Feltre, tentano di smurare la cassaforte poi la fuga con i gioielli trovati in casa
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poi la fuga con i gioielli trovati in casa](https://www.gedistatic.it/content/gnn/img/corrierealpi/2024/02/25/094935726-3febbcbf-467c-4edf-bd4c-2bf088573d9d.jpg)
foto da Quotidiani locali
I ladri hanno razziato gioielli per sette-otto mila euro trovati nei cassetti e poi si sono messi a demolire a mazzate i mattoni attorno alla cassaforte murata per portarsela via.
Non ce l’hanno fatta solo per la prontezza di spirito del figlio dei proprietari: accortosi dell’intrusione grazie ai colpi delle mazzate sul muro che rimbombavano tra le case di via Madonnetta di Foen, si è messo a chiamare a gran voce: «Carabinieri! Carabinieri!». I ladri, a quel punto, hanno abbandonato la cassaforte ormai quasi del tutto smurata e si sono dati precipitosamente alla fuga, portando via solo i gioielli trovati in casa.
L’incursione dei ladri è avvenuta in pieno centro a Foen attorno alle 19,30 di venerdì nella abitazione dell’odontotecnico Paolo Canova, 63 anni, da qualche anno in pensione, e della moglie Paola Zanin, 61 anni, mentre la coppia era a cena fuori casa.
«Ci stavano tenendo d’occhio, non avevamo previsto di cenare fuori ma abbiamo accettato un invito dell’ultimo minuto. E qualcuno in paese ha visto una macchina scura, forse una Golf, ferma nella piazzetta vicino a casa», scuote la testa Paolo Canova.
Un furto mirato, dunque, messo in piedi da qualcuno che si è mosso con precisione e metodo. I ladri sono entrati in azione infilandosi tra le case di via Madonnetta e raggiungendo il retro della casa della famiglia Canova. Hanno tagliato il collegamento della fotocellula che fa scattare la luce nella corte e poi, spaccando una finestra del salotto, sono entrati.
«Hanno spostato una cassapanca contro la portafinestra, bloccandola, per impedirci di entrare se fossimo tornati», spiegano Paolo Canova e la moglie, «poi hanno rovistato ovunque, spostando i quadri, cercavano proprio la cassaforte».
Mentre cercavano di individuare il forziere murato, hanno fatto piazza pulita degli oggetti preziosi trovati nei cassetti scegliendo accuratamente cosa portare via: tutti monili di valore, da un orologio d’oro a ricordi di famiglia. «Sono da sempre appassionata di orecchini e ne avevo molti», spiega Paola Zanin, «hanno scelto con cura solo quelli preziosi, tagliando i supporti per portare via l’oro e lasciare le perle, che evidentemente non gli interessavano. Non hanno toccato invece la bigiotteria».
Alla fine i ladri sono arrivati al punto della casa in cui, murata nella parete, si trova la cassaforte. Quello che stavano cercando: avevano portato con loro, infatti, una mazza e un altro utensile, forse un’ascia. E hanno iniziato a demolire il muro attorno al piccolo forziere.
«Noi eravamo a cena al ristorante», spiegano i coniugi Canova, «saremmo arrivati a cose fatte». A salvare il salvabile è stato il provvidenziale intervento del figlio della coppia, Alessandro, audioprotesista con lo studio nello stesso edificio. «Nostro figlio ha sentito dei grandi colpi, pareva che i muri tremassero, ed è venuto a vedere, pensando che ci fosse qualche vicino intento a fare lavori. Ma quando ha visto la finestra rotta ha capito subito quello che stava succedendo e si è messo a gridare “Carabinieri! Carabinieri!”».
I ladri, a quel punto, si sono precipitati fuori dalla casa, passando probabilmente dalla finestra spaccata, e poi dileguandosi.
Le grida e il trambusto hanno fatto accorrere altra gente, è stato lanciato l’allarme al 112 e i carabinieri della stazione di Feltre hanno fatto i primi rilievi, recuperando anche la mazza abbandonata dai ladri tra i pezzi di mattone, davanti alla cassaforte, chiusa ma ormai quasi completamente smurata.
Ai coniugi Canova, rientrati in fretta e furia dalla cena, non è rimasto altro da fare che tracciare amaramente la conta dei danni, ieri non ancora completata, con la consolazione che almeno la cassaforte ha resistito.
«Sono venuti a rubare in mezzo alle case, in un’ora in cui la gente è ancora in giro, senza preoccuparsi di fare baccano», osservano sconsolati, «se nostro figlio fosse passato di qui solo cinque minuti dopo sarebbero riusciti a portarsi via la cassaforte. È bene che si sappia cosa può succedere al giorno d’oggi anche nei nostri paesi».