“Milano racconta” con Michela Fregona, quattro libri per scoprire la città meneghina
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foto da Quotidiani locali
IL PERSONAGGIO
Una bellunese fa raccontare Milano. Michela Fregona è laureata in lettere antiche, diplomata in flauto traverso, giornalista, scrittrice e insegnante nelle scuole serali. Organizza corsi, rassegne, presentazioni. Un percorso che l’ha portata, negli ultimi tre anni, a curare alcune manifestazioni per il Teatro Dal Verme, storica sala meneghina che quest’anno celebra i suoi 150 anni. Quest’anno Fregona si è immaginata “Milano racconta”, una serie di quattro appuntamenti – tutti di sabato: 8 e 22 ottobre, 5 e 26 novembre – tra libri e città, in cui protagonista è il capoluogo lombardo in alcune delle sue mille sfaccettature, attraverso le parole di quattro autori.
Michela Fregona, cosa l’ha portata a Milano al Teatro Dal Verme?
«È il terzo anno che collaboro con il Teatro Dal Verme. Ho cominciato durante il lockdown, curando una rassegna online. In quel momento il teatro era fermo, ma aveva cominciato, rapidamente e intelligentemente, le attività per far continuare a suonare l’orchestra e raggiungere il suo pubblico attraverso questi canali. Questo ha permesso alla struttura di raggiungere in realtà molta più gente rispetto al solo bacino cittadino di appassionati e abbonati. Ho organizzato una prima stagione di “Connessioni” online. L’idea era quella di mettere insieme più arti: il regista insieme al critico musicale, come quando abbiamo avuto Pupi Avati che parlava del suo film su Mozart insieme a Sandro Cappelletto. Una prima stagione desueta e avventurosa. Tradottasi l’anno scorso in una stagione dal vivo, con un cartellone di appuntamenti tra musica e letteratura. Con l’idea di far dialogare personaggi del mondo letterario con pezzi di vita dell’orchestra, quindi compositori, direttori, esecutori... Anche questa ha avuto un ottimo riscontro».
In cosa consiste la rassegna “Milano racconta”?
«Quest’anno sono i 150 anni del Teatro Dal Verme. Un polmone per la città che ha sintetizzato tutta la storia di Milano, sempre con un’attenzione molto umana nei confronti del suo pubblico. Ho proposto allora una piccola stagione di omaggio alla città».
Ci descriva i quattro appuntamenti...
«Si tratta di un percorso in cui quattro scrittori con altrettanti libri mettono in scena la città da diversi punti di vista. C’è il giallo, con “La stazione” (La nave di Teseo) di Jacopo De Michelis, romanzo ambientato alla Centrale di Milano, con le sue architetture visionarie. Nel secondo evento Cecilia Scerbanenco parlerà del padre Giorgio come scrittore, abitante di Milano, inventore di un certo modo di vedere la città. La città violenta, degli anni della mala, ma al contempo una città in continua trasformazione, che ha ancora luoghi di mistero estremo. Questo attraverso il romanzo ritrovato “Si vive bene in due” e il suo “Il fabbricante di storie”, entrambi editi La nave di Teseo. Il terzo appuntamento sarà con Marina Di Guardo e il thriller “Dress Code Rosso Sangue” (Mondadori), ambientato nel mondo della moda. Milano come creatura ammaliante. Infine avremo Alessandro Zaccuri, autore di “Poco a me stesso” (Marsilio), romanzo candidato al Premio Strega e vincitore del Premio Isola d’Elba-Raffaele Brignetti. Protagonista è Giulia Beccaria. Un libro molto curioso, una specie di opera buffa, molto raffinato, che racconta di una Milano post illuminista».