L’obesità colpisce il 9% dei bellunesi: cresce il ricorso alla sala operatoria
Cresce in provincia il ricorso alla chirurgia per risolvere il problema dell’obesità. Lo conferma il direttore della Chirurgia dell’ospedale di Feltre, Federico Coppa che dal 2021 ha avviato questo tipo di intervento per la diminuzione ponderale. In tre anni, sono stati eseguiti 25 interventi di chirurgia bariatrica perlopiù a donne, per ridurre le dimensioni dello stomaco e quindi ridurre il peso del paziente. E la lista dei possibili operandi sta crescendo anche quest’anno.
Quello dell’obesità è un problema in aumento nel Bellunese, come d’altra parte nel resto d’Italia. Nove bellunesi dai 18 ai 69 anni su cento sono obesi, mentre 27 sono in sovrappeso. Dati registrati dall’indagine Passi del dipartimento di Prevenzione dell’azienda sanitaria relativamente al biennio 2020-2022. «E la cosa che preoccupa è che la percentuale di obesi cresce con l’età ed è più diffusa tra chi ha una bassa scolarità e difficoltà economiche», sottolinea il direttore della Prevenzione, Sandro Cinquetti che rileva come «le persone in sovrappeso o obese sono soggette ad altre patologie come l’ipercolesterolemia e l’ipertensione (34%), il diabete (6%), casi di infarti (1%), e malattie respiratorie (18%)».
Quindi l’aumento di peso diventa un importante fattore di rischio per le malattie cronico-degenerative, rischio che aumenta con comportamenti scorretti come il fumo, la sedentarietà, l’abuso di alcol, il sonno inadeguato, il basso consumo di frutta e verdura e l’isolamento sociale.
Il percorso dell’obeso
L’obesità è una malattia che si presenta in tre stadi a seconda dell’indice derivante dal rapporto tra peso e altezza. Più questo indice è alto più l’obesità è grave. Per curare i pazienti l’Ulss ha messo in atto un percorso aziendale ad hoc che coinvolge ad oggi 39 medici di famiglia, 10 medici ospedalieri, 67 infermieri, quattro dietisti e altrettanti psicologi, ma che negli intenti dovrà portare a formare tutto il personale medico dell’Ulss. Il percorso «serve per intercettare al più presto gli obesi per trattarli o con farmaci o con la chirurgia», precisa Coppa. «Quindi saranno i medici di base a inviare i pazienti agli specialisti che li prenderanno in carico. Saranno visitati da un chirurgo, o da un endocrinologo o un internista a seconda dei casi, dalla dietista e da psicologi per avviare il percorso per farli uscire da questo loop».
i numeri
L’anno scorso i pazienti presi in carico sono stati 248, di cui 174 hanno seguito il percorso col medico di base e il dietista, 74 sono stati inviati agli specialisti. Di questi 17 hanno iniziato il percorso per valutare l’intervento chirurgico bariatrico. Ma non tutti sono arrivati alla fine: dieci sono stati operati, cinque hanno iniziato il percorso in vista dell’operazione mentre per due non è stato indicato l’intervento. «L’intervento chirurgico infatti non è indicato a tutti gli obesi», dice Coppa. «Per arrivare all’operazione», fa eco Francesca De Biasi, responsabile della Psicologia clinica, «è necessario un percorso psicologico per valutare lo stato mentale, la storia del comportamento alimentare e dei tentativi dietetici del paziente, capire il sostegno e gli ostacoli ambientali che dovrà gestire», anche perché riprendere peso una volta operati diventa rischioso.
L’intervento
L’intervento mira a ridurre lo stomaco per evitare l’assorbimento dei grassi. L’ultimo intervento «ha interessato una ragazza di 26 anni particolarmente obesa che dai 125 chili iniziali è passata a dopo l’intervento a 68. Infatti, con l’operazione si perde il 60% del peso in eccesso»