Belluno, violentata e offerta ad altri uomini: patrigno condannato a quindici anni
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La ragazzina in balia del nuovo compagno della madre. La sentenza dispone anche 700 mila euro di danni
Violenze sessuali, anche di gruppo, sulla figlia minore della nuova compagna: 15 anni e 700 mila euro. La ragazza, che all’epoca era quattordicenne, ha raccontato alla magistratura di essere stata costretta, in diverse circostanze, ad avere rapporti con più uomini contemporaneamente, mentre il patrigno avrebbe fatto da spettatore.
I fatti sono avvenuti tra il Bellunese e l’Alto Adige, dall’estate 2019 fino al mese di settembre 2022. Ha presentato la querela insieme alla madre, quando è diventata maggiorenne ed Enrico Borrelli, il giudice della Direzione distrettuale Antimafia di Trento, l’ha ritenuta del tutto credibile: nella sua sentenza di primo grado, è andato oltre la richiesta del pubblico ministero Patrizia Foiera, che si era fermata a dieci anni. Accolta l’istanza delle parte civile, con il 57enne camionista di Trento che potrebbe pagare qualcosa come 700 mila euro. L’uomo farà per forza appello, sperando nella riforma della sentenza.
La giovane donna viveva con la mamma malata e il suo nuovo compagno. In un primo momento, gli abusi contestati sono avvenuti nel soggiorno dell’abitazione dove lei dormiva. Baci e palpeggiamenti non graditi, poi rapporti sessuali sotto minaccia fisica e psicologica: «Stai zitta, altrimenti rovini le famiglia», le avrebbe detto l’uomo. Durante le violenze, le ha anche scattato delle fotografie con il telefonino che sono finite agli atti. I
n altre occasioni le avrebbe chiesto degli scatti intimi, che doveva mandargli su Whatsapp, in cambio di lezioni di guida in vista del conseguimento della patente. Secondo la Procura e il giudice di primo grado tutto questo è avvenuto anche quando i tre abitavano in provincia di Belluno. Le condotte più gravi, invece, sono localizzate in Alto Adige: in due occasioni l’imputato ha costretto la figliastra ad avere rapporti sessuali con più persone contemporaneamente, presentandola come maggiorenne e senza chiedere del denaro in cambio. Si è accontentato di assistere, senza partecipare a sua volta.
Sembra quasi impossibile che la madre non abbia raccolto le sue confidenze, ma solo quando la ragazza ha compiuto 18 anni le due donne hanno deciso di andare a presentare una querela per violenza sessuale alla Procura della Repubblica di Bolzano, perché quella era l’ultima residenza. Il sostituto procuratore Foiera ha ottenuto dal giudice per le indagini preliminari le misure cautelari dell’allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento a meno di 500 metri alle due donne.
Gli accertamenti degli investigatori hanno trovato riscontri precisi e puntuali ed è stato chiesto il rinvio a giudizio dell’imputato. L’avvocato difensore Vittorio Papa ha chiesto il rito abbreviato secco sugli atti del pubblico ministero e chiesto l’assoluzione, in sede di discussione, dopo che la pubblica accusa aveva ritenuto provata la colpevolezza, con la conseguente richiesta di una condanna a dieci anni di reclusione.
Messa a verbale l’istanza del risarcimento danni, il giudice Borrelli è uscito dalla camera di consiglio con una sentenza di condanna a 15 anni e 700 mila euro. Non risultano anticipi da versare e non ci sarà bisogno di rivolgersi al giudice civile, come spesso succede, in situazioni così delicate e complesse.
Novanta giorni per la pubblicazione delle motivazioni della sentenza, dopo di che la difesa potrà presentare un appello, che fin da ora è poco meno che matematico. Senza uno sconto sostanzioso di pena, l’imputato va in carcere.