Roma, Consentino "rottama" i giovani
Il vecchio leone vuole unire il Pd
0
Ora bisogna vedere se riuscirà nell'intento di costruire un partito unitario a Roma che abbia, come obiettivo principale, la ricostruzione di un partito che faccia da interlocutore e da pungolo al governo della capitale.
Fra le regole che disciplinano le primarie, secondo Cosentino ce n'è una giusta, l'aver sganciato i congressi locali da quello nazionale: «Le forze che mi hanno appoggiato non sono le stesse che operano a livello nazionale. - ha spiegato il neo segretario - Bisogna ricostruire un tessuto unitario nei circoli, la scelta su di me non è frutto di un compromesso fra correnti. Non mi interessa unire le anime che votano Cuperlo in questa città. Io voterò Cuperlo la congresso nazionale ma ci misureremo sulle scelte per Roma, valorizzando giovani e donne. Tra le regole fatte nel partito nazionale, una cosa giusta era separare scelte nazionali e locali. Un impegno fra di noi è quello di rimboccarci le maniche tutti insieme e superare il clima di contrasto, che ha visto anche insulti reciproci nei circoli, restituendo forza al partito. È un impegno che prendo con voi».
L'intento unitario trova, però, già qualche intoppo nelle dinamiche delle correnti. L'accordo con l'altro candidato di fede cuperliana, Tommaso Giuntella, è stato siglato nella stanza dello stesso Gianni Cuperlo, alla presenza del candidato alle primarie nazionali. Ed ha portato alla elezione di Giuntella alla carica di presidente del partito romano.
Cosa che ha creato diffidenze e distinguo all'interno dell'area renziana. Tobia Zevi, nell'assemblea dei delegati, ha annunciato il suo voto a favore di Cosentino ma ha anche detto che il suo gruppo avrebbe votato scheda bianca sul presidente, pur non presentando un altro candidato. Posizione non interamente condivisa dai renziani romani: Eugenio Patanè ha salutato l'elezione di Giuntella come di un presidente di garanzia.
Dicono, invece, una cosa molto diversa, una parte dei sostenitori di Giuntella. Marco Miccoli, per esempio, per il quale il mandato del nuovo presidente è politico ed esprime l'asse dei “cuperliani”. Ma questi sono solo i primi fuochi, poi bisognerà vedere gli effetti delle deflagrazioni più forti, quali le stesse primarie nazionali, il cui rinculo si farà sentire sul congresso regionale e, forse, sulla stessa giunta Marino, costruita sugli equilibri del partito fra bersani e Epifani.
L'effetto Renzi probabilmente si esprimerà, nel Lazio, con un segretario che fa capo al sindaco di Firenze (Lorenza Bonaccorsi o Eugenio Patanè). Comunque si tratta di tutte situazioni sul filo di lana che, a breve, scomporranno per correnti nazionali la maggioranza straripante che ha eletto Cosentino. L'ex senatore ha le spalle robuste e, come dice Luigi Zanda: «esperienza, conoscenza del territorio, professionalità e solidità politica sono caratteristiche irrinunciabili per chi si candida a guidare il Pd della Capitale e Lionello Cosentino le possiede tutte», però si è buttato di slancio in un compito da far tremare le vene ai polsi.
A suo vantaggio gioca il disinteresse personale di uno che ha alle spalle un cursus honorum di tutto rispetto e non aspira ad ulteriori promozioni. L'impresa è difficile ma, se gli riuscirà, fra coloro che potrebbero essergli grati c'è il presidente della Regione Lazio, una delle figure leader che il Pd potrebbe giocarsi nei prossimi anni.