Il Veneto registra 430 casi di Covid all’ora, Zaia: «Il 10 gennaio rischiamo la zona arancione»
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Screening anti Covid, nuove regole: «Gli antigenici di ultima generazione sono affidabili». Sono 850 gli operatori sanitari sospesi; primi casi di reinfezione con l’Omicron
VENEZIA. La quarta ondata della pandemia varca la soglia psicologica dei diecimila contagi nelle ventiquattr’ore (10.376) con l’incidenza delle infezioni schizzata a 820,1/centomila abitanti a dispetto di una crescita contenuta (1,19) dell’indice Rt di trasmissibilità del virus.
Sette i nuovi decessi mentre i ricoveri Covid in terapia intensiva occupano il 17% dei posti letto disponibili e quelli in area medica raggiungono i 18 punti percentuali, calamitando risorse umane e tecnologiche sempre più ingenti: «Con il 30% si passa dal giallo all’arancione, di questo passo il cambio di colore avverrà intorno al 10 gennaio, ma non è un destino ineluttabile, dipende dai nostri comportamenti e al riguardo siamo molto preoccupati dal rischio di eccessi nelle festività, c’è gente che ci scrive alludendo a cenoni con 260 invitati, evidentemente non si è colta la serietà del momento», il commento di Luca Zaia.
In effetti, il presidente del Veneto è reduce dal confronto notturno con i ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini: «Ho avanzato una proposta, alcuni colleghi l’hanno condivisa e il decreto del Governo l’ha sostanzialmente recepita.
D’ora in poi, in caso di contatti stretti con soggetti positivi, chi ha completato il ciclo vaccinale con il booster ed è asintomatico non sarà più obbligato alla quarantena, dovrà soltanto indossare la mascherina per dieci giorni e poi sottoporsi a un test, rapido o molecolare. Ciò eviterà l’isolamento precauzionale a 1,6 milioni di veneti risparmiando ai ragazzi – e di riflesso ai genitori – l’onere del doppio tampone a scuola, con le code infinite di questi giorni».
La ratio? «In queste condizioni il tracciamento è impossibile e la mole di testing distrae troppo personale dalla campagna di prevenzione, che è la nostra priorità perché ad oggi l’80% dei pazienti critici è rappresentato da persone prive di copertura vaccinale: vogliamo arrivare a 60 mila somministrazioni quotidiane, per l’80% almeno terze dosi».
A proposito di tamponi: una circolare alle Ulss di Luciano Flor, il direttore della sanità, ne ridefinisce criteri e modalità di impiego: «Come riaffermato da ministero e Iss, i modelli antigenici di ultima generazioni garantiscono sufficiente affidabilità», afferma l’assessore Manuela Lanzarin «perciò si è stabilito che a sancire l’inizio e la fine della quarantena sia sufficiente l’esito di un test a risposta rapida. Il molecolare, invece, è riservato allo screening del personale in sanità e nelle rsa, agli ingressi nelle case di riposo, ai care giver, ai casi sospetti e al contact tracing».
Medici, infermieri e oss No vax nel servizio sanitario pubblico? «Attualmente gli operatori sospesi sono circa 850». Casi di reinfezione da Omicron? «Sì, qua e là vengono segnalati ma non sono numerosi e la loro diffusione è inversamente proporzionale al livello di profilassi vaccinale».
La stretta decisa da Roma prevede che chi sale sui mezzi di trasporto – treni, aerei, navi, bus e metropolitane – o si reca al cinema, a teatro e allo stadio dovrà indossare la mascherina Ffp2, è all’orizzonte un prezzo calmierato? «Non abbiamo ancora novità, sarà il generale Figliuolo ad occuparsene, immagino che i costi per i cittadini saranno abbattuti e in tempi rapidi», replica Zaia. «Condivido la prescrizione delle Ffp2, anzi, il commissario all’emergenza potrebbe consegnarcele e noi provvederemmo a distribuirle».
Tempi duri per chi rifiuta l’inoculazione… «Non mi sono mai associato alla richiesta di lockdown per i non vaccinati, tuttavia le misure restrittive contenute nel decreto vanno in questa direzione. Io non credo che si possa bloccare l’uscita di casa a un gruppo di persone ma di fatto queste norme restringono il loro perimetro di azione e movimento».