Due milioni di euro per restituire al Piave le specie di trote cancellate da Vaia nel Bellunese
Ripopolare i corsi d’acqua bellunesi con trote fario e marmorata, potenziando in primo luogo gli incubatoi presenti sul territorio (Tomo, Bolzano Bellunese e Santa Croce).
Questi i punti base del progetto di ripopolamento ittico nel corso del Piave e del Brenta. Il piano, del valore di 2.037.893 euro e il cui completamento è previsto per il 31 dicembre 2024, è pensato per ripopolare i due fiumi dove si è abbattuta la furia di Vaia. Tra gli obiettivi anche la redazione di linee guida per la tutela della trota marmorata.
Il programma di ripopolamento
Si svolge per stralci: una prima attività di censimento e analisi del depauperamento che si è già conclusa; la realizzazione di attività di ripopolamento con l’immissione di materiale ittico autoctono; il supporto alle attività di incubatoi e allevamenti già esistenti; interventi pilota di carattere sperimentale per creare habitat favorevoli negli alvei dei fiumi.
Da dati cartografici, immagini satellitari e qualche sopralluogo è emerso che l’impatto maggiore è stato provocato dall’apertura della diga di Centro Cadore, che ha generato un’ondata di piena che ha inciso sul Piave fino alla diga di Busche. Ci sono state conseguenze anche in altri bacini idroelettrici del Bellunese.
Le specie
Dall’analisi dei dati ittiologici ante Vaia e dai dati raccolti nella Carta ittica regionale basati su campionamenti svolti post Vaia si è visto che le acque salmonicole venete hanno perso 36.472 chilogrammi di biomassa di specie pregiata (22.781 kg di trota fario, 11.579 di trota marmorata e 2.112 di temolo).
Su questi numeri sono stati predisposti gli interventi di ripopolamento. Ma il problema è reperire il materiale ittico, che per ora è disponibile solo per la trota fario. Per questa specie è prevista una semina di 2.206,7 chilogrammi di pesci adulti e 362.956 chilogrammi di troterelle giovani di taglia 6-9 centimetri. Entro l’anno, individuati i fornitori, si procederà con la semina.
Problemi per la trota marmorata
Il cuore del progetto riguarda la trota marmorata, tipica dell’arco alpino e specie a rischio. Sul mercato non è disponibile il materiale di semina tanto che per il ripopolamento si dovrà attendere dai 3 ai 5 anni. Per questa specie si dovrà procedere con azioni a sostegno di incubatoi di valle e allevamenti pubblici per l’aumento produttivo: il tutto per un investimento di 1,4 milioni di euro. Secondo una prima stima, per ripopolare il bacino del Piave sono necessari 6 milioni di avannotti l’anno. Sono previsti interventi pilota di carattere sperimentale per creare aree di calma per la fauna ittica nel Cordevole. E la stesura di due pacchetti di linee guida, uno per la conservazione e la gestione della trota marmorata in Veneto, l’altro per gli interventi di manutenzione degli alvei fluviali per contemperare le esigenze di sicurezza idraulica e la tutela della fauna ittica. «Questo progetto», dice l’assessore veneto alla pesca Cristano Corazzari, «è la base per stilare le linee guida necessarie per la strategia regionale di tutela della trota marmorata».
I BACINI DI PESCA BELLUNESI
«Siamo di fronte a un passo importante che porterà da un lato alla valorizzazione degli impianti di incubazione della trota marmorata e dall’altro alla collaborazione tra enti pubblici e privati», precisa Filippo Sitran, presidente provinciale della Federazione dei bacini di pesca, soddisfatto perché i 12 bacini bellunesi sono stati coinvolti nella stesura di questo progetto veneto.
«Con questo piano verranno potenziati gli incubatoi di Tomo, Bolzano Bellunese e Santa Croce, mentre dovrebbe esserne avviato uno a Longarone. Per fortuna», conclude Sitran, «in provincia era stato conservato uno stock importante di trote marmorate con la genetica certificata e questa servirà per il ripopolamento».