Stalking, soprusi, maltrattamenti: 17mila casi in 25 anni nel bellunese
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Vittime tutte le fasce deboli. «In procura abbiamo varato un pool», dice il magistrato Roberta Gallego. Le giustificazioni di chi viene accusato: “Ma stavo scherzando” o “sono stato frainteso” l
Da quando ha iniziato il suo lavoro a Belluno, nel 1997, il sostituto procuratore Roberta Gallego si è occupata di 17mila casi di violenze contro le donne e le fasce deboli, stalking, maltrattamenti. In una provincia piccola come il Bellunese, quel numero è una enormità. «All’inizio me ne sono occupata in solitaria, poi abbiamo varato un pool per le fasce deboli», ha raccontato il magistrato durante l’incontro organizzato da Confindustria in occasione della giornata contro la violenza alle donne, dal titolo “Non solo il 25 novembre”.
Il magistrato ha portato la sua esperienza insieme con Ida Bortoluzzi, vice presidente di Belluno Donna, Valentina Benvegnù, commissario della questura e Claudia Bettiol, avvocato. Un incontro molto concreto, inserito in una serie di iniziative di sensibilizzazione sui problemi della violenza di genere per combattere il fenomeno prima di tutto nei luoghi di lavoro.
Roberta Gallego ha presentato proprio dieci casi emblematici di violenze avvenute sul lavoro, dove la vittima è quasi sempre la donna. Casi come quello del capoturno che ha preso di mira un’operaia, sommergendola di frasi sconce e di palpeggiamenti per i quali ora è a processo. Il magistrato ha letto alcune di queste frasi, che riempiono cinque pagine: messaggi allucinanti. O come il caso del medico, invaghito di una ragazza di 17 anni che ha iniziato a mandarle mazzi di rose in forma anonima: ai tentativi della ragazzina di capire chi fosse il mittente, le rose inviate sono state colorate di nero e poi “decapitate”. Immaginabile lo stato di ansia e di paura della 17enne, fasi iniziali di problemi ben più gravi che sono frequente conseguenza di queste forme di stalking. La risposta dei molestatori? “Ma io stavo scherzando, non facevo sul serio”. E qualcuno sempre in una fabbrica dopo aver molestato una donna africana, ha avuto il coraggio di dire: “Io sono un tipo affettuoso, lei è islamica, ha frainteso la mia gestualità”.
Ma ci sono casi anche più gravi, come quello di una donna che nella sua vita ha subito ben tre stupri, dal marito, da un collega di lavoro e da un’altra persona. E uno di questi ha detto: “Tanto era già stata violentata”. «In procura», ha spiegato Roberta Gallego, «eravamo increduli, quasi non ci volevamo credere».
Non ci sono solo le fabbriche come luogo di sopraffazione, violenza, mobbing, stalking: anche le corsie degli ospedali, o le scuole. Per non parlare dei social, canali dove si è indirizzata di recente molta parte dello stalking. Le armi per combattere penalmente e civilmente questi reati ci sono e sono state ricordate sia dal magistrato che da Claudia Bettiol. Ci sono anche strumenti poco conosciuti, come l’ammonimento, un atto amministrativo del questore che non è una denuncia ma è un avvertimento. Di ammonimenti ne sono stati emessi 13 nel 2020, 10 nel 2021 e 7 nel 2022, tre dei quali negli ultimi giorni, a testimonianza che parlare della violenza alle donne, come avviene in occasione del 25 novembre, aiuta alcune di loro a uscire dall’incubo e a reagire.
Accanto alle istituzioni, c’è il volontariato, rappresentato all’incontro di Confindustria da Belluno Donna e da Ida Bortoluzzi: «Nell’associazione siamo 41 soci e venti sono occupate direttamente, rispondendo al telefono o occupandosi delle case rifugio (ne abbiamo due) o seguendo il percorso di uscita dalla violenza. E poi ci sono psicologhe e avvocate».
Belluno Donna è nata nel 2003 su iniziativa di una dottoressa di base, Margherita De Marchi. Fino a tutto il 2021 si sono rivolte all’associazione 1325 donne, di cui 703 negli ultimi tre anni: sono persone provate fisicamente e psicologicamente. Hanno una sindrome che equivale a quella post traumatica di chi torna dalla guerra. «Nelle case rifugio, una ha un indirizzo segreto, abbiamo ospitato finora 20 donne con 17 figli, 4 nella casa segreta».
Belluno Donna si sostiene con il 5 per mille, con le quote delle socie, partecipando a bandi specifici: grazie a questi fondi, le donne soccorse vengono aiutate a pagare le bollette, a rinnovare la patente, a riprendere a vivere fuori dall’incubo.