Belluno, centrale a biomasse senza emissioni di CO2: gas prodotto da scarti di legno a Madeago
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foto da Quotidiani locali
Nascerà a Madeago di Castion la prima centrale italiana a biomasse completamente green, per la produzione di energia elettrica e termica. «Gassificherà il legno anziché portarlo a combustione, quindi non emetterà CO2», assicura Massimo Rech, che gestisce la start up Fonenergy di Sedico, fondata con il padre Sergio.
«Sarà a km 0, in quanto utilizzerà materiali (ramaglie, tralci di viti, segatura) che sono prodotti all’interno dell’impresa forestale in cui si collocherà, appunto a Madeago. Anzi, diventerà la prima azienda forestale didattica, dove scolari e studenti, ma non solo, apprenderanno dalla coltivazione delle piante, alla gestione del bosco, alle prime lavorazioni del legno e alla produzione di energia attraverso l’utilizzo degli scarti».
A giorni Fonenergy comincerà ad installare l’impianto che per ben 5 anni ha sperimentato a Torino. «Si tratta di una struttura», spiega Rech, «che va oltre i limiti dei tradizionali gassificatori downdraft e le loro relative problematiche, in quanto si basa sulla divisione in due parti del processo di piro-gassificazione. In sostanza, l’uso dei due reattori permette l’utilizzo di sottoprodotti legnosi derivanti dalla lavorazione dei prodotti forestali, dalla gestione del bosco e dalla manutenzione del verde pubblico e/o privato come potature e ramaglie».
L’impianto funzionerà a 200 kW. Il collaudo in fabbrica “in bianco” è già stato effettuato a dicembre. Quello di Madeago sarà solo il primo di una decina che la start up bellunese ha intenzione di realizzare in Italia in un triennio. Non è stato facile risolvere il problema finanziario, specie risiedendo in una provincia di montagna come Belluno. «A volte le buone idee e i progetti concreti esistono, ma sono difficili da realizzarsi a causa della mancanza di finanziamenti. Grazie all’Istituto di Mediazione Creditizia (società dedicata a finanziamenti per investimenti delle piccole e medie imprese che fa parte del gruppo Ambico, ndr), abbiamo trovato le risorse finanziarie per realizzare il primo impianto. E oltre al finanziamento bancario abbiamo ricevuto contributi a fondo perduto. Non lo credevamo possibile, proprio perché fino ad ora ci eravamo scontrati su un sistema bancario che disincentiva chi voglia investire e innovare». «Abbiamo fornito le giuste risorse per realizzare un progetto sostenibile in cui abbiamo creduto», riferisce l’amministratore unico di Imc Jonathan Morello Ritter.
Ma ecco un po’ di storia. Foneenergy è una società nata nel 2017 a Belluno, dal conferimento del know how dei soci fondatori, da tempo operanti nel settore delle energie rinnovabili, con lo scopo di realizzare impianti a biomasse sul territorio nazionale, curarne la manutenzione e, se necessario, fornire il supporto organizzativo e le adeguate risorse per la loro gestione. «La tecnologia proposta», spiega Rech, «ha lo scopo di sviluppare un processo di conversione di combustibili solidi alternativi (sottoprodotti agricoli/forestali) in un gas combustibile da utilizzare in motori endotermici per la produzione di energia elettrica e termica. Alla base della tecnologia vi è l’obiettivo di ottenere un gas, chiamato Syngas, il più possibile pulito, permettendone quindi la valorizzazione nel modo più opportuno».
La tecnologia si basa sul processo della piro-gassificazione a bi-stadio delle biomasse. Nell’impianto in costruzione verranno di fatto carbonizzati non i tronchi d’albero, come talvolta accade in qualche centrale a biomasse, ma esclusivamente gli scarti, i rami d’albero, ad esempio, potati lungo le strade, nei boschi, nelle altre piantagioni. I tralci delle viti, a seguito della potatura, oggi è perfino vietato bruciarli nei panevin epifanici. In Fonenergy saranno carbonizzati, senza la minima emissione. E lo scarto che rimane potrà essere utilizzato come fertilizzante nei vivai: «è già stato collaudato nelle sue ottime potenzialità». Francesco Dal Mas