Samokhin e l’Alpago: «I 200 milioni sono un’assurdità ma a Santa Croce investiremo con decisione»
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L’amministratore di “Elemento srl” conferma i progetti: «Per l’Alpago siamo un’opportunità, non certo un problema»
ALPAGO. Quanto c’è di vero nel progetto da 200 milioni d’investimenti turistici intorno al lago di Santa Croce? «Tutto e niente», risponde Aleks Samokhin, amministratore della società “Elemento srl”, con sede in Alpago.
Tutto e niente?
«Dipende dal Comune».
Ma i 200 milioni ci sono o no?
«È una cifra fantascientifica. Confermo, invece, che la società di diritto italiano da me rappresentata ha acquisito gli immobili denominati hotel Nuovo, hotel Stazione, alcuni terreni siti nella frazione di Santa Croce e ha fatto il preliminare con l’hotel ristorante Bolognese, predisponendo un piano di sviluppo turistico relativo al territorio del lago di Santa Croce di rilevante impegno finanziario. Ma la cifra di 200 milioni che si sente in giro è assolutamente infondata».
Ma in municipio non risulta essere stato depositato nessun piano di sviluppo turistico...
«Il progetto no, perché aspettiamo che l’Amministrazione comunale, come ci ha informato il sindaco in un incontro avvenuto a dicembre, definisca la pianificazione turistica nell’ambito del Pat. Ci è stato detto che uno studio è in preparazione da parte di un gruppo di esperti. Va detto, però, che l’Amministrazione ha in mano un primo documento in cui anticipiamo le nostre idee».
Lei, 45 anni, bielorusso di origine, abita a Santa Croce. Da quanto tempo? E da dove arriva?
«Ho preso casa a Santa Croce dal 2018 e questo luogo mi affascina. Ho avuto un passato nelle giovanili della Dynamo. Sono arrivato in Italia dalla fine degli anni Novanta. Avevo 12 anni, mi chiamarono per un provino al Milan; da lì in Friuli, all’Udinese, dove ho imparato anche il friulano. Sono diventando cittadino italiano. Ho abitato a Sacile. E immagino ricordiate il mio impegno col Venezia Calcio».
Che cosa vorrebbe fare a Santa Croce del lago?
«Abbattere e ricostruire, utilizzando la bioedilizia negli alberghi che stiamo acquisendo, per un turismo di qualità, di respiro internazionale. Siamo convinti che il sito piacerebbe molto anche ai possibili turisti russi».
Ma quanto vorreste investire? 200 milioni dice di no, quanti allora?
«Come facciamo a dirlo se non sappiamo ancora che cosa ci lasceranno fare? Noi saremmo intenzionati a realizzate un villaggio turistico diffuso, magari recuperando anche alcune case oggi abbandonate. Negli ultimi 15 anni Santa Croce è davvero abbandonata. È stata desertificata. Il nostro proposito è di farla rinascere. Anche attraverso nuove opportunità di lavoro,perchè no?».
Per partire aspettate dunque l’Amministrazione?
«Noi abbiamo chiesto tutta una serie di informazioni, ma fino ad oggi non abbiamo ricevuto nessun riscontro. A questo punto non abbiamo potuto fare altro che prendere atto di tale decisione bloccando contestualmente ogni altra attività di acquisizione immobiliare già preventivata e ogni ulteriore attività di sviluppo progettuale».
Capirà che si teme l’avventura, come altre volte è capitato sulle Dolomiti. In Comune riferiscono di non aver compreso puntualmente quali sono le vostre proposte, perché non le avete specificate nei dettagli...
«Non l’abbiamo fatto perché prima vogliamo capire che cosa è possibile realizzare. Noi siamo aperti al confronto. Sappiamo che intorno al lago non ci sono più di 75 posti letto. Accade, pertanto, che ad ogni manifestazione, chi viene dall’esterno cerca accoglienza a Belluno, piuttosto che nel Trevigiano. Riteniamo, pertanto, che ci possa essere spazio per un centinaio di camere. Ma il Comune deve decidere dove e come realizzarle. Santa Croce al lago è un sito che piacerebbe molto alla clientela straniera. Arriva l’autostrada. Arriva pure il treno. Siamo a mezza strada fra Venezia e le Dolomiti. Il luogo è ideale».
Quanta pazienza avete?
«Molta pazienza, ma non certo infinita...».
Intanto però vi siete accaparrati i tre alberghi. Avete per caso altre intenzioni?
«Li abbiamo fermati prima che ce li portassero via. Noi vogliamo essere certi che gli amministratori di Alpago riconosceranno presto che la nostra è un’opportunità, non un problema».Francesco Dal Mas