Colussi e la crisi Da Rold:  «È ora di alzare la voce,  le critiche sono giuste»

Un confronto sincero e schietto, nella serata della ripresa degli allenamenti.

Anche duro, perché adesso il di solito pacato coach Gian Luca Colussi ammette essere giunto il momento del bastone e non più della carota. Troppo imbarazzante la seconda parte di gara contro il San Donà, troppo preoccupante la fragile condizione mentale di una squadra costruita con l’ambizione di approdare ai playoff ed invece al momento trovatasi con l’impellente bisogno di fare punti, in modo da evitare pericolosi avvicinamenti da dietro.

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Non è neanche questione del prossimo impegno a Brugherio dell’8 gennaio, o di quello successivo a Monselice sabato 14. Ci sono problemi più complessi da risolvere, e in fretta. Anche attraverso un eventuale nuovo innesto, perché no.

Intanto l’allenatore della Da Rold Logistics ammette di sentirsi sottopressione. Ma di aver voglia di uscire in fretta dal tunnel in cui si è infilata la compagine bellunese. Quanto al programma di allenamenti dei prossimi giorni, sino a domani è prevista una doppia seduta. Poi, tre giorni di riposo e ripartenza martedì 3 in vista della successiva trasferta in Lombardia.

È il momento di alzare la voce coach?

«Sì, senza dubbio. La proverbiale carota spesso ricevuta non l’abbiamo gestita nel modo corretto. La sconfitta in rimonta contro la squadra veneziana ha lasciato il segno. E le critiche ricevute in questi giorni sono incontestabili. Il club non fa mancare nulla, è il momento di ricambiare».

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In effetti anche nelle scorse settimane sono state troppo le pacche sulle spalle, almeno analizzando la situazione dall’esterno.

«Voglio essere preciso: io non ho mai percepito la mancanza di impegno dei giocatori, oppure una sorta di menefreghismo. Anzi, metto la mano sul fuoco riguardo la totale dedizione dei ragazzi. Il problema riguarda l’assenza di personalità, carattere e coraggio, ben più grave di quelle lacune tecnico e tattiche che ci possono essere e su cui sappiamo di dover lavorare».

L’allarme era suonato parecchie volte.

«Gli indizi risultano essere davvero troppi. Quando le cose non funzionano, e nello sport accadono momenti del genere, non riusciamo a scuoterci, a cambiare marcia. Era accaduto a Bologna, contro Parma e pure nel primo set di Macerata. Perdere si può, ma non così».

Okay, ma questo roster ha la forza di cambiare passo?

«Prima della gara con San Donà avrei detto di sì. Ora dei dubbi li ho, perché soccombere in un modo del genere non ce lo aspettavamo. Soprattutto dopo essercelo detti e ridetti più volte».

Serve un rinforzo in termini di leadership?

«Ne parleremo, però è evidente al momento sia una peculiarità mancante».

Tutti quanti dovete dimostrare di più.

«Certo, io per primo. Avverto di essere sottopressione, detto che comunque anche da giocatore non mi è mai pesata la responsabilità. La coscienza è pulita, perché al di là di qualche errore gli allenamenti e quant’altro sono svolti al massimo. Io ritengo sia solo una questione caratteriale. In un momento del genere bisogna solo alzare la mano, fare mea culpa e sentirci responsabilizzati. La società poi farà le proprie valutazioni. Testa quindi alle prossime gare, partendo da una classifica in cui siamo sempre lì, vicini alle posizioni a cui ambivamo in estate».