Cittadinanza italiana agli oriundi: in Brasile agenzie nei supermercati
Agenzie che si promuovono nei centri commerciali al motto di “Ottieni la cittadinanza italiana”. Non importa quanto distante sia il vincolo di parentela con un antenato italiano. La città è quella di Criciuma, nello stato di Santa Caterina in Brasile. Il sindaco di Soverzene Gianni Burigo l’anno scorso era lì per il patto di amicizia con il comune di Cocal do Sul. E ha toccato con mano come funzioni un sistema che sta mettendo in ginocchio i comuni italiani, alle prese con le richieste di cittadinanza iure sanguinis degli oriundi.
L’agenzia mette in chiaro i vantaggi: vivere, lavorare e studiare in qualsiasi Paese dell’Unione Europea con maggiore facilità, e la facilità di entrare negli Stati Uniti e in più di 180 Paesi “con un secondo passaporto più prezioso del mondo”.
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«Noi gestiamo un centinaio di pratiche all’anno», spiega Burigo. Sembrano poche, ma basta varcare le soglie del municipio per capire che così non è. Soverzene ha tre dipendenti: due amministrative e un operaio. Il lavoro non manca, ma parametrato sui 356 residenti effettivi a Soverzene è gestibile. Lo diventa molto meno se a questo lavoro si aggiunge quello per il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis. Ogni pratica richiede almeno 30 giorni. E parliamo di quelle senza incongruenze, come un nome scritto in maniera sbagliata. E il tempo dedicato alle trascrizioni viene sottratto ad altre attività.
A gennaio è arrivato un nuovo plico con quindici fascicoli. A Soverzene non ci sono pratiche arretrate, perché l’ufficiale di stato civile è riuscita a smaltirle. Ma Alessandra sta per intraprendere una nuova esperienza professionale e la persona che arriverà a sostituirla non ha la sua esperienza. Dovrà essere formata, ci vorrà tempo. «Il fatto è che i nostri uffici sono parametrati su una popolazione di 356 persone», continua Burigo. «Non di 1300».
Il numero non è detto a caso. Soverzene ha 982 iscritti all’Aire. Rappresentano il 276% dei residenti. Un dato drammatico ad ogni tornata elettorale (qui le due liste sono praticamente obbligatorie quando c’è da rinnovare il consiglio comunale, o il quorum non si raggiungerebbe mai).
Ma come funziona la richiesta di cittadinanza iure sanguinis? Ce lo spiega Alessandra, che lavora in Comune da 16 anni e da 10 è ufficiale di stato civile. «Gli atti che arrivano dai Consolati devono essere evasi entro 180 giorni. Ma adesso molte persone si rivolgono a un avvocato, il tribunale emette un’ordinanza e a quel punto abbiamo 30 giorni per la trascrizione degli atti». Trenta giorni per: protocollare la pratica; istruirla (leggerla e verificare se ci sono incongruenze, come nomi scritti in maniera diversa); verificare che gli atti siano regolari e che la persona abbia effettivamente un avo in paese; riscrivere l’atto in un software; stamparlo; sottoscriverlo; fare la comunicazione al Consolato; richiedere il certificato penale. E questo per un atto di nascita. C’è poi l’aggiornamento, perché qualora una persona si sposi, divorzi o muoia (anche se le morti spesso non vengono comunicate), lo stato civile va aggiornato. Ulteriore tempo.
«Se dovessi occuparmi solo di queste pratiche non sarebbe un problema. Ma c’è tutta l’attività amministrativa del Comune», rimarca la dipendente. «Trenta giorni sembrano tanti, ma non bastano». Ecco perché è urgente una riforma. Anche Soverzene ha scritto al Prefetto e al ministero segnalando le difficoltà di far fronte alla trascrizione degli atti per la cittadinanza iure sanguinis. «Queste pratiche dovrebbero essere gestite a Roma, non dai Comuni», chiude il sindaco.