Feltre, un’osteria giapponese in centro, “la Gioi” torna ai fornelli
![Feltre, un’osteria giapponese in centro, “la Gioi” torna ai fornelli](https://www.gedistatic.it/content/gnn/img/corrierealpi/2022/11/08/130754753-67452e88-7da0-4156-bd41-6f31eed35866.jpg)
Il produttore di sakè Nicola Coppe ha aperto il locale in via Pasubio. La izakaya propone il ramen preparato con ingredienti di qualità feltrini
Il Giappone e il culto della fermentazione di ingredienti da grand gourmet in un capannone riattato a “izakaya”, cioè in osteria dove si mangia bene, inserito fra le case di via Pasubio.
Si chiama “Fermentazioni osteria e dispensa” il nuovo locale avviato da pochi giorni da Nicola Coppe che si è già fatto conoscere per la produzione di saké “made in Quero”. E che si avvale della collaborazione di una piccola squadra dove ci sono la titolare di un’azienda agricola, uno chef e “la Gioi”, Giovanna D’Agostini, anima dell’omonimo ristorantino di Lasen che ha chiuso “per impegni di nonna”.
Ma qui, alla nuova izakaya si respira un’aria tutta nuova per Feltre, di attesa, curiosità e ricerca. A partire dal luogo. «Abbiamo scelto un posto non visibile dalla strada, senza insegne né pubblicizzazioni che non siano le indicazioni del nostro sito, anche per stimolare una nuova filosofia nella degustazione dei prodotti», spiega Nicola Coppe. «Noi valorizziamo i prodotti tipici del territorio e la filiera corta rispettando, nella preparazione delle vivande, i dettami della cucina giapponese. Nel ramen, che è la nostra specialità, si armonizzano i gusti. Ma gli ovetti arrivano dall’azienda Il pollo felice di Anzù, la pasta dal Pastificio feltrino, il brodo di cucina si fa andare per almeno otto ore con le ossa di manzo che arrivano dall’allevamento della nostra collaboratrice. Allo chef sono affidati i tempi per la preparazione dei cibi che uniscono i gusti a noi familiari con quelli particolari dei prodotti fermentati, dal riso al kefir all’aglio nero».
L’osteria giapponese ha un’intera parete di carta di riso che riproduce l’ambiente di una isakaya e ha trenta coperti. L’apertura del locale è limitata a tre serate a settimana, dal venerdì alla domenica dalle 17 a mezzanotte. La tovaglietta dove si mangia è una “tovaglietta parlante”, spiega Coppe. «Si legge come si prepara il ramen, come lo si degusta e come si usano le bacchette. Tutto questo crea un senso di attesa e il desiderio di conoscere». E ferma al gusto anche il tempo, sempre risicato, dei manager che, come nel caso dei dirigenti dell’Ulss Dolomiti, si sarebbero adattati a lasciare forchette e coltelli per lasciarsi guidare all’utilizzo di posateria etnica.
Non solo osteria di alta cucina, ma anche e soprattutto dispensa e laboratorio per la formazione in alta cucina.
«Lo shop dei nostri prodotti fermentati funziona molto bene», continua Nicola Coppe. «Stiamo vendendo a ristoranti stellati e nelle giornate in cui non facciamo né ristorante né asporto programmiamo corsi di ramen sia per professionisti che per amatori, corsi ai quali hanno già partecipato ospiti provenienti da altre nazioni».
A proposito di asporto: «Alle persone che ordinano il nostro cibo, non consegniamo la cena pronta, ma tutti gli ingredienti con il bigliettino delle istruzioni per la preparazione del pasto. È un modo anche questo per preparare il gusto e assaporare ciò che incontra il nostro palato».
In tutto questo Giovanna D’Agostini, da tutti conosciuta come “la Gioi” di Lasen, porta nella nuova attività la sua esperienza e le sue competenze di ristoratrice di nicchia. «È entrata a far parte della squadra con l’entusiasmo e l’energia che la contraddistingono», conclude Nicola Coppe.