Si laurea in medicina con 110 e lode: «L’avevo promesso a mia mamma in fin di vita quando avevo 15 anni»
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Alessia Padoin, 25 anni: «Io temevo di non farcela e lei mi disse: entrerai, perché servono dottori e servi a me»
BELLUNO. «Mamma, la scommessa l’ho vinta io». I grandi occhi azzurri di Alessia Padoin sorridono. A neanche 25 anni (li compirà fra un mese) si è laureata in Medicina all’Università di Trieste. 110 e lode, con menzione di merito. Ma soprattutto, ha vinto quella scommessa fatta con la mamma dieci anni fa, quando era malata e sofferente e, quasi per gioco, iniziarono a parlare dell’università. «Le avevo detto “Non entrerò mai a medicina”», racconta Alessia, prendendosi una pausa dallo studio. A fine luglio c’è il test per l’ingresso alla specialistica: tenterà Medicina interna.
«Lei mi disse: “Sì che entrerai, perché servono dottori e servi a me”». Alessia aveva quindici anni e un futuro tutto da scrivere quando una malattia incurabile le ha portato via la mamma. «All’epoca volevo fare una facoltà scientifica, o Economia», continua la ragazza. «E da piccola volevo fare la maestra. Poi andando avanti a studiare, verso la fine del liceo scientifico, mi ero appassionata alle materie classiche. Ma alla fine ho tentato il test a Medicina».
Alessia è un’ottima studentessa, i libri le sono sempre piaciuti. E supera il test di ammissione. «Non so se allora volessi veramente fare il medico. Ma sono entrata e ho capito che quella era la mia strada, perché voglio curare le persone».
Quella sorta di scommessa fatta qualche anno prima con la mamma la accompagna per tutti gli anni a Trieste. Un percorso netto, il suo, con gli esami passati sempre con il massimo dei voti. La laurea non fa eccezione: 110 e lode e menzione di merito. Una cosa che non si vede certo tutti i giorni in una facoltà come Medicina.
La tesi l’ha fatta sull’utilizzo degli anticorpi anti-endomisio intestinali nella diagnosi della malattia celiaca in età adulta: uno studio multicentrico. Un argomento complesso, ma secondo il Primario e i docenti alla sua portata. Martedì Alessia ha esposto il suo lavoro alla commissione, per poi dedicarsi ai festeggiamenti, con la famiglia, con papà Roberto, gli amici, gli amici dell’associazione “La mongolfiera di Giorgia”. «Giorgia era la mia migliore amica», racconta Alessia.
La ragazza è scomparsa nel 2016 per una forma molto aggressiva di tumore al cervello. Aveva appena diciotto anni, la malattia se l’è portata via in tredici mesi. Alessia la ricorda nei ringraziamenti della sua tesi con parole che toccano il cuore: «Ho letto una frase in un libro: Quando perdiamo una persona cara cominciamo a sognare anche per lei. Mi ha spronata a volare in alto», dice la neolaureata.
E se Giorgia la osserva dalla sua mongolfiera, Alessia sa di avere sempre accanto anche la mamma, che dieci anni fa la spinse a fare una promessa, a scommettere sul suo futuro. Forse per gioco, o forse no, come scrive la giovanissima dottoressa. Pronta ad affrontare un nuovo test, con la consapevolezza che sì: quella scommessa l’ha vinta lei.