Psicologi di base: «Il servizio funziona. Lo estenderemo a tutta la provincia»
Il servizio degli psicologi del territorio festeggia quest’anno i 10 anni di attività. E il bilancio a oggi è più che positivo, tanto che l’intenzione è quella di estenderlo e al più presto a tutta la provincia. A dirlo è la referente del progetto, la psicologa e psicoterapeuta Milena Maia, colei che nel 2014 dette gambe in Cadore, Comelico e Alto Agordino a un servizio che è diventato sempre più radicato sul territorio.
«Siamo le sentinelle sul territorio, siamo gli psicologi delle cure primarie, psicologi di base che lavorano in coppia con i medici di famiglia per costruire un modello di salute a 360 gradi», spiega Maia, che a questo progetto crede tantissimo insieme ai sindaci che lo hanno appoggiato. «C’è in atto un cambiamento importante nella prospettiva di salute, la dimensione psicologica è diventata determinante. Noi interveniamo su questi problemi cercando di intercettarli sul nascere, prima che diventino strutturali e in questo modo facciamo prevenzione».
Il progetto
Il progetto interessa a oggi 26 comuni (da Cortina al Comelico, fino all’Alto Agordino) e coinvolge quattro psicologi: Milena Maia, Linda Pirola, Leonardo Stiz e Pasquale Costigliola. È gestito dalla Cooperativa Cadore Dolomiti (guidata da Alessandra Buzo) con il sostegno economico di soggetti pubblici come i comuni, l’Unione montana del Comelico, ma anche privati a cominciare da Cortina Banca e dalla Cooperativa di Cortina, da parrocchie, istituti regolieri, aziende e associazioni. Lo scopo è quello di garantire un servizio psicologico di base gratuito, come è quello di medicina.
Il servizio
Tre sono i punti di ascolto gratuiti attivi in provincia: nella canonica di Pieve di Cadore, nella sede delle Regole di San Pietro di Cadore e nella farmacia Fassa di Caprile.
«Il paziente ci viene inviato perlopiù dal medico di famiglia che invita la persona a contattarci. Da qui», spiega Maia, «organizziamo un paio di incontri per conoscerci meglio. In media, con una decina di colloqui di un’ora, la persona, se il problema è all’inizio, si trova meglio e riesce veramente a cambiare la sua vita. Se invece ci accorgiamo che il disagio è già in uno stadio avanzato, contattiamo il servizio psichiatrico dell’Ulss perché lo prenda in carico. Noi, come i medici di famiglia, agiamo solo su problematiche di primo livello, cioè allo stadio iniziale».
I numeri
Nell’ultimo anno e mezzo sono stati 215 i pazienti presi in carico (soltanto due si sono ritirati), mentre 230 sono stati i contatti. Un numero elevato che dimostra come questi territori nascondano disagi molto forti e diffusi. L’uragano Vaia prima e il Covid dopo hanno messo a dura prova la popolazione delle terre alte.
Gli utenti maggiormente in difficoltà sono quelli tra i 30 e i 60 anni (il 57,6% di persone prese in carico fanno parte di questa fascia), ma sono in crescita significativa gli utenti over 75 (6,8%).
«Solitudine, depressione, difficoltà di relazione e di elaborazione di un lutto o di un evento traumatico, ma anche tendenze suicidarie: sono molteplici i problemi che vengono intercettati. E alle volte il solo parlarne aiuta le persone a superare questi momenti di debolezza e di stanchezza», sottolinea Maia, che evidenzia come il progetto si svolge in linea con il Piano europeo di azione per la salute mentale che mira a rafforzare il benessere complessivo delle persone.
«Per questo motivo, a breve partiranno anche dei nuovi corsi di formazione per noi psicologi e per i medici di base, corsi utili per confrontarci sugli aggiornamenti sulle normative e sui protocolli. Lo scopo è di ampliare questa attività a tutta la provincia per aiutare le persone a superare ansie, stress e migliorare la loro qualità di vita per favorire la loro crescita in salute».