F1, Mi chiamo Charles Leclerc e sono un pilota diverso
Titolo criptico ma, in fondo, neanche tanto. Basta ascoltare la gente nei bar, negli uffici, in piazza e respirare l’aria del lunedì successivo ad un successo ottenuto da Charles. Si sente un clima di liberazione tra i tifosi Ferrari e di soddisfazione per gli occhi tra chi non lo è ma ama que...
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Titolo criptico ma, in fondo, neanche tanto. Basta ascoltare la gente nei bar, negli uffici, in piazza e respirare l’aria del lunedì successivo ad un successo ottenuto da Charles. Si sente un clima di liberazione tra i tifosi Ferrari e di soddisfazione per gli occhi tra chi non lo è ma ama questo sport. Una poetica del successo, quella del monegasco, diversa da qualsiasi altro pilota sulla griglia di partenza. Leclerc ci mette sempre quel quid in più, quella lotta contro tutto e tutti che fa elevare il livello di una sua vittoria a impresa.
Con quella del Gran Premio d’Austria sono 5 le vittorie conquistate in carriera dal 24enne. Poche. Pochissime se si considera quanto talento cristallino abbia a disposizione nel proprio piede destro. Un piede che proprio nell’ultima gara gli ha permesso di arrivare fino in fondo in prima posizione. Con l’acceleratore bloccato al 20% in curva e con un certo Max Verstappen ad inseguirlo. Nelle ultime tornate, l’ansia e la tensione di Charles erano comunque inferiori a quelle di tutti i tifosi ferraristi; una volta superato il traguardo del 71esimo ed ultimo giro, un urlo di liberazione. Suo e ancor di più dei Tifosi.
Uno schema narrativo che si ripete spesso quando Leclerc sale sulla sua vettura rossa. La partenza; il caos della gara; la lotta contro gli altri, la macchina e se stesso; la gioia o il dolore finale. Belgio 2019: la prima non si scorda mai. Pole position al sabato per Charles che, però, perde il suo amico Anthoine Hubert in un tragico incidente in Formula 2. Stato d’animo complicato da gestire, tra la voglia di evadere, di andarsene da quel luogo nefasto e quello di tornare ad essere un cinico e pragmatico pilota. Domenica Leclerc vince tenendo a bada uno come Lewis Hamilton che recuperava da dietro. Un urlo di gioia strozzato in gola. Ce l’ha fatta Charles, ma non nel modo in cui avrebbe voluto.
La settimana successiva si va avanti, si va a Monza. Il pubblico è numeroso e tifa tutto compatto per lui e per la Ferrari. Per un piccolo ragazzino monegasco che, piano piano, sta cominciando a conquistare il cuore dei tifosi più esigenti del mondo. Ancora Hamilton a infastidirlo, ma Charles resiste stoicamente, giro dopo giro, attacco dopo attacco. E’ il trionfo più bello, quello più intenso. Il popolo Ferrari ha cominciato ad amarlo davvero e i paragoni con Gilles Villeneuve cominciano a sprecarsi.
Dopo un anno d’inferno, il 2020, e uno di purgatorio, il 2021, Leclerc deve aspettare fino al Gran Premio del Bahrain 2022. Una F1-75 dominante riporta Charles sul tetto della Formula 1. Un successo che ripaga di tutte le sofferenze patite in quel tremendo biennio. Mai una parola fuori posto, mai una critica se non condivisibile e costruttiva. Tutta Italia, e non solo, lo dice: può essere l’anno buono.
Dopo la sua quarta vittoria in Australia, forse la più facile delle 5 in carriera, ma comunque tutt’altro che scontata, anche Leclerc ci crede. Vuole riportare il mondiale a Maranello dopo 15 anni. Lui, con la faccia e il cuore da bravo ragazzo.
Non sarà impresa semplice. Ritiri, pasticci ai box e altre amenità nelle gare successive. Nel frattempo, però, cresce sia il numero di critiche alla gestione della squadra che, in maniera direttamente proporzionale, anche l’empatia nei confronti di Charles. Non può esistere che uno come lui, così forte, così geniale e così attaccato alla Ferrari non riesca a vincere per colpe non sue. La quinta impresa è una sinfonia, fatta di toni alti e toni bassi, di salite e discese emozionali.
Ecco cosa vuol dire un successo di Leclerc: entrare in una montagna russa dalla quale si può uscire ubriachi di gioia dopo aver sofferto per un’ora e mezza. A volte più. Sono continue dimostrazioni che l’elemento umano, anche in una F1 così robotica, può e deve fare ancora la differenza. L‘umiltà di Charles fuori dalla pista che si mischia con la furiosa cattiveria quando indossa il casco possiede quel qualcosa di atavico e di nazionalpopolare che tanto piace alla gente. Una vittoria del monegasco diventa, quindi, un evento da non perdere, accompagnato dalla consapevolezza che qualcosa di imponderabile ed emozionante potrebbe succedere da un momento all’altro. Il paradigma è cambiato. Non vince più solo una Ferrari, non importa con quale pilota. Si gioisce di più quando vince Charles Leclerc su una Ferrari. Non si tratta di screditare il simpaticissimo e fortissimo Carlos Sainz. Anche il Drake, forse, sarebbe d’accordo stavolta.
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