo spettacolo vero, però, si è regalato a chi ha alzato lo sguardo o ha scelto di salire. Le valli si sono aperte come quinte teatrali, mostrando boschi carichi di bianco, tetti incappucciati, pendii che brillano sotto il sole basso di dicembre. E poi Ceresole Reale, che anche questa volta non ha tradito la sua fama: un luogo che d’inverno diventa quasi irreale, sospeso, capace di fermare il tempo. La neve ha avvolto il lago, le case, le strade, restituendo l’immagine di un paese incantato, dove ogni rumore sembra attenuato e ogni passo acquista un valore diverso.
Intorno, i piccoli comuni di montagna, da Ribordone a Valprato, da Ronco alle frazioni di Sparone come Frachiamo, hanno ritrovato per qualche ora quella centralità silenziosa che meritano. Paesi spesso dimenticati, che però sotto la neve tornano protagonisti, custodi di una bellezza autentica, fatta di semplicità e resistenza. Qui l’inverno non è una minaccia ma una presenza antica, conosciuta, accettata. È parte della vita, come lo sono le stagioni che si alternano e scandiscono i ritmi di chi la montagna non la consuma, ma la abita.
Il Canavese, in questo Santo Stefano, ha mostrato il suo volto migliore. Un volto composto, ordinato, quasi fiero. La neve è arrivata senza clamore, ha imbiancato le alture e ha lasciato respirare le pianure, regalando a tutti un colpo d’occhio che vale più di mille parole. È il genere di giornata che resta addosso, che si porta via come un’immagine da conservare, perché ricorda quanto possa essere potente la normalità quando funziona, e quanto possa essere straordinaria la montagna quando decide semplicemente di essere se stessa.
